Smyd3: la svolta italiana contro la resistenza alla chemioterapia

Questo approccio non solo promette di migliorare i risultati clinici per i pazienti, ma potrebbe anche consentire una riduzione delle dosi di farmaci necessari
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Nel cuore della Puglia, precisamente presso l’Irccs “Saverio de Bellis” di Castellana Grotte, si sta compiendo un passo significativo nella lotta contro il cancro. Un nuovo approccio terapeutico, sviluppato attraverso anni di ricerca intensiva, promette di rivoluzionare il trattamento delle neoplasie gastrointestinali, in particolare del colon retto, affrontando uno dei problemi più critici nella chemioterapia: la resistenza dei tumori ai farmaci.

Smyd3

La scoperta chiave di questo progetto di ricerca è un inibitore mirato della proteina SMYD3, fondamentale per il meccanismo di riparazione del DNA nelle cellule cancerose. La chemioterapia, sebbene efficace nel danneggiare il DNA delle cellule tumorali, trova spesso ostacoli quando queste ultime sviluppano capacità di resistenza simili a quelle dei batteri agli antibiotici. Questo fenomeno è responsabile della ricorrenza del tumore dopo il trattamento iniziale, una sfida significativa nella gestione dei pazienti oncologici.

Il professor Cristiano Simone, genetista all’Università di Bari e leader del team di ricerca, ha spiegato che SMYD3 svolge un ruolo cruciale nella difesa delle cellule tumorali, permettendo loro di riparare il DNA danneggiato e sopravvivere al trattamento chemioterapico. Attraverso il loro lavoro multidisciplinare, che ha coinvolto ricercatori, chirurghi, oncologi e patologi, il team ha identificato SMYD3 come un bersaglio terapeutico promettente nelle neoplasie gastrointestinali dove è sovraespresso.

L’applicazione dell’inibitore di SMYD3, come dimostrato dagli studi condotti presso l’Irccs “de Bellis”, ha mostrato di potenziare notevolmente l’efficacia dei chemioterapici, riducendo al contempo la possibilità di sviluppare resistenza e minimizzando gli effetti collaterali associati alle terapie convenzionali. Questo approccio non solo promette di migliorare i risultati clinici per i pazienti, ma potrebbe anche consentire una riduzione delle dosi di farmaci necessari, riducendo così i costi e migliorando la qualità della vita dei pazienti sottoposti a trattamento.

Il lavoro del team non si è limitato alla ricerca scientifica, ma ha anche aperto la strada al trasferimento tecnologico e alla commercializzazione dell’inibitore di SMYD3. Brevettato in Italia e in fase di approvazione internazionale, questo sviluppo non solo rafforza il prestigio dell’Irccs “de Bellis” come centro di eccellenza nella ricerca oncologica, ma offre anche opportunità concrete per lo sviluppo economico del territorio attraverso la collaborazione con imprenditori e investitori interessati alle biotecnologie.

Il direttore scientifico dell’istituto, il professor Gianluigi Giannelli, ha sottolineato l’importanza di questo risultato come esempio di successo del lavoro di squadra tra diverse discipline scientifiche e mediche, richiamando l’attenzione sul valore fondamentale della ricerca collaborativa per affrontare le sfide più impegnative della medicina moderna.

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