Missione compiuta per un gruppo di 30 impavidi nuotatori provenienti da tutta Italia che questa mattina, sfidando il mare aperto e le sue correnti, hanno attraversato lo Stretto di Messina bracciata dopo bracciata. Un’impresa ancora più speciale perché a compierla sono state persone con il Parkinson affiancate dai loro familiari e dai neurologi che le hanno in cura.
La Swim for Parkinson, questo il nome dell’iniziativa giunta alla sua quarta edizione, è promossa da Fondazione LIMPE per il Parkinson Onlus allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica su questa malattia neurodegenerativa e di raccogliere fondi in favore del Progetto Outdoor per migliorare la qualità della vita delle persone con il Parkinson attraverso l’attività fisica.
Tutti possono dare il proprio contributo su retedeldono.it/progetto/swim-parkinson-2024
“Numerosi studi scientifici dimostrano i benefici dell’allenamento sportivo nel rallentare la progressione della malattia e nel migliorare il benessere psicofisico delle persone con il Parkinson – afferma il professor Michele Tinazzi, presidente di Fondazione LIMPE – Se praticata in gruppo, inoltre, l’attività motoria contribuisce a creare legami, favorendo un senso di appartenenza e sostegno reciproco, così come avviene durante la Swim for Parkinson in particolare tra medico e paziente”.
Per testimoniare concretamente questo legame, anche quest’anno le ideatrici della manifestazione hanno percorso insieme i quasi 4.000 metri che separano Capo Peloro da Cannitello. Sono Francesca Morgante e Mariachiara Sensi, neurologhe della Fondazione LIMPE, Cecilia Ferrari ed Emanuela Olivieri, entrambe persone con il Parkinson.
Nelle sue diverse edizioni la Swim for Parkinson è riuscita a richiamare un numero sempre crescente di partecipanti che, a seconda delle proprie possibilità, hanno scelto di percorrerla per intero o per un tratto. Ciò che conta, infatti, non è tanto la performance atletica quanto il messaggio che i limiti imposti dalla patologia possono essere superati grazie all’attività fisica e alla socialità.
È per questo che Fondazione LIMPE ha avviato una raccolta fondi in favore del Progetto Outdoor per sostiene le iniziative delle diverse organizzazioni che in tutta Italia organizzano attività motorie su misura per le persone con il Parkinson. Tra queste, ad esempio, la danza adattata che favorisce la coordinazione, l’equilibrio e la mobilità, oltre a fornire un’importante occasione di interazione sociale; lo yoga per il Parkinson che propone esercizi di respirazione e posizioni adattate per migliorare la flessibilità, ridurre la rigidità e alleviare lo stress. E ancora il trekking con escursioni leggere studiate in base ai diversi livelli di abilità per incentivare anche il contatto con la natura; le discipline in acqua come nuoto, SUP, surf, canoa e vela che non solo forniscono un allenamento completo del corpo, ma offrono anche un’esperienza terapeutica e rilassante.
L’Istituto per il Credito Sportivo è partner istituzionale della Swim for Parkinson. L’iniziativa gode del patrocinio della FIN – Federazione Italiana Nuoto, della FINP – Federazione Italiana Nuoto Paralimpico, della città di Messina e della Città Metropolitana di Reggio Calabria. È realizzata con il contributo incondizionato di Abbvie, Bial, Boston Scientific, Chiesi e Zambon Italia. Si ringraziano Giovanni Arena, responsabile in mare della traversata e Nino Faziu, presidente della ASL Ulysse Nuoto.
La malattia di Parkinson è un disturbo neurologico causato dalla progressiva morte dei neuroni situati nella zona del cervello che controlla i movimenti. Tra i sintomi più evidenti ci sono tremori, rigidità muscolare e lentezza nei movimenti a cui si aggiungono fatica, depressione e insonnia. Tutti aspetti che contribuiscono a ridurre progressivamente la qualità di vita delle persone che ne sono colpite. Nonostante siano numerose le terapie che permettono di gestire i sintomi anche in fase avanzata, ad oggi non esiste una cura per questa patologia, che in Italia colpisce oltre 300.000 persone (è la seconda malattia neurodegenerativa più diffusa, dopo l’Alzheimer).