In Valle d’Aosta i ghiacciai della Valpelline “sono sempre più fragili ed esposti agli impatti degli eventi meteo estremi in aumento sull’arco alpino. Il risultato è che arretrano sempre di più. Dal 1850 la fronte dell’antico ghiacciaio della Valpelline che comprendeva gli attuali ghiacciai minori è arretrata di ben 7 km rispetto alle attuali fronti delle masse glaciali in cui il grande ghiacciaio sì e separato nel 1959. Da allora, il ritiro delle fronti glaciali è accelerato, sia in senso planimetrico che altimetrico, soprattutto dagli anni 2000“: a fare il punto è Carovana dei ghiacciai 2024, la campagna nazionale di Legambiente in collaborazione con CIPRA Italia e in partnership con il Comitato Glaciologico, che oggi in occasione della tappa in Valle D’Aosta, la prima in Italia, presenta il bilancio sullo stato di salute dei ghiacciai della Valpelline. E lo fa partendo dai dati storici elaborati dagli operatori Laura Villa Vercella e Marco Tesauro del Comitato Glaciologico Italiano, che restituiscono una fotografia chiara su quanto l’antico ghiacciaio sia arretrato. In particolare, “preoccupa l’accelerazione che si è registrata dagli anni 2000, con il ghiacciaio delle Grand Murrailes che ha perso 1,3 km di lunghezza dal 2005 e la sua fronte oggi si trova a circa 2900 m s.l.m., ben 500m più in alto. Analogamente, il ghiacciaio di Tza de Tzan ha perso 1,2 km di lunghezza dal 2002 e la sua fronte è “risalita” di ben 400m, attestandosi alla stessa quota del ghiacciaio delle Grand Murrailes“.
A pesare sulla salute dei ghiacciai della Valpelline, “oltre all’aumento delle temperature, sono anche gli impatti degli eventi meteorologici estremi. L’ultima ferita su questi ghiacciai della Valle d’Aosta è quella di fine giugno, con le piogge intense che in quota hanno favorito il collasso della morena laterale del ghiacciaio Tza de Tzan, vicina al rifugio Aosta, con effetti sulla piana proglaciale e su tutta l’Alta Valpelline. Fra gli studi in corso, quelli della ricercatrice Marta Chiarle del CNR IRPI, svolti attraverso analisi di immagini satellitari e riprese fotografiche da terra, che hanno consentito di stimare le dimensioni areali della nicchia di distacco della morena: lunghezza di 440 m, larghezza massima di circa 200 m, superficie complessiva pari a circa 70.000 m2. Successivamente al collasso della morena, la piana proglaciale del Ghiacciaio di Tza de Tzan è stata alluvionata e sovraincisa. Gli effetti si sono poi propagati, sotto forma di erosioni spondali e di fondo, colate detritiche e trasporto torrentizio, lungo tutto il corso del Torrente Buthier de Valpelline, fino all’imbocco della diga di Place Moulin, dove sono giunti circa 6 milioni di m3 di acqua e detrito (fonte CVA), pari al volume trasportabile da circa 300mila camion movimento terra“.
I dati sui ghiacciai della Valpelline sono stati presentati oggi in conferenza stampa ad Aosta dove sono intervenuti: Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente e presidente CIPRA Italia, Marco Giardino Vicepresidente del Comitato Glaciologico Italiano (CGI) e professore all’Università di Torino, Igor Rubbo, Direttore generale per la protezione Ambientale (ARPA) della Valle D’Aosta, Marco Tesoro operatore Glaciologico CG, Alessandra Piccioni, Legambiente Valle D’Aosta. La tappa di Carovana dei ghiacciai in Valle D’Aosta è stata realizzata in un’area montana esemplare per dimostrare gli effetti a breve e lungo termine del riscaldamento sulle aree glaciali e proglaciali, ma anche per riconoscere le buone pratiche di adattamento locale alla crisi climatica globale. L’escursione in quota del team di Carovana dei ghiacciai, preceduta dal saluto al ghiacciaio dal gruppo musicale “Gli operai della parola” insieme ad Agnese Molinaro, è stata anche l’occasione per vedere lo stato attuale della montagna e della valle, a due mesi delle piogge intese che ha fine giugno ha colpito la Valpelline.
“In questa seconda tappa – dichiara Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente e presidente di CIPRA Italia – abbiamo rincorso passo dopo passo i ghiacciai della Valpelline che si ritraggono sempre di più diventando piccoli e fragili. Abbiamo ripercorso quel fondovalle dove oggi, al posto del ghiaccio, ci sono prato e rocce, ma anche i segni degli eventi meteo estremi in aumento in Italia e nelle regioni dell’arco alpini. Segni e ferite che non possono passare inosservati e che ci ricordano l’urgenza di mettere in campo politiche e interventi di mitigazione e adattamento, ma anche campagne di sensibilizzazione e di convivenza con il rischio. L’Italia faccia la sua parte e ricordi che le montagne e i ghiacciai sono un campanello d’allarme importante degli effetti sempre più tangibili della crisi climatica che avanza. Tra poco più di 20 anni gran parte dei ghiacciai della Valpelline rischiano di essere solo un lontano ricordo”.
“I dati glaciologici storici e i risultati dei rilevamenti più recenti nell’alta Valpelline – dichiara Marco Giardino, Vicepresidente del Comitato Glaciologico Italiano (CGI) – ci offrono un’immagine chiara e a forti contrasti sull’evoluzione delle aree proglaciali: morene e segnali glaciologici scandiscono l’accelerazione delle tappe della deglaciazione, frane e colate detritiche dimostrano l’attuale fragilità del paesaggio alpino. L’insieme dei dati dimostra pertanto che le aree proglaciali svolgono un importante servizio di regolazione dei flussi detritici e delle piene. Si tratta di luoghi da monitorare e gestire in maniera sostenibile, poiché sono la nostra assicurazione sui futuri fenomeni di instabilità“.
Dopo la tappa in Francia e in Valle D’Aosta, Carovana dei ghiacciai dal 22 al 26 agosto arriverà in Piemonte per monitorare lo stato di salute del ghiacciaio di Flua. Poi proseguirà il suo viaggio Lombardia (28- 31 agosto), in Friuli/Slovenia (31 agosto- 5 settembre), Veneto (5-9 settembre) per osservare rispettivamente il ghiacciaio di Fellarìa, i ghiacciai delle Alpi Giulie, e il ghiacciaio della Marmolada.