Lingue walser, un’audiomappa digitale per salvarle dal rischio estinzione

Il fenomeno delle isole linguistiche nelle aree montane piemontesi e valdostane
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I parlanti delle varietà walser in Italia oggi non superano in totale il migliaio e rappresentano ormai una “una parlata a rischio di estinzione”, oggetto di studio e di interesse da parte di linguisti di tutta Europa: grazie al progetto AlpiLinK – Lingue Alpine in Contatto, è in via di realizzazione la prima audiomappa digitale che documenta le diverse varietà alemanne parlate in una manciata di piccole comunità montane piemontesi e valdostane, isole linguistiche disseminate fra Valle del Lys, Val d’Ossola, Valsesia e Val Mastallone. Un territorio dove quasi ad ogni “villaggio” corrisponde una varietà walser diversa, dal titschu di Rimella al titsch di Gressoney e Formazza al töitschu della piccola Issime, queste ultime due inserite nell’Atlante Unesco come lingue ad alto rischio d’estinzione.

Il lavoro di documentazione e raccolta degli audio impegna sul campo un team interateneo delle Università di Torino e della Valle D’Aosta, partner del progetto coordinato dall’Università di Verona per la mappatura delle diverse lingue minoritarie del Nord Italia. I primi esiti dell’attività sono stati presentati in occasione di MiLES – Minority Languages in European Societies, un importante congresso internazionale promosso dai due atenei del Nord Ovest che in questi giorni riunisce a Torino e Bard alcuni dei più importanti linguisti a livello internazionale, tra cui Yaron Matras dell’Università di Amburgo e Claudia Maria Riehl dell’Università di Monaco. Il 4 luglio il convegno ha ospitato un talk plenario di Stefan Rabanus, coordinatore del progetto Alpi Link, che il 2 luglio era intervenuto anche nella Summer school che ha preceduto l’evento guidando un laboratorio per affiancare dottorandi e ricercatori nell’utilizzo del database del progetto.

Fra le  voci “registrate” nelle scorse settimane nel database di AlpiLinK anche quella di Jolanda Zertanna, centenaria da sempre residente a Formazza, che con i suoi 400 abitanti è il comune più settentrionale del Piemonte. Ma a spingere i ricercatori non è solo la volontà di documentare e “tenere traccia” di una lingua minoritaria che sta scomparendo a seguito della crescente mobilità, dello spopolamento di queste aree e del “rifiuto” dalle giovani generazioni. «Il fatto che da paese a paese, a volte persino da frazione a frazione, si siano sviluppate varietà differenti così distinte fra loro che spesso non sono comprensibili dai parlanti di varietà diverse, rappresenta un elemento di grande interesse scientifico: ci troviamo di fronte, in un territorio circoscritto, a una varietà linguistica difficile da rintracciare in altre aree», spiega Livio Gaeta, professore ordinario di Lingua Tedesca e referente di AlpiLinK per l’Università di Torino. “Il walser in queste aree presenta inoltre alcuni elementi di unicità – aggiunge – penso ad esempio alla costruzione del futuro con l’agglutinazione del corrispondente dell’avverbio “poi” alla forma presente, un fenomeno linguistico singolare che, pur nella sua apparente semplicità, è attestato dalla letteratura soltanto in alcune lingue africane“.

Il progetto con le scuole in Valle d’Aosta

In Valle d’Aosta  l’avvio di AlpiLinK è stato l’occasione per coinvolgere il mondo della scuola, attraverso un progetto-pilota congiunto Università-Assessorato regionale ai Beni Culturali e all’Istruzione che ha interessato tre classi di due istituti secondari superiori di Aosta, l’Institut Agricole Régional e il Liceo Classico Bilingue. “Un’iniziativa – spiega Gianmario Raimondi,  coordinatore dell’unità di ricerca dell’Università della Valle d’Aosta  – che ha coinvolto le classi nel lavoro di crowd-sourcing della banca dati AlpiLInK, con interviste ai parlanti di lingue minoritarie raccolte sul campo, e ha previsto inoltre azioni di formazione mirate alla valorizzazione del francoprovenzale come rilevante “bene culturale immateriale” del patrimonio regionale”, utilizzando anche i materiali contenuti nell’Atlas des Patois Valdôtains, atlante linguistico dedicato ai dialetti francoprovenzali valdostani, il cui primo volume è stato pubblicato nel 2020“. Al progetto hanno partecipato anche come formatori Paolo Benedetto Mas, titolare di un assegno di ricerca all’Università, Patrizia Dondeynaz e Susanna Belley, insegnanti esperte di francoprovenzale in forza al Bureau Régional pour l’Ethnologie et la Linguistique.

Un dizionario per il titsch

La tutela del patrimonio linguistico e culturale rappresentato dal walser non è affidata solo all’impegno dei linguisti e al coinvolgimento delle scuole.

A Gressoney-Saint-Jean, meta turistica molto rinomata che conta però soltanto 800 residenti fissi, Luciana Favre e l’amica e compaesana Elide Squindo, insegnante in pensione, propongono dei corsi ad hoc e hanno realizzato in autonomia la prima grammatica titsch: un volume nato dalla loro comune passione che è stato pubblicato nel dicembre 2022 nella nuova collana “Minoranze Alpine”, fondata dal professor Gaeta per la casa editrice universitaria Edizioni dell’Orso. Con Caterina Saracco e Emanuele Cioffi Gaeta è inoltre autore del nuovo vocabolario titsch-italiano e italiano-titsch, che, pubblicato nel marzo di quest’anno e frutto di un lungo lavoro di ricerca, aggiorna la precedente edizione risalente a oltre venticinque anni fa.

L’attività di AlpiLinK in Piemonte e Valle D’Aosta  si estende anche alla mappatura di Piemontese, Francoprovenzale e Occitano. Tutte le persone che parlano un dialetto possono contribuire direttamente alla ricerca attraverso il sito – alpilink.it – compilando in poco tempo  l’audio-sondaggio dedicato in cui viene proposto all’utente di utilizzare il proprio dialetto o la propria lingua locale per descrivere cosa accade in una scena o per tradurre le frasi o parole indicate. Un modello di ricerca partecipativo, che punta sul coinvolgimento “dal basso” e che sta raccogliendo un notevole interesse.

Ricerca linguistica e nuove tecnologie

L’attività dei ricercatori fa leva anche sulle nuove tecnologie: nell’ambito di un precedente progetto CLiMALp, sviluppato dalle Università di Torino e dell’Università della Valle D’Aosta, è stato realizzato un software che funge da classificatore linguistico e archiviazione dei dati. Attraverso data mining e machine learning l’applicativo, disponibile online sul sito www.climalp.org, è in grado di restituire in tempi rapidissimi la traduzione della parola ricercata nelle diverse varietà, ma anche di identificare tutte le ricorrenze in cui è citata nel corpus testuale. Una tecnologia, realizzata internamente e brevettata nel 2021, che lo scorso marzo è stata acquisita da The Innovation Group, un’importante società di servizi bresciana, con l’obiettivo di applicarla anche ad altri settori.

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