“Da Tauromenion a Tauromenium”: inaugurata a Taormina la mostra archeologica e multimediale

Nei due piani di Palazzo Ciampoli, dal 7 agosto e fino al 30 novembre, la narrazione della città nascosta dai secoli di storia e riletta da un team di archeologi incrociando documenti e reperti
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È aperta al pubblico la grande mostra archeologica e multimediale dal titolo “Da Tauromenion a Tauromenium. La città invisibile tra storia e archeologia”, in programma a Palazzo Ciampoli dal 7 agosto e fino al 30 novembre 2024. Visite tutti i giorni dalle ore 10 alle 19. Per la prima settimana, il costo del biglietto sarà di 2 euro. Ieri l’inaugurazione alla presenza delle istituzioni e della stampa. Con la direttrice del Parco Naxos Taormina, l’archeologa Gabriella Tigano, erano presenti il sindaco di Taormina, Cateno De Luca, e Mirella Vinci, Soprintendente BBCCAA di Messina.

Con questa mostra – ha spiegato la direttrice Tigano – entriamo nel DNA dell’antica città, quella Tauromenion dei greci divenuta Tauromenium con i romani. Raccontiamo le case degli uomini, gli edifici pubblici come l’agorà, le terme e le naumachie, le case degli dei con templi e santuari divenuti poi chiese cristiane. E le antiche vie sepolcrali con le tombe a camera ancora esistenti. Sebbene la sua monumentalità sia legata prevalentemente al Teatro antico, Taormina ha svelato da tre secoli numerosi e importanti reperti archeologici che ci dicono molto sulla storia della città e della sua gente. Un mosaico di informazioni, ricomposte con il necessario rigore scientifico e con un approccio multidisciplinare, incrociando fonti documentali, reperti mobili e strutture antiche. Mentre con il supporto delle moderne tecnologie digitali, abbiamo realizzato una serie di animazioni 3D per restituire ai visitatori lo stupore di una città dove il meraviglioso paesaggio dialoga con gli spazi urbani destinati alla comunità che, dal teatro in poi, vennero concepiti con un forte impatto scenografico”. Nel corso della presentazione, la direttrice ha voluto ricordare le due figure che, cinque anni fa all’indomani del suo insediamento alla guida del Parco, le hanno ispirato l’idea della mostra su Tauromenion: l’archeologa Cettina Rizzo e la professoressa Francesca Gullotta, scomparsa prematuramente, alla cui memoria ha voluto dedicare il progetto.

In mostra a Palazzo Ciampoli è la Taormina dei greci (Tauromenion) a quella di epoca romana (Tauromenium). Colta nell’arco temporale del suo massimo splendore – dal III secolo a.C. e fino II d.C. – la città adagiata sui fianchi del Monte Tauro e dall’imponente impianto scenografico, dove ogni monumento era stato concepito dai greci per guardare il mare – e dal mare essere ammirato – sarà la protagonista della grande mostra archeologica. Uno studio interdisciplinare, quello per la mostra “Da Tauromenion a Tauromenium” avviato circa due anni fa dalla direttrice Tigano insieme con l’archeologa del Parco, Maria Grazia Vanaria, e con diversi gruppi di lavoro – scientifici e tecnici – formati da funzionari del Parco, della Soprintendenza di Messina e delle Università di Messina, Palermo e Catania e da un team interdisciplinare costituito da architetti, geologi, informatici, filmmaker ed esperti di ricostruzioni 3D con l’obiettivo di ricomporre, rileggere e raccontare una città abitata da sempre. Gli archeologi la definiscono infatti “sito a continuità di vita”, proprio per indicare l’ininterrotta presenza umana nel corso dei millenni. Con tutto ciò che ne deriva in termini di stratificazioni e modifiche di monumenti, case private ed edifici pubblici che, come nel caso del Teatro Antico, diventarono un vero e proprio giacimento di elementi architettonici da “riciclare” per nuove costruzioni: interi – come le colonne della scena, oggi visibili anche lungo il corso principale a decorare facciate di palazzi d’epoca – o ridotti in polvere per essere utilizzati come malta/cemento per nuove costruzioni. Due i piani di lettura: da un lato quello materiale con reperti da antiche domus, elementi architettonici, frammenti e statue rinvenuti durante gli scavi antichi e recenti, realizzati con finanziamenti sia pubblici sia privati; dall’altro il piano di lettura virtuale con la ricostruzione animata di edifici che, come slabbrature del tessuto urbano contemporaneo, affiorano dagli scavi a vista di vicoli e piazzette di Taormina.

A Palazzo Ciampoli sono reperti sinora custoditi nei magazzini del Parco (capitelli, epigrafi, statue) e altri frutto di ritrovamenti più recenti, conosciuti dagli studiosi ma mai esposti (come alcune tanagrine rinvenute nella cisterna dell’hotel Timeo e reperti da scavi a Villa San Pancrazio, all’ex Convento San Domenico e in altre proprietà private). E ancora teste, bassorilievi e iscrizioni, reperti già noti e normalmente esposti nell’Antiquarium del Teatro qui inquadrati nel contesto tematico e storico.

Per l’occasione, vivamente attesa dalla comunità locale, è tornata a Taormina la famosa “Sacerdotessa di Iside”, statua in marmo rinvenuta nel 1867 vicino alla chiesa di San Pancrazio – anticamente luogo di culto di Iside e Serapide – e dal 1868 trasferita al Museo Salinas di Palermo, primo museo archeologico della Sicilia. La statua è assente da Taormina dal 2001, quando fu esposta nella mostra organizzata dalla Soprintendenza di Messina con il Comune di Taormina e allestita negli spazi di Badia Vecchia. Altri prestiti giungono dalla Soprintendenza di Palermo e dal Seminario arcivescovile di Palermo (ex collezione Alliata di Villafranca).

Sei le sezioni tematiche del percorso espositivo, che si snoda sui due piani di Palazzo Ciampoli. Si parte dalle tracce delle popolazioni sicule documentate dalla necropoli di Cocolonazzo: le origini, vivere e abitare a Tauromenion/ium: le case degli uomini; gli edifici pubblici, i luoghi del sacro, le necropoli, dal teatro all’anfiteatro, il collezionismo. Mentre una carta archeologica, ricostruzioni 3D e un apparato multimediale e immersivo (video e video mapping) faranno rivivere ai visitatori l’esperienza di aggirarsi tra vicoli attuali e dentro la città antica.

Il progetto scientifico della mostra, a cura del Parco Archeologico Naxos Taormina, è stato diretto dalle archeologhe Gabriella Tigano (direttrice del Parco) e Maria Grazia Vanaria (funzionaria) e condotto in collaborazione con Giuseppa Zavettieri, Annunziata Ollà, Rocco Burgio (Soprintendenza BBCCAA di Messina); con Lorenzo Campagna, Marta Venuti, Marco Miano (Università degli Studi di Messina); con Germana Barone, Paolo Mazzoleni, Alessia Coccato (Università degli Studi di Catania); con Francesco Muscolino (Museo archeologico nazionale di Cagliari), Dario Barbera; Carmelo Malacrino (Università degli studi di Reggio Calabria); Carla Aleo Nero (Soprintendenza BB.CC.AA. di Palermo), Lucia Ferruzza (Museo archeologico Antonino Salinas- Palermo); Concetta Rizzo; Cecilia Alba Buccellato. Il progetto di allestimento e la grafica sono stati curati da Diego Cavallaro (Parco Archeologico Naxos Taormina).

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