L’Etna si trasforma, il cratere Voragine rinnova il volto del vulcano: le parole dell’esperto

Il cratere Voragine non è una novità assoluta per gli studiosi dell'Etna, ma il suo comportamento attuale è degno di nota
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L’Etna, il vulcano attivo più alto d’Europa, ha sempre suscitato l’interesse della comunità scientifica e della popolazione locale. Tuttavia, negli ultimi mesi, l’Etna ha mostrato un comportamento inedito che sta sorprendendo anche i più esperti vulcanologi. Il cratere Voragine, uno dei crateri sommatali dell’Etna, ha preso il “sopravvento” sugli altri crateri sub-terminali, segnando un cambiamento significativo nel vulcano siciliano. Questo sviluppo è stato ampiamente discusso in un’intervista rilasciata da Marco Neri, Dirigente di Ricerca e vulcanologo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) di Catania, al quotidiano La Sicilia.

Parossismi ed eruzioni dell’Etna

In un primo momento, è importante chiarire che l’Etna non ha registrato un aumento significativo delle eruzioni o dei parossismi. Marco Neri ha spiegato: “Innanzitutto non c’è un aumento di eruzioni o di parossismi. Negli ultimi 30 anni l’Etna è sempre stato così attivo. Anzi, nei primi otto mesi del 2000 si registrarono ben 66 fontane di lava tutte dal Cratere di Sud-Est. No, non c’è una recrudescenza in termini di frequenza delle eruzioni“. Questa affermazione sottolinea che, sebbene l’attività vulcanica dell’Etna sia sempre intensa, ciò che sta avvenendo ora non è un aumento della frequenza delle eruzioni, ma piuttosto un cambiamento nel protagonista principale delle stesse.

Il Cratere Voragine dell’Etna

Negli ultimi decenni, il Cratere di Sud-Est è stato il cratere più attivo dell’Etna, ma la situazione è cambiata negli ultimi mesi. “Negli ultimi mesi – ha rilevato Marco Neri – è cambiato il ‘protagonista’. Negli ultimi decenni il primo attore era stato il cratere di Sud Est apparso nel 1971 e da quel momento è stato il più attivo. E’ cresciuto talmente tanto, soprattutto dal 2007 in poi, tanto che si è cominciato a parlare di ‘Nuovo’ Cratere di Sud-Est. Ha aumentato intensità e frequenza delle eruzioni e il suo cono imponente è stato a lungo il punto più alto del vulcano. Dal 2022 e soprattutto dallo scorso giugno, è però tornato in attività il cratere chiamato Voragine“.

Il cratere Voragine non è una novità assoluta per gli studiosi dell’Etna, ma il suo comportamento attuale è degno di nota. “Nel 2015 c’erano stati episodi isolati e nel mese di dicembre dal Voragine fu osservata una fontana di lava incredibile di 1,5 km di altezza, che a sua volta ha formato una colonna eruttiva alta oltre 12 km sul livello del mare. Ma poi più nulla, è rimasto un evento isolato“. Tuttavia, a partire da luglio 2024, il Voragine ha cominciato a dominare l’attività eruttiva dell’Etna, con uno “stile” tutto suo, che lo differenzia dagli altri crateri.

La geologia della voragine

Il Cratere Voragine, una volta una semplice depressione, è ora un cono in crescita, alimentato da eruzioni di lunga durata e di grande intensità. Marco Neri ha dettagliato: “Le fontane di lava dal Cratere di Sud-Est duravano spesso poche decine di minuti, mentre ora per il Voragine si parla di ore e ore, con una grande quantità di materiale espulso“. Questo processo di crescita ha portato il Voragine a coprire completamente la vicina Bocca Nuova, che è ora sepolta sotto le lave eruttate. “Il materiale eruttato dal Voragine ha già riempito completamente la vicina Bocca Nuova che si trovava accanto nel lato sud-ovest e che da luglio non esiste più, è praticamente sepolta sotto le lave eruttate. La Voragine, adesso, sta facendo lo stesso lavoro col Cratere di Nord-Est e lo sta progressivamente riempiendo. Ora è a metà. Sta facendo tabula rasa. Il Cratere di Sud-Est è lontano 700-800 metri dal Voragine ed è per questo che non c’è ancora arrivato a ricoprirlo“.

Le conseguenze di queste trasformazioni sono ancora oggetto di studio e preoccupazione. Marco Neri ha esposto le sue riflessioni al riguardo: “Non è che Bocca Nuova e Cratere di Nord-Est non esistono più perché i condotti ci sono ancora, solo che sono ‘tappati’. Nel recente passato, in situazioni morfologiche simili, la Bocca Nuova riempita dalle lave eruttate dal cratere Voragine, anziché esplodere è lentamente collassata ed “implosa” e quindi mi piace pensare che la storia possa ripetersi, senza generare violente esplosioni“. Questo suggerisce che il futuro dell’Etna potrebbe vedere nuove dinamiche eruttive, con il Voragine che potrebbe continuare a crescere e a modificare il paesaggio del vulcano.

Un profilo in evoluzione

Il paesaggio dell’Etna sta cambiando rapidamente. Il cratere Voragine è ora un cono che si innalza nel cuore del vulcano, con la sua cima che ha già raggiunto i 3.369 metri sul livello del mare. “Se continua così si arriverà presto a 3.400 metri. Del resto la sky line del vulcano è cambiata e ogni abitante dell’hinterland catanese se ne è accorto di quanto il profilo si sia modificato sensibilmente”.

C’è correlazione tra Etna e Stromboli?

L’Etna e lo Stromboli, entrambi vulcani attivi e imponenti, sono spesso percepiti come legati da un filo comune di attività eruttiva. Tuttavia, Marco Neri ha chiarito che non esiste una correlazione diretta tra i due. “Stromboli ed Etna? Non potrebbero esserci vulcani più diversi – ha tagliato corto Neri – Etna si alimenta pescando il suo magma dallo strato più superficiale del mantello terrestre a circa 30-35 km di profondità, in una zona di distensione crostale. E poi per fortuna non è esplosivo ma prevalentemente effusivo. I vulcani delle Eolie, incluso Stromboli, hanno, invece, una genesi completamente diversa, in un regime di collisione tra placche tettoniche, in cui la Placca Africana si scontra e ‘affonda’ sotto la Placca Europea“.

Questa spiegazione sottolinea le profonde differenze geologiche tra i due vulcani, pur ammettendo che vi potrebbero essere fattori esterni, come le onde sismiche generate da un forte sisma, in grado di innescare simultaneamente eruzioni in vulcani diversi.

L’Etna sta attraversando un periodo di transizione e di cambiamenti che stanno riscrivendo la storia geologica del vulcano. Il cratere Voragine, con la sua crescente attività e la sua rapida espansione, sta ridefinendo il panorama del vulcano siciliano. Le osservazioni e le analisi fornite da Marco Neri offrono una visione dettagliata e affascinante di questi sviluppi, sottolineando come l’Etna continui a essere un laboratorio naturale di straordinario interesse per la scienza. Tuttavia, queste trasformazioni portano con sé anche una serie di interrogativi e potenziali rischi che richiedono ulteriori studi e monitoraggi costanti.

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