Robot-viventi: necessità di regole etiche per la nuova frontiera della robotica

"In un nostro studio pubblicato nel 2019, focalizzato sugli impieghi ambientali di questi sistemi bio-ibridi, abbiamo approfondito molto anche gli aspetti etici"
MeteoWeb

Con l’avanzare fulmineo della tecnologia dei robot bio-ibridi, che combinano elementi artificiali con cellule e tessuti naturali, emergono nuove necessità di regole etiche. Questo è l’appello lanciato dal mondo accademico, come sottolineato in un recente articolo pubblicato sulla rivista dell’Accademia Nazionale delle Scienze degli Stati Uniti, Pnas.

Regole etiche per i robot

L’iniziativa, promossa dall’Università britannica di Southampton e dall’Università dei Paesi Baschi in Spagna, trova sostegno in numerosi atenei sia statunitensi che spagnoli. I ricercatori avvertono che, nonostante la tecnologia dei robot bio-ibridi possa sembrare ancora appartenente alla fantascienza, è in rapida evoluzione e richiede ora una preparazione alle sfide etiche che accompagneranno il suo sviluppo.

Una regolamentazione è indispensabile per un ambito della ricerca nuovo e in espansione come quello della robotica bio-ibrida, a cavallo tra biologia e mondo artificiale,” afferma Donato Romano, ricercatore all’Istituto di Biorobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. “Adesso diversi gruppi a livello internazionale se ne stanno occupando, evidenza di un recente e crescente interesse.”

La robotica bio-ibrida

A differenza di settori come quello delle cellule staminali embrionali o dell’Intelligenza Artificiale, la robotica bio-ibrida ha fatto il suo ingresso relativamente inosservata da parte dei media, del pubblico e della politica. Rafael Mestre dell’Università di Southampton e Aníbal Astobiza dell’Università dei Paesi Baschi, coordinatori della ricerca, hanno notato che, tra le oltre 1.500 pubblicazioni sull’argomento, solo cinque hanno esaminato approfonditamente le implicazioni etiche.

In un nostro studio pubblicato nel 2019, focalizzato sugli impieghi ambientali di questi sistemi bio-ibridi, abbiamo approfondito molto anche gli aspetti etici, e da lì è nata la nostra decisione di rifiutare un approccio invasivo dell’elemento artificiale su quello biologico,” sottolinea Romano. “Alcuni ricercatori hanno sviluppato, ad esempio, insetti ‘cyborg’ con elettrodi impiantati al loro interno: per noi non è quello il futuro della bionica. Noi sviluppiamo sistemi interattivi animali-robot con lo scopo di studiare come comunicare con gli animali veri, per preservare la biodiversità e monitorare l’ambiente in modo non invasivo: la tecnologia – precisa il ricercatore – deve essere a supporto dell’uomo e dell’ambiente, non il contrario.”

In particolare, gli autori dell’articolo identificano tre aree cruciali dove i robot bio-ibridi sollevano questioni etiche uniche: l’interattività, ovvero il modo in cui questi robot interagiscono con gli esseri umani e l’ambiente; l’integrabilità, ossia il loro utilizzo potenziale per organi o arti bio-robotici; e infine, la questione morale. Ad esempio, i robot bio-ibridi impiegati per ripulire gli oceani potrebbero alterare la catena alimentare, mentre le protesi basate su questa tecnologia potrebbero amplificare le disuguaglianze esistenti.

Condividi