Oropouche: il nuovo virus sudamericano è arrivato a Milano

Il virus Oropouche trova il suo principale mezzo di trasmissione attraverso il moscerino Culicoides paraensis, una specie di zanzara che abita prevalentemente le regioni tropicali dell'America Latina
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Nel contesto sempre mutevole della sanità pubblica globale, un nuovo attore ha recentemente fatto la sua comparsa, suscitando crescente apprensione tra gli esperti e le comunità sanitarie a livello mondiale. Stiamo parlando del virus Oropouche, un agente patogeno appartenente alla famiglia delle arbovirosi, la stessa dei virus Dengue e West Nile, noti per la loro trasmissione da zanzare ad esseri umani.  Originario delle fitte foreste pluviali dell’America Latina, il virus ha fatto la sua prima comparsa nel remoto villaggio di Oropouche, a Trinidad e Tobago, nel lontano 1955, ma solo di recente ha mostrato segni di diffusione al di fuori delle sue tradizionali aree endemiche. Oropouche è stato diagnosticato nel laboratorio dell’ospedale Sacco di Milano in due pazienti arrivati dal Brasile e da Cuba.

Cos’è Oropouche?

Quando si parla di Oropouche, ci si riferisce a una malattia caratterizzata da un insidioso insieme di sintomi. I pazienti colpiti possono sperimentare inizialmente febbre molto elevata, accompagnata da dolori muscolari e articolari intensi che possono perdurare per giorni. Molto spesso, si manifesta anche un rash cutaneo distintivo, il quale può agire come un segnale precoce di infezione. È importante sottolineare che, nonostante la maggior parte dei casi documentati abbia una presentazione clinica lieve, con sintomi che potrebbero facilmente confondersi con altre arbovirosi come la Dengue o la Zika, il virus Oropouche ha dimostrato anche la capacità di provocare complicazioni più gravi, tra cui encefaliti e disturbi neurologici che possono manifestarsi con vertigini e persistente stato di letargia.

Diffusione e contagio da Oropouche

Il virus Oropouche trova il suo principale mezzo di trasmissione attraverso il moscerino Culicoides paraensis, una specie di zanzara che abita prevalentemente le regioni tropicali dell’America Latina. Fino ad oggi, non si sono verificati casi documentati di trasmissione diretta da persona a persona, un aspetto che ha contribuito a contenere la diffusione del virus al di là delle zone endemiche. Tuttavia, l’introduzione accidentale del virus in nuove aree geografiche attraverso viaggiatori infetti rimane una preoccupazione costante per le autorità sanitarie globali, specialmente considerando la natura ubiquitaria e la mobilità della popolazione moderna.

Le origini di Oropouche e l’allarme in Sud America

Sebbene il virus abbia storicamente confinato la sua attività nelle remote foreste amazzoniche e in altre regioni inaccessibili, segnalazioni recenti di un aumento significativo dei casi in paesi come Brasile, Bolivia, Colombia e Perù hanno innescato un allarme tra gli esperti di sanità pubblica. Questo aumento dell’incidenza ha sollevato preoccupazioni serie riguardo alla possibilità di una futura epidemia su vasta scala in America Latina, una regione già afflitta da epidemie precedenti di malattie trasmesse da zanzare come la Dengue e la chikungunya, esacerbando ulteriormente il carico sui già sovraccarichi sistemi sanitari locali.

Cause e fattori di diffusione di Oropouche

Gli scienziati hanno identificato diversi fattori ambientali e antropogenici che contribuiscono alla diffusione del virus Oropouche. Uno dei principali è rappresentato dalla deforestazione, un fenomeno che altera gli habitat naturali degli animali che fungono da ospiti del virus, spingendo i moscerini a rivolgersi agli esseri umani come fonte di nutrimento anziché agli animali selvatici. Inoltre, il cambiamento climatico ha un ruolo significativo, con le temperature globali in aumento e un aumento delle precipitazioni che creano condizioni ideali per la riproduzione e la diffusione degli insetti vettori.

La scoperta di casi di Oropouche al di fuori delle sue tradizionali aree endemiche, inclusi casi recentemente diagnosticati in Europa, ha rafforzato la necessità di un coordinamento internazionale nel monitoraggio e nella gestione del virus. È fondamentale intensificare la ricerca sulla biologia del vettore, nonché sulle dinamiche di trasmissione del virus, al fine di sviluppare strategie di prevenzione e controllo più efficaci. Inoltre, è cruciale monitorare da vicino l’evoluzione genetica del virus, poiché cambiamenti inaspettati nel suo genoma potrebbero influenzare la sua virulenza e la sua capacità di adattarsi a nuovi ospiti e ambienti.

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