Perché i corpi dei monaci non si decompongono normalmente? Il mistero del Tukdam

Una delle principali ipotesi suggerisce che anni di meditazione profonda possano influenzare il metabolismo cellulare
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In Tibet, un fenomeno particolarmente intrigante e avvolto nel mistero ha attirato l’attenzione di ricercatori e studiosi di tutto il mondo. Questo fenomeno, conosciuto come “Tukdam“, riguarda un’esperienza singolare vissuta da alcuni monaci tibetani esperti che, al momento della loro morte, sembrano restare in uno stato di meditazione profonda per un periodo prolungato, che può durare giorni o settimane. Durante questo tempo, i loro corpi non mostrano i segni abituali della decomposizione, come il rigore cadaverico o gli odori sgradevoli, mantenendo spesso una posizione seduta che riflette la loro pratica meditativa.

Cos’è il Tukdam?

Il Tukdam è un concetto radicato nella tradizione buddhista tibetana. Secondo le credenze tibetane, i monaci che entrano in Tukdam sono considerati ancora nel processo di morte, ma non hanno completamente lasciato il loro corpo. Questa fase è vista come una transizione della coscienza che può durare settimane. I praticanti esperti, attraverso anni di meditazione intensiva, sono in grado di mantenere un profondo stato di coscienza che prolunga la durata della loro esistenza fisica in uno stato apparentemente intatto.

Durante il Tukdam, i corpi dei monaci non presentano i segni tipici della morte, come il rigore cadaverico (rigor mortis), la decomposizione o la produzione di odori sgradevoli. Questi corpi possono restare in una posizione di meditazione, come se il monaco fosse semplicemente immerso in una meditazione profonda. Questa condizione, che può sembrare straordinaria agli occhi di chi non è familiare con la pratica, è considerata una manifestazione della potenza della meditazione e della forza della coscienza.

Il progetto Tukdam: ecco cosa dice la scienza

Il fenomeno del Tukdam ha catturato l’interesse della comunità scientifica, portando alla nascita del progetto scientifico Tukdam, guidato dal rinomato neuroscienziato Richard Davidson. Questo progetto ha ricevuto il sostegno del Dalai Lama e si propone di documentare e comprendere questo fenomeno unico attraverso un’analisi scientifica rigorosa.

Il progetto coinvolge una collaborazione internazionale tra medici tibetani tradizionali, scienziati e ricercatori provenienti da Russia e India. L’obiettivo è indagare perché i corpi dei monaci in Tukdam non si decompondo come ci si aspetterebbe. Gli scienziati stanno esaminando vari aspetti biologici e fisiologici, cercando di identificare eventuali anomalie nel metabolismo cellulare o nel funzionamento del cervello.

Una delle principali ipotesi suggerisce che anni di meditazione profonda possano influenzare il metabolismo cellulare, ritardando così il processo di decomposizione. Alcuni ricercatori ipotizzano che la meditazione intensa possa alterare la chimica del corpo, influenzando la velocità con cui i processi di decomposizione si avviano. Tuttavia, questa teoria rimane speculativa e necessita di ulteriori conferme.

Gli scienziati hanno esaminato il tronco cerebrale, una parte primitiva del cervello responsabile delle funzioni vitali non legate direttamente alla coscienza. Nonostante queste indagini, non sono stati trovati segni di attività cerebrale residua che possano spiegare la persistente integrità fisica dei corpi in Tukdam. Questo ha portato a nuove domande riguardo il rapporto tra la coscienza e il corpo fisico.

Sfide culturali

La ricerca scientifica su fenomeni come il Tukdam deve affrontare non solo sfide tecniche, ma anche culturali. La raccolta di campioni e la conduzione di studi sui corpi dei monaci devono essere effettuate con estrema cautela, rispettando le credenze e le pratiche culturali tibetane. Il rispetto per le tradizioni e la sacralità dei rituali tibetani è fondamentale per non compromettere l’integrità del processo di ricerca.

Il progetto Tukdam potrebbe avere importanti implicazioni non solo per la comprensione dei fenomeni biologici e fisiologici, ma anche per la nostra percezione della coscienza e della sua relazione con il corpo fisico. Se i ricercatori riusciranno a identificare le cause del ritardato processo di decomposizione, potrebbero emergere nuove intuizioni sul funzionamento della mente e sulla natura della coscienza.

Uno degli aspetti più affascinanti del Tukdam è il suo potenziale per rivelare qualcosa di nuovo sulla relazione tra mente e corpo. Sebbene i risultati finali siano ancora in attesa di essere scoperti, il fenomeno del Tukdam offre una finestra unica su una pratica spirituale e culturale che continua a suscitare meraviglia e curiosità.

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