La peste esisteva già nel Neolitico: nuove prove riscrivono la storia delle epidemie | FOTO

Uno degli aspetti più rilevanti emersi dall'analisi genetica è la presenza diffusa della peste, in almeno il 17% degli individui esaminati
  • peste neolitico
    Credit: Karl-Göran Sjögren
  • peste neolitico
    Credit: Frederik Seersholm
  • peste neolitico
    Credit: Karl-Göran Sjögren
  • peste neolitico
    Credit: Karl-Göran Sjögren
  • peste neolitico
    Credit: Seersholm et al., Nature (2024)
/
MeteoWeb

Nelle fredde lande scandinave, tra 5.300 e 4.900 anni calibrati prima del presente, le comunità agricole neolitiche sperimentarono un declino misterioso e devastante che ha affascinato gli storici e gli archeologi per secoli. Le teorie che cercano di spiegare questo enigma storico sono numerose e variegate, riflettendo la complessità delle sfide che queste antiche popolazioni dovettero affrontare. Tuttavia, una recente ricerca ha portato alla luce una possibile causa inaspettata: la peste, un flagello che ha tormentato l’umanità attraverso i secoli. Questo studio, guidato da Frederik Valeur Seersholm, Martin Sikora e collaboratori, ha rappresentato un passo significativo nel tentativo di comprendere non solo le dinamiche demografiche ma anche l’impatto delle malattie epidemiche sul tessuto sociale e culturale delle prime comunità agricole europee.

I focolai nascosti della peste

Uno degli aspetti più rilevanti emersi dall’analisi genetica condotta da Frederik Valeur Seersholm, Martin Sikora e collaboratori è la presenza diffusa del batterio Yersinia pestis, noto agente della peste, in almeno il 17% degli individui esaminati. Ma ciò che ha colpito gli studiosi è stata la scoperta di non una, ma tre ondate distinte di peste che hanno colpito le comunità in un periodo di circa 120 anni, tra il quinto e il quarto millennio prima di Cristo. Questi primi ceppi di Yersinia pestis, oltre a essere diffusi, contenevano anche fattori di virulenza mai osservati prima, indicando un potenziale letale che potrebbe spiegare la devastazione delle epidemie successive e il loro impatto sul tessuto sociale e demografico delle comunità neolitiche.

Secondo gli esperti, queste prove indicano che le epidemie di peste potrebbero aver giocato un ruolo critico nel declino delle popolazioni neolitiche, una teoria che, se confermata, potrebbe riscrivere parte della storia antica europea. Sebbene il dibattito sulle cause del declino neolitico sia stato acceso per decenni, la scoperta di focolai ricorrenti di peste getta una luce nuova e inquietante su questa pagina oscura della preistoria europea, suggerendo una connessione diretta tra malattia e cambiamenti demografici catastrofici.

Sguardo alla vita familiare neolitica

Oltre alle rivelazioni sulla malattia, lo studio ha anche offerto un’istantanea della struttura sociale e familiare delle popolazioni neolitiche, gettando nuova luce su aspetti fino ad ora poco conosciuti della loro vita quotidiana. Emergono dettagli sorprendenti sulla paternità e sulla dinamica familiare: sono stati identificati quattro maschi con più partner riproduttivi, suggerendo una struttura sociale patrilineale in cui la trasmissione del patrimonio e delle risorse sembra seguire linee maschili ben definite. Al contrario, non sono stati trovati casi di donne con più partner, suggerendo un sistema sociale in cui le donne potrebbero aver avuto un ruolo diverso nella trasmissione delle proprietà e nella strutturazione delle reti familiari, magari più focalizzato sulla stabilità delle unità domestiche.

Secondo gli esperti, queste prove indicano che le epidemie di peste potrebbero aver giocato un ruolo critico nel declino delle popolazioni neolitiche, una teoria che, se confermata, potrebbe riscrivere parte della storia antica europea. Sebbene il dibattito sulle cause del declino neolitico sia stato acceso per decenni, la scoperta di focolai ricorrenti di peste getta una luce nuova e inquietante su questa pagina oscura della preistoria europea, suggerendo una connessione diretta tra malattia e cambiamenti demografici catastrofici.

Condividi