Moria di pesci alla Feniglia: crisi ambientale

Oltre al danno ambientale immediato, il problema solleva interrogativi su eventuali fallimenti strutturali e operativi
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Il 26 luglio 2024, la spiaggia della Feniglia, situata sulla costa toscana nel comune di Orbetello, si è trasformata in un drammatico scenario di moria ittica, con quintali di pesci morti spiaggiati, tra cui orate, spigole e anguille. Questa catastrofe ecologica segna un grave episodio che evidenzia l’incapacità di lungo corso da parte delle autorità locali di affrontare un problema ambientale che persiste da anni.

Le cause della moria dei pesci

Il caldo estremo e il proliferare dell’alga valonia hanno provocato un aumento insostenibile della temperatura nella Laguna di Orbetello, raggiungendo i 33 gradi Celsius. Questo surriscaldamento ha causato un grave stato di anossia, ovvero una drammatica carenza di ossigeno nelle acque lagunari, con conseguenti morti di massa tra le specie ittiche. Le autorità comunali, sotto la direzione del sindaco Andrea Casamenti, hanno cercato di mitigare l’emergenza attraverso l’uso dello “sgrigliatore“, un dispositivo progettato per trattenere i pesci morti e prevenire che arrivino in mare. Tuttavia, questo non è stato sufficiente a fermare la diffusione del problema, con la spiaggia di Feniglia che si presenta ora come una triste distesa di pesci deceduti, molti dei quali già in decomposizione.

L’inquinamento della Laguna di Orbetello non è una novità. Da anni, il comune fatica a mantenere il controllo della situazione ambientale. Il fenomeno della moria di pesci è solo l’ultimo di una serie di crisi che hanno colpito la zona. Il surriscaldamento delle acque lagunari, in combinazione con il proliferare delle alghe, ha determinato una condizione critica di anossia. Gli odori nauseabondi hanno invaso non solo la zona costiera, ma anche il paese di Orbetello e il promontorio di Ansedonia, con una puzza di “uova marce” che ha permeato l’aria e reso difficile la vita per residenti e turisti.

Oltre al danno ambientale immediato, il problema solleva interrogativi su eventuali fallimenti strutturali e operativi. L’Ada (Associazione Difesa Ansedonia), preoccupata per l’impatto ambientale e sanitario, ha formalmente richiesto un’indagine alla Procura di Grosseto. L’esposto, firmato da 364 cittadini, chiede un controllo approfondito delle acque e il monitoraggio dei depuratori, sia quelli adibiti alla produzione ittica che quelli destinati allo smaltimento dei reflui nella zona di Ansedonia, versante Tagliata.

Un misterioso inquinamento

Negli ultimi anni, la Feniglia e le aree limitrofe hanno dovuto affrontare un misterioso inquinamento, manifestatosi sotto forma di schiuma biancastra lungo la costa e di scarichi sospetti dalla Laguna. Questi eventi ricorrenti hanno spinto le autorità locali a imporre divieti di balneazione in alcune aree, senza però risolvere le cause sottostanti.

L’attuale emergenza non è solo una crisi ecologica, ma una manifestazione di una più ampia incapacità gestionale. La situazione richiede una risposta immediata e risolutiva da parte delle autorità competenti, e una riflessione seria su come prevenire simili disastri in futuro. Senza una strategia di intervento efficace e un controllo rigoroso delle fonti di inquinamento, il rischio è che Feniglia e altre località costiere della Toscana continuino a fare i conti con una crisi ambientale che minaccia di compromettere irreparabilmente la loro bellezza naturale e la loro vivibilità.

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