Mare, Mastronuzzi (UNIBA): “allarme temperature fino a +28°C”

Le considerazioni dell’esperto sulle conseguenze del riscaldamento globale sul ciclo dell’acqua, tra ghiacci e innalzamenti del mare
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Le temperature fino a +28°C delle acque superficiali registrate quest’estate sono assolutamente inconsuete ed anormali rispetto alle ‘naturali’ temperature di +24°C di qualche anno fa. Oggi ampie porzioni dell’Antartide e della Groenlandia, sino a qualche decennio fa interamente coperte da ghiacci, sono prive di coperture glaciali. Quel ghiaccio è andato ad aumentare i volumi di acqua dell’Oceano, modificando la rete delle correnti oceaniche superficiali e profonde e condizionando le caratteristiche fisiche e chimiche delle acque con effetti sulle componenti biologiche. Entro il 2100 è stimata la sommersione di 38.529km di costa del Mediterraneo. Nel mondo, 600 milioni di persone saranno esposte alle conseguenze dell’innalzamento del livello del mare. Le prossime spiagge saranno sempre più piccole e sempre più affollate sino a che non ce ne saranno più”. È quanto sostiene in una nota Giuseppe Mastronuzzi, direttore del Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali dell’Università Aldo Moro di Bari, che dal 2 settembre sarà sede del Congresso Nazionale della Società Geologica Italiana e della Società Italiana di Mineralogia e Petrologia, dal titolo ‘Geology for a sustainable management of our Planet’.

Saranno coinvolti ben mille geologi, che affronteranno 1.200 temi di ricerca in 53 sessioni di lavoro. Verranno inoltre rilasciate 1200 comunicazioni su cambiamenti climatici, evoluzione della Terra, ambienti naturali e sostenibilità, rischi geologici, e altro ancora, sismologia, vulcanologia, escursioni.

Mastronuzzi continua: “al sollevamento del livello del mare conseguono due fatti, come la sommersione di una estesa fascia costiera tanto che studi recenti indicano che, lungo 163 piane costiere del Mediterraneo, entro il 2100 si verificherà la sommersione di 38.529 chilometri quadrati di costa corrispondenti a circa 5.5 milioni di campi di calcio e l’inondazione in corrispondenza degli eventi meteomarini principali”.

Secondo Giuseppe Mastronuzzi, “fra Manfredonia e Barletta, per esempio, l’abbassamento della superficie topografica a causa della subsidenza indotta dall’emungimento della falda congiuntamente alla demolizione del corpo dunare per aumentare le superfici coltivabili o edificabili, ha determinato oramai la permanete sommersione di una fascia costiera estesa sino a circa 100 metri dalla linea di riva, durante le mareggiate l’inondazione normalmente penetra sino a 400 metri. Esistono zone costiere in tutto il mondo che per caratteri geologici (tettonica e isostasia) o per attività antropiche (costruzione lungo la fascia costiera, emungimento di acqua o di gas dai depositi sotterranei costieri) sono in rapido abbassamento. A Venezia, per esempio, il livello del mare relativo a quella zona si solleva con una velocità doppia di quella di Genova, solo perché la fascia costiera veneta si abbassa rapidamente”.

Ciclo dell’acqua e riscaldamento globale

Le attività lungo la costa, le emissioni di CO2 e di NH4, il surriscaldamento delle acque, la fusione dei ghiacciai in Antartide, dove Mastronuzzi, è stato di recente per attività di ricerca. “La risposta del ciclo dell’acqua al riscaldamento globale – prosegue l’esperto – è un’accelerazione della fusione dei ghiacci continentali. Oggi ampie porzioni dell’Antartide e della Groenlandia, sino a qualche decennio fa interamente coperte da ghiacci, sono prive di coperture glaciali. Quel ghiaccio è andato ad aumentare i volumi di acqua dell’Oceano, modificando la rete delle correnti oceaniche superficiali e profonde e condizionando le caratteristiche fisiche e chimiche delle acque con effetti sulle componenti biologiche”.

Mastronuzzi osserva che “variazioni delle correnti oceaniche significano profonde variazioni del clima locale con connessi fenomeni parossistici: i periodi di siccità e di intense precipitazioni connesse alle mutazioni del Niño e della Niña sono le evidenze più note. Se tutta la Groenlandia vedesse la fusione dei suoi ghiacci avremmo sul Pianeta un innalzamento del livello del mare di circa 8 metri. La fusione di tutto il ghiaccio in Antartide contribuirebbe con circa 60 metri. Oggi gli oceani sono in rapido innalzamento calcolato sino a 5mm/anno. Il Mediterraneo che è un mare chiuso risente con ritardo della fusione dei ghiacci polari e si innalza con velocità prossime ai 3mm/anno”.

Negli ultimi 150 anni circa – prosegue il titolare del dipartimento di Scienze della Terra – “l’uomo ha innescato un drammatico effetto domino di cui stiamo subendo e subiremo gli effetti da ieri ai prossimi decenni. Il peso di una popolazione di circa 8miliardi di persone e l’azione antropica legata all’industrializzazione prima e alla globalizzazione poi, hanno amplificato ed accelerato il naturale riscaldamento del Pianeta, guidato dai movimenti del Pianeta intorno al Sole e ai cicli solari, immettendo in atmosfera enormi quantità di CO2 e di NH4, fra i principali responsabili dell’effetto serra. La sola CO2 è arrivata ad avere una concentrazione in atmosfera pari a circa 420ppm quando nel record geologico il massimo ‘naturale’ (all’epoca non c’era attività industriale e gli uomini sul Pianeta erano ben pochi) si è avuto 125mila anni fa, in pieno periodo caldo per il pianeta, con 290 ppm”.

L’aumento della temperatura del mare

L’aumento della temperatura del mare registrato nel 2024 è inconsueto e anormale: “il riscaldamento della superficie del mare – prosegue Mastronuzzi – corrisponde all’immagazzinamento in esso di enormi quantità di energia termica. Temperature fino a +28°C delle acque superficiali registrate quest’estate sono assolutamente inconsuete ed anormali rispetto alle ‘naturali’ temperature di +24°C di qualche anno fa”.

Va sottolineato il fatto che la distribuzione delle temperature sulla superficie del mare non è omogenea. È evidente che questo calore prima o poi deve essere ceduto all’atmosfera. Questo può avvenire in maniera estremamente veloce – chiarisce Giuseppe Mastronuzzi – quando masse d’aria fredde provenienti dalle alte latitudini scivolano sulle masse d’aria calda riscaldata dal mare richiamandola verso l’alto. In questo caso si generano fenomeni ciclonici molto veloci che possono portare alla formazione di fenomeni atmosferici dalle trombe marine ai Medicanes o ai “tropical like cyclones’. Uno dei più recenti di essi, il ciclone Zorbas del 2018, ha prodotto milioni di danni sulle strutture costiere di tutta la fascia costiera ionica italiana oltre che innalzare il livello del mare di circa 1,5 metri in alcune località della Sicilia orientale”.

L’aumento dei livelli dei mari

Oggi più del 50% della popolazione dell’Unione Europea vive a meno di 50km dal mare e il 14% a 500 metri dal mare. Nel 2100, ben 600 milioni di persone saranno esposte alle conseguenze dell’aumento del livello dei mari. L’esperto continua: “in questi ultimi 5 decenni sono incredibilmente aumentate le attività lungo la fascia costiera. A scala globale circa 1 miliardo di persone vive in 570 città costiere principali, e si stima che nel 2100 con un livello del mare stimato circa 1 metro più alto di oggi, circa 600 milioni di persone saranno esposte alle conseguenze del livello del mare. Una tale pressione significa che la fascia costiera sta perdendo quei caratteri di naturalità – con distruzione di aree umide, corpi dunari, spiagge, delta fluviali – che la rendono resiliente alle sollecitazioni energetiche dal mare (tempeste, uragani, tsunami) e dalla terra (frane, alluvioni)”.

Insomma, conclude Giuseppe Mastronuzzi, “la fascia costiera è in erosione, dopo essere stata distrutta o per lo meno danneggiata dall’azione antropica che ha determinato il terribile disavanzo del budget sedimentario. Ora deve confrontarsi con altre azioni indotte dall’uomo. Un corpo oramai stressato e deficiente in massa ha ben poche possibilità di essere resiliente”.

“A costo di passare per Cassandra – ha concluso lo studioso – se non si inizia a pianificare seri e funzionali interventi lungo la fascia costiera, l’effetto combinato della pressione antropica diretta (per esempio il turismo di massa e la generalizzata antropizzazione) e la pressione antropica indiretta (cambiamento climatico) determineranno la perdita della fascia costiera e dei suoi contenuti naturalistici, culturali, archeologici, storici, quelli che permettono di farne una risorsa economica da gestire con attenzione. Lo stesso turismo che deriva dalla bellezza della fascia costiera sta diventando la causa della sua distruzione. Le prossime spiagge saranno sempre più piccole e sempre più affollate sino a che non ce ne saranno più”.

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