La scienza svela i segreti del pensiero creativo: nuove frontiere per le terapie mentali

La creatività, una capacità tanto affascinante quanto elusiva, spesso si manifesta in modo imprevedibile e la sua origine neurologica è ancora poco conosciuta
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Grazie a un’avanzata tecnica di imaging cerebrale, un team di ricercatori ha rivelato come diverse aree del cervello collaborano per generare il pensiero creativo. Lo studio, condotto da un gruppo di ricerca della University of Utah Health e del Baylor College of Medicine, è stato pubblicato su Brain e potrebbe aprire la strada a nuove terapie per persone affette da disturbi mentali che influenzano le regioni cerebrali coinvolte in questo processo distintivo dell’umanità.

La creatività

La creatività, una capacità tanto affascinante quanto elusiva, spesso si manifesta in modo imprevedibile e la sua origine neurologica è ancora poco conosciuta. Studi precedenti hanno suggerito che il pensiero creativo non è localizzato in una specifica area del cervello, ma piuttosto è il risultato dell’interazione di diverse regioni cerebrali. “Non esiste una corteccia della creatività,” ha spiegato Ben Shofty, professore assistente di neurochirurgia presso la Spencer Fox Eccles School of Medicine. Tuttavia, lesioni cerebrali localizzate possono alterare la capacità creativa, indicando che esiste una base neurologica specifica per la creatività.

Shofty ha ipotizzato che il pensiero creativo coinvolga la Default Mode Network (DMN), una rete di cellule cerebrali attive durante la meditazione, il sognare a occhi aperti e altri tipi di pensiero interno. La DMN, che funziona costantemente mantenendo il flusso spontaneo di coscienza, è distribuita in molteplici regioni cerebrali, rendendo complessa la tracciatura della sua attività in tempo reale. Per studiare questa rete, i ricercatori hanno utilizzato una tecnica avanzata di imaging cerebrale, impiantando piccoli elettrodi nel cervello di pazienti sottoposti a monitoraggio per epilessia grave.

Le basi neurali della creatività

Questa tecnica ha permesso di ottenere una visione dettagliata delle basi neurali della creatività, registrando l’attività cerebrale durante compiti creativi. Ad esempio, durante un esercizio in cui i partecipanti dovevano trovare nuovi usi per oggetti quotidiani, la DMN si è attivata per prima, seguita dalla sincronizzazione con altre regioni cerebrali coinvolte nella risoluzione di problemi complessi e nel processo decisionale. Questo suggerisce che le idee creative nascono nella DMN prima di essere valutate da altre aree del cervello.

Per confermare il ruolo cruciale della DMN, i ricercatori hanno temporaneamente ridotto l’attività di alcune sue regioni mediante elettrodi, osservando una diminuzione della creatività nei partecipanti, mentre altre funzioni cerebrali, come il mind wandering, rimanevano inalterate. Questo esperimento ha dimostrato il ruolo causale della DMN nel pensiero creativo, come sottolineato da Eleonora Bartoli, coautrice dello studio.

L’attività alterata della DMN è stata osservata in diversi disturbi, come la depressione ruminativa, caratterizzata da un’eccessiva attività della rete legata a pensieri negativi. Comprendere meglio il funzionamento della DMN potrebbe portare a trattamenti più efficaci per questi disturbi. Shofty spera che caratterizzare le regioni cerebrali coinvolte nella creatività possa ispirare interventi per stimolarla. “L’obiettivo finale sarebbe comprendere la rete per poterla guidare verso una maggiore creatività,” ha concluso Shofty.

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