Archeologia, villa romana di Lio Piccolo: scoperti i ‘cubicula’ di servi e schiavi | FOTO

La novità emerge dall'ultima campagna di scavo, conclusa sabato 29 giugno
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Nella villa romana di Lio Piccolo, frazione del comune di Cavallino-Treporti, nella Laguna Veneta, sono stati scoperti i ‘cubicula‘: di poco meno di 3 metri per lato, erano adibiti a stanze di riposo e di servizio per servi e schiavi. La novità emerge dall’ultima campagna di scavo, conclusa sabato 29 giugno, diretta dal Professor Diego Calaon e dalla Professoressa Daniela Cottica dell’Università Ca’ Foscari di Venezia.

Si intuisce che le aperture – le finestre – per far passare luce ed aria dei ‘cubicola’ dovevano essere ridotte al minimo, anche se non si conservano i muri perimetrali in alzato. Si usava un’illuminazione ad olio: frammenti di lucerne sono stati raccolti in buon numero nello scavo. Dovevano esserci pochi mobili: i letti e qualche suppellettile. Il pavimento era costruito con materiali semplici, battuti di argilla e strati ben compatti di calce, sabbia e ghiaia, realizzati esattamente con le tecniche descritte dalle antiche fonti.

A pochi metri di distanza ci sono altri ambienti, allineati con queste stanze, ma più ampi e affacciati sull’acqua di un grande canale che conduceva dal mare ad Altino. Si tratta di spazi che erano pavimentati in antico in mosaico: migliaia sono le tessere bianche e nere lasciate sul posto da chi ha letteralmente strappato per riutilizzarlo anche lo spesso strato di malta e di calce di preparazione dei suoli musivi.

La spoliazione definitiva della villa è avvenuta nel tardo VI secolo-inizio VII secolo d.C., quando la struttura è stata definitivamente abbandonata e tutti i materiali edilizi sono stati recuperati per riusarli. Sono diventati mattoni nei nuovi centri altomedievali, primo fra tutti Torcello. Ma nel pieno I secolo d.C., quando la villa è stata costruita, le stanze che si affacciavano sulla laguna dovevano essere decorate in maniera raffinata, rispettando i canoni estetici della Roma imperiale, usando vividi colori negli affreschi, elaborate decorazioni a stucco e marmi colorati. Sono gli spazi di chi controllava il lavoro dei servi, gli spazi di rappresentanza e di villeggiatura, spazi dove vengono accolti gli ospiti. Come avveniva in altre ville simili della bassa costa adriatica – che la ricerca archeologica sta proprio in questi anni portando alla luce – non è del tutto fuori luogo immaginare, spiega l’Ateneo veneziano, che le elites amassero abitare questi spazi costieri magari solo per qualche giorno, lasciando la rumorosa città, Altino, dove risiedevano in maniera stabile, per trovare un luogo di otium, proprio in riva al mare.

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