Alpi svizzere: riemerge un mondo di insetti fossili di 239 milioni di anni fa

I fossili del Monte San Giorgio non sono solo un tesoro per i paleontologi, ma anche un invito a riconsiderare la storia evolutiva della Terra
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Nelle Alpi svizzere, tra il Canton Ticino e la provincia di Varese, è stato scoperto un sito paleontologico di straordinaria importanza che ci offre una finestra unica su un passato remoto: 239 milioni di anni fa, durante il Triassico. Un team di ricercatori, guidato da Matteo Montagna dell’Università Federico II di Napoli, ha rinvenuto 248 fossili di insetti, alcuni dei quali mai documentati prima, in tre aree vicine del Monte San Giorgio, sito già riconosciuto dall’UNESCO come patrimonio dell’umanità.

Un’istantanea del Triassico

I fossili scoperti sono così ben conservati da sembrare una “foto istantanea” di un periodo specifico dell’evoluzione degli insetti. “È uno spaccato della comunità di insetti che popolava questo ecosistema,” ha spiegato Montagna, riferendosi alla varietà di insetti terrestri e acquatici che popolavano la zona durante un intervallo di tempo di soli 2.000-4.000 anni.

Tra le scoperte più sorprendenti, vi è un fossile che rappresenta la vespa più antica mai rinvenuta, denominata Magnicapitixyela dilettae. Accanto a essa, una blatta fossile, perfettamente conservata con le sue uova ancora visibili nell’ooteca, e libellule antiche, che insieme ad altre specie offrono uno scorcio dettagliato dell’ecosistema del Triassico.

L’importanza della scoperta

Il ritrovamento di questi fossili non solo arricchisce la nostra conoscenza della biodiversità del passato, ma sfida anche alcune delle convinzioni esistenti riguardo all’impatto della grande estinzione del Permiano, avvenuta 252 milioni di anni fa. “Si riteneva che alcuni di questi insetti fossero scomparsi con l’estinzione del Permiano,” ha osservato Montagna, “ma i nuovi dati ci fanno comprendere come quel fenomeno fu molto meno drastico negli ambienti terrestri di quanto ritenuto finora e rivelano la grande resilienza di alcune specie.

La scoperta potrebbe anche aprire nuovi scenari nello studio dell’evoluzione degli insetti, in particolare per quanto riguarda la loro interazione con l’ambiente. Su alcuni dei fossili, infatti, sono stati osservati piccoli oggetti tondeggianti sull’addome, che potrebbero essere spore. Se questa ipotesi fosse confermata, rappresenterebbe la più antica prova del coinvolgimento degli insetti nella dispersione del polline, suggerendo che il loro ruolo nell’impollinazione risale a molto prima di quanto si pensasse.

Un tuffo nel passato

I fossili del Monte San Giorgio non sono solo un tesoro per i paleontologi, ma anche un invito a riconsiderare la storia evolutiva della Terra. La loro scoperta permette di ricostruire con maggiore precisione l’ambiente che si sviluppò dopo la più grande estinzione di massa nella storia del pianeta, e di comprendere meglio come la vita abbia continuato a prosperare e adattarsi, nonostante le avversità.

Questo ritrovamento, pubblicato sulla rivista Nature Communications Biology, sottolinea l’importanza di continuare a esplorare e studiare siti fossili come quello del Monte San Giorgio, per svelare ulteriori segreti del nostro passato remoto e arricchire la nostra comprensione del presente.

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