Secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, entro luglio dovrebbe essere finalizzata la strategia nazionale sull’idrogeno. Questo piano è stato elaborato dal tavolo tecnico interministeriale istituito dal Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin. L’obiettivo principale è valorizzare le potenzialità italiane nella produzione di idrogeno e sviluppare l’intera filiera ad esso collegata.
Il settore attende con grande interesse questo passaggio, poiché l’ultima iniziativa governativa risale al periodo del governo Conte. L’allora ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, aveva elaborato delle linee guida specifiche a fine 2020. Ora, Pichetto Fratin punta a colmare questo vuoto, portando avanti anche lo schema di decreto che fisserà i nuovi incentivi per l’idrogeno rinnovabile e il bioidrogeno, con una finalizzazione prevista entro fine anno.
Some sottolinea Il Sole 24 Ore, si tratta di un nodo cruciale per la competitività futura dell’idrogeno come vettore energetico. Attualmente, i costi dell’idrogeno rinnovabile non sono vantaggiosi rispetto ad altre fonti. Da qui, la necessità di calibrare attentamente gli incentivi per permettere il pieno decollo dell’idrogeno, considerato fondamentale per la decarbonizzazione.
Il Ministero ha già anticipato alcune previsioni nel Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec), trasmesso a Bruxelles a fine giugno. Questo piano include specifici obiettivi per l’idrogeno rinnovabile e i combustibili rinnovabili di origine non biologica, in linea con la direttiva Red III. Questa direttiva mira ad aumentare la quota di rinnovabili nel mix energetico europeo, mentre le proposte di regolamento Refuel EU Aviation e FuelEU Maritime puntano ad aumentare l’uso di carburanti sostenibili per aerei e navi.
Secondo il Pniec, saranno necessari circa 330 ktep (migliaia di tonnellate equivalenti di petrolio) di idrogeno rinnovabile, bio e non bio, per raggiungere il target settoriale al 2030, riporta Il Sole 24 Ore. Per i trasporti, si stima un consumo complessivo di circa 390 ktep di idrogeno rinnovabile. È fondamentale promuovere l’uso dell’idrogeno a basse emissioni di carbonio per decarbonizzare i settori difficili da convertire e i trasporti, in particolare la navigazione e l’aviazione, combinato con l’uso di tecnologie di cattura e stoccaggio del carbonio (Ces).
Gli obblighi di uso di idrogeno rinnovabile al 2030 si attesterebbero a 0,25 milioni di tonnellate l’anno, con l’80% della domanda prodotta sul territorio nazionale e il restante importato, sottolinea Il Sole 24 Ore. Per coprire questo fabbisogno, è necessaria una capacità di circa 3 gigawatt di elettrolizzatori, dispositivi elettrochimici che utilizzano l’elettrolisi dell’acqua per produrre idrogeno.
L’idrogeno è al centro di uno degli interventi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica gestisce 2,3 miliardi di euro distribuiti su diverse linee d’azione per sostenere la creazione e il potenziamento delle infrastrutture per la distribuzione dell’idrogeno e incrementare la produzione di idrogeno verde. Come riporta Il Sole 24 Ore, una fetta principale dei finanziamenti, un miliardo, è destinata alla decarbonizzazione dei settori hard to abate, con almeno 400 milioni per progetti volti a sostituire oltre il 90% del metano nei processi produttivi.
Ulteriori 450 milioni sono stanziati dal Recovery Plan per la costruzione di nuovi elettrolizzatori, un elemento cruciale per il decollo dell’idrogeno. I finanziamenti sono organizzati nel modo seguente: 250 milioni per la realizzazione di impianti tramite il Fondo Ipcei per l’idrogeno, 100 milioni per la produzione di elettrolizzatori aggiuntivi e altri 100 milioni per supportare investimenti nella filiera produttiva degli elettrolizzatori e delle relative componenti, conclude l’approfondimento di Celestina Dominelli su Il Sole 24 Ore.
