Il naufragio dello yacht a vela Bayesian, recentemente avvenuto nei pressi di Palermo, ha scosso il mondo della nautica. Questo yacht era celebre non solo per le sue dimensioni imponenti, ma anche per avere l’albero più alto al mondo, con un’altezza di ben 75 metri. Il disastro, avvenuto sotto condizioni meteorologiche estreme, ha sollevato interrogativi sulla sicurezza e sulla progettazione di tali imbarcazioni. Gino Ciriaci, architetto navale e esperto di perizie nautiche, ha offerto al Corriere una panoramica dettagliata delle cause e delle circostanze che hanno portato all’affondamento.
Un gigante del mare
Il Bayesian era noto per le sue specifiche tecniche straordinarie, in particolare per l’altezza eccezionale del suo albero. Questo elemento non solo contribuisce alla prestazione della barca in termini di velocità e stabilità, ma, come spiegato da Ciriaci, presenta anche rischi considerevoli. “L’albero più alto al mondo? È anche l’albero più pericoloso al mondo perché prende il vento su una grande altezza e il sartiame, cioè i cavi d’acciaio che regolano gli alberi, fanno un’enorme resistenza.” Questo significa che l’albero, pur essendo progettato per resistere a condizioni di vento significative, è anche particolarmente vulnerabile quando le condizioni meteorologiche diventano estreme.
Il ruolo delle condizioni meteorologiche
La tragedia del Bayesian è stata aggravata da una presunta tromba d’aria, un fenomeno meteorologico raro e violento. Ciriaci descrive questo evento come particolarmente pericoloso: “Con le trombe d’aria la situazione più pericolosa: la pressione del vento è di decine di tonnellate.” Le trombe d’aria possono generare venti di forza devastante, che esercitano una pressione enormemente alta sull’albero e sul sartiame dell’imbarcazione. Questo ha portato a una sollecitazione estreme sulle strutture, risultando in una pressione che potrebbe superare le capacità progettate di resistenza.
Il ruolo dei fenomeni atmosferici nel naufragio
Il naufragio del Bayesian è stato probabilmente causato da un evento meteorologico estremo noto come “downburst“, un fenomeno meteorologico sempre più frequente e pericoloso. Mario Marcello Miglietta dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del CNR-LSAC spiega, alla Gazzetta dello Sport, che il naufragio di Porticello è stato causato con molta probabilità da un “downburst”. Questo fenomeno è innescato da temporali violenti, che si sviluppano quando il calore del mare riscalda gli strati dell’atmosfera vicini alla superficie e l’aria fredda presente in quota contribuisce alla formazione di forti venti. A differenza delle trombe d’aria, che hanno un moto rotatorio, i downburst sono caratterizzati da un vento massimo che si muove lungo una linea e si sposta gradualmente in avanti.
In Italia, eventi atmosferici estremi come trombe d’aria e downburst non sono rari. “In Italia si registrano circa 40 trombe d’aria all’anno (senza considerare quelle marine). Spesso sono piuttosto deboli, ma ogni tanto si verifica un livello 3 o 4 della Scala Fujita.” Questi fenomeni, sebbene generalmente di bassa intensità, possono raggiungere livelli estremi e hanno mostrato un aumento di intensità negli ultimi anni, legato all’innalzamento della temperatura del mare. “Negli ultimi due anni si sono registrati valori totalmente fuori scala“, indica Miglietta.
La previsione di tali eventi rimane una sfida significativa. “In questi anni la Protezione Civile ha fatto un lavoro enorme nella previsione degli eventi inattesi“, afferma Miglietta. Tuttavia, non è possibile determinare con precisione il momento esatto in cui una presunta tromba d’aria o un downburst si manifesterà. È possibile, però, identificare le aree a rischio e adottare misure di precauzione. “La contromisura più importante è la prudenza: non bisogna navigare nelle aree a rischio.” Questa cautela è essenziale per mitigare il rischio associato a tali fenomeni meteorologici estremi.
Il meccanismo del naufragio
Quando un albero di tali dimensioni cede, le conseguenze sono gravi. Senza l’albero e le vele, la barca diventa instabile e reagisce più liberamente alle sollecitazioni esterne. Ciriaci spiega come questo processo possa rapidamente portare al naufragio: “Può accadere che ceda in particolari condizioni estreme dovute a vento forte e onde frangenti. Una volta caduto, la barca beccheggia e rolla in modo molto più vigoroso: senza l’albero e le vele che smorzano questi movimenti lo scafo tende a reagire più liberamente alle sollecitazioni di vento e frangenti. In questo caso la tromba d’aria è stata così violenta che la barca è sbandata, si è inclinata e ha messo sott’acqua il bordo della coperta. A quel punto, l’acqua ha cominciato a entrare e la barca è affondata.”
La possibilità di evitare il disastro
Una domanda cruciale riguarda il fatto che il Bayesian era ancorato e relativamente vicino al porto. Questo potrebbe aver offerto un’opportunità per evitare il naufragio se le condizioni fossero state gestite tempestivamente. Tuttavia, Ciriaci sottolinea che la presunta tromba d’aria è sopraggiunta prima delle cinque del mattino, quando era ancora buio: “La tromba d’aria è arrivata prima delle cinque della mattina e, probabilmente, era ancora buio.” Inoltre, l’assenza di un obbligo di avvistamento notturno per le imbarcazioni ancorate complicava ulteriormente la situazione. Le trombe d’aria sono difficili da prevedere e avvistare, anche di giorno, quando si manifestano come enormi colonne grigie e nere che collegano le nuvole con l’acqua del mare.
Le limitazioni dei collaudi
Un altro aspetto cruciale è rappresentato dai collaudi che le imbarcazioni devono affrontare. Ciriaci chiarisce che, nonostante i collaudi includano prove di galleggiabilità e stabilità, non esistono test specifici per eventi meteorologici estremi come le trombe d’aria. “Per il collaudo sono previste una prova di galleggiabilità e una di prova di stabilità, che viene fatta mettendosi in piedi su un lato della barca, ma collaudi contro rischi estremi come le trombe d’aria non ce ne sono.” In condizioni di emergenza, la barca potrebbe comportarsi in modi imprevisti, e la mancanza di collaudi specifici per tali eventi limita la preparazione per situazioni estreme.
Ciriaci conclude con una riflessione sul fatto che, in condizioni estreme, “Se fosse andata a motore forse riusciva a cavarsela ma a vela no. L’albero, in questi casi, fa una resistenza enorme.”
Indagini in corso: cosa accadrà ora?
L’attenzione si sposta ora sulle indagini riguardanti il naufragio del veliero Bayesian. La Procura di Termini Imerese ha avviato un’inchiesta per chiarire i dettagli dell’incidente. “Non abbiamo visto arrivare la tromba d’aria,” sono state le prime parole di James Catfield, comandante del Bayesian, che è stato trovato in stato di shock al pronto soccorso. Questo testimonia la rapidità e la violenza con cui il fenomeno meteorologico ha colto l’imbarcazione. Il sindaco di Santa Flavia, Giuseppe D’Agostino, ha espresso il dolore della comunità locale, affermando: “La tragedia che ha colpito la nostra comunità non ha eguali.”
Nel frattempo, anche il Regno Unito, paese di registrazione del Bayesian, ha avviato le sue procedure. La Marine Accident Investigation Branch (MAIB) ha annunciato l’invio di quattro ispettori per una “valutazione preliminare” dell’affondamento. Questa azione è considerata necessaria data la bandiera britannica sotto la quale il veliero navigava. Alicia Kearns, ministra per gli Affari europei, ha dichiarato: “Siamo profondamente rattristati per quello che è accaduto, i nostri pensieri vanno alle famiglie che hanno perso i propri cari in mare.” Mentre le indagini proseguono, il momento è di riflessione e dolore per tutti coloro che sono stati toccati da questa tragedia.
Com’è affondato il Bayesian?
Essendo l’evento accaduto durante le ore notturne, non esistono documenti, fotografie o video che possano confermare se si sia effettivamente verificata una tromba d’aria o se si sia trattato di un downburst, un fenomeno di vento temporalesco associato a un temporale in atto, capace di manifestarsi con intensità e violenza comparabili. La tromba d’aria si caratterizza per la presenza di un cono visibile che raggiunge il suolo, mentre il downburst, sebbene anch’esso generi venti molto forti, non produce tale cono e si verifica in prossimità di un temporale senza la formazione di un contatto diretto tra il fenomeno e il suolo. Pertanto, senza un chiaro segno visivo come il cono tipico della tromba d’aria, è difficile distinguere tra i due fenomeni basandosi solo sulle condizioni meteorologiche descritte.
Le testimonianze
Le immersioni degli speleosub nel luogo del naufragio del veliero, avvenuto a Palermo, sono state recentemente riprese. Marco Tilotta, ispettore del Nucleo sommozzatori dei vigili del fuoco di Palermo, ha fornito dettagli sui risultati delle immersioni.
Tilotta ha evidenziato un particolare inatteso. Considerando l’intensa forza del vento, il ritrovamento dello yacht “praticamente intatto” alle 5:30 del mattino è sorprendente. Dopo un’ispezione a prua e a poppa, l’imbarcazione è risultata apparentemente integra, “appoggiata su un fianco, nel lato di dritta“, e senza danni evidenti: “Non presenta squarci, segni di urti“. L’esperto ha paragonato la situazione a quella della Costa Concordia, ma in scala ridotta. Ora, il compito di effettuare un’ulteriore verifica spetta al gruppo di speleosub di Roma e Sassari, specializzati e dotati di attrezzature specifiche, alcuni dei quali hanno già lavorato al caso della Costa Concordia.
Nelle prossime ore sarà necessario chiarire come l’imbarcazione possa essere stata trovata in tali condizioni. Per ora, si possono solo formulare ipotesi. Il fenomeno meteorologico è stato descritto come “estremamente intenso, improvviso e molto localizzato“. Il forte vento potrebbe aver ribaltato lo yacht, nonostante le sue dimensioni considerevoli.
Tromba d’aria o downburst?
Le testimonianze di notevole rilevanza suggeriscono che, nel caso in cui l’imbarcazione fosse stata strutturalmente integra, è altamente probabile che il vento, considerando l’altezza notevole dell’albero, abbia provocato il ribaltamento della barca, facendola capovolgere e affondare rapidamente sottosopra. Questo scenario implica che il vento doveva essere straordinariamente intenso, con velocità superiori ai 100 km/h. Tale intensità di vento potrebbe manifestarsi sia durante un fenomeno di tromba d’aria sia in occasione di un downburst. Pertanto, la presenza di queste condizioni meteorologiche estreme non chiarisce definitivamente quale specifico evento atmosferico abbia causato il disastro, perciò se si tratta di una tromba d’aria o di un downburst, per ora, rimane un mistero.