Nel panorama globale del consumo energetico, il confronto tra i colossi tecnologici e le nazioni del mondo sta raggiungendo livelli inediti. Se Google e Microsoft venissero considerati come Paesi, il loro consumo di elettricità nel 2023 sarebbe superiore a quello di oltre cento Stati, tra cui Tunisia, Giordania, Slovacchia ed Ecuador. Questo fenomeno, che pone le due aziende in una posizione paragonabile a quella dell’Azerbaijan, ha sollevato preoccupazioni e interrogativi riguardanti l’impatto ambientale e le strategie future per la sostenibilità energetica.
Un consumo di elettricità da record
Le cifre parlano chiaro: nel 2023, Microsoft ha consumato 24 TWh (terawattora), mentre Google ha utilizzato circa 25 TWh. Per mettere questi numeri in prospettiva, l’Italia, con una popolazione di oltre 60 milioni di abitanti, ha consumato circa 300 TWh nello stesso anno, mentre la Nigeria, con i suoi quasi 220 milioni di abitanti, ha registrato un consumo di 32 TWh. L’elevato consumo di energia da parte di Google e Microsoft è strettamente legato ai loro data center globali, che, secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA), assorbono circa 460 TWh annui, una cifra destinata a crescere fino a mille TWh entro il 2026.
Il principale responsabile di questo aumento è l’energia necessaria per sostenere l’intelligenza artificiale generativa. L’addestramento di modelli complessi di AI, che richiede un’enorme potenza di calcolo, è estremamente energivoro. Nonostante i tentativi delle big tech di ridurre i consumi e le emissioni, i dati recenti mostrano un incremento preoccupante: le emissioni di CO2 di Google sono aumentate del 48% rispetto al 2019, mentre Microsoft ha registrato un incremento del 30% dal 2020.
Il peso ambientale dell’IA
Le aziende tecnologiche non possono più ignorare l’impatto ambientale delle loro operazioni. L’espansione esponenziale dell’intelligenza artificiale non solo ha sollevato la domanda di elettricità, ma ha anche contribuito all’innalzamento delle emissioni di gas serra. Google e Microsoft hanno tentato di minimizzare l’impatto ambientale attraverso iniziative come la carbon neutrality e l’adozione di energie rinnovabili, ma i risultati finora sono stati insufficienti. L’intelligenza artificiale, in particolare nelle sue fasi di addestramento e funzionamento, richiede risorse considerevoli, non solo energia ma anche milioni di litri d’acqua per il raffreddamento dei data center.
Nuove fonti di energia: un imperativo urgente
Con l’aumento dei consumi e l’impatto ambientale crescente, le aziende tecnologiche si trovano di fronte alla necessità di esplorare nuove fonti di energia. Microsoft sta investendo nella fusione nucleare attraverso una partnership con Helion, con l’obiettivo di avviare la produzione di energia pulita entro il 2028. Allo stesso modo, Google ha siglato un accordo con Fervo per sviluppare soluzioni di energia geotermica. Questi sviluppi rappresentano una speranza per il futuro, ma rimane una domanda cruciale: basteranno queste misure per contrastare l’impatto ambientale dell’espansione dell’AI?
Il dibattito è aperto, e la corsa verso una sostenibilità energetica più efficace e globale è appena iniziata. Mentre le big tech continuano a dominare il panorama dell’innovazione tecnologica, la loro capacità di affrontare e gestire l’impatto energetico sarà determinante per il futuro del nostro pianeta.