La situazione per i ghiacciai lombardi è critica. In media, la Lombardia ogni anno perde ghiacciai per una superficie pari a 220 campi da calcio. “Più aumentano le temperature più si acuisce questa crisi – afferma all’Adnkronos Riccardo Scotti, responsabile scientifico del Servizio glaciologico lombardo – Sono aumentate talmente tanto che i ghiacciai non riescono a ritirarsi a quote più elevate“.
Nel 1990, la Lombardia vantava ben 118km quadrati di superficie di ghiacciai; secondo gli ultimi dati risalenti al 2019 è calata a 73km2, una riduzione del 38%. “Tra poco aggiorneremo il dato e sarà più del 40%” sottolinea Scotti.
Nonostante i dati di Arpa Lombardia raccolti tra maggio e giugno abbiano registrato valori compresi tra 40 e 20 metri di neve cumulata sui bacini glaciali, risultati notevolmente superiori alla media che rendono la stagione appena trascorsa una delle migliori dell’ultimo decennio per accumuli nevosi, i risultati potrebbero non bastare. “Quest’anno abbiamo avuto nei siti dove facciamo misurazioni fino al 74% in più di accumulo nevoso. La seconda migliore stagione di accumulo di neve degli ultimi 20 anni – spiega Scotti -. Questo però è la fine del primo tempo, perché poi abbiamo la fusione estiva“. Questi dati rispetto “ad una ventina di anni fa – sottolinea – avrebbero portato ad un bilancio positivo per i ghiacciai. Ma se anche in un’annata così positiva riusciamo a portare a casa un bilancio in equilibrio, questo è un campanello d’allarme”.
Il ghiacciaio dei Forni e l’Adamello
Il ghiacciaio dei Forni, il secondo più grande d’Italia e situato nel parco dello Stelvio, è in fusione con un tasso che va dai 4 agli 8cm al giorno, in una quota compresa tra i 2600 e i 2650 metri, come riferisce Legambiente tramite la campagna internazionale “Carovana dei Ghiacciai 2024”. E una situazione analoga la si trova sul ghiacciaio dell’Adamello. Scotti sottolinea come “è quello messo peggio” nonostante sia il ghiacciaio più esteso d’Italia con una superficie di oltre 13km2. “Il problema dell’Adamello è che si trova a una quota non molto elevata: la parte più alta è a 3400 metri e nelle ultime estati questa non è una quota che permette la conservazione della neve”.
La partita decisiva dell’anno si giocherà nel prossimo mese di settembre. “La neve primaverile ci ha sicuramente messo una pezza, ma le temperature estive restano troppo alte“, sottolinea l’esperto. Il rischio è di incappare in una stagione negativa, nonostante le premesse della prima metà dell’anno fossero ottime.