Gli astronauti della missione Starliner di Boeing, Butch Wilmore e Suni Williams, sapevano che avrebbero dovuto affrontare molte incognite quando sono decollati per la prima missione con equipaggio il 5 giugno. L’esperienza si è rivelata cruciale: la missione, che originariamente doveva durare 10 giorni, è stata prolungata fino a quasi 2 mesi.
Le anomalie
Fin dai primi giorni, i 2 astronauti hanno dovuto gestire situazioni critiche. Già il 6 giugno, durante l’avvicinamento finale alla Stazione Spaziale Internazionale (ISS), hanno riscontrato problemi con perdite di elio e i propulsori, costringendo a un ritardo nell’attracco. Tuttavia, sono riusciti a completare l’operazione al secondo tentativo, dimostrando la loro capacità di controllare il veicolo in condizioni difficili.
Starliner, test e obiettivi
La missione, denominata Crew Flight Test (CFT), è stata estesa grazie alle ottime performance delle batterie. Williams e Wilmore hanno vissuto a bordo della ISS per circa 55 giorni, utilizzando le riserve di cibo, ossigeno e altre risorse già presenti sulla stazione.
Nonostante siano stati definiti “bloccati” sulla ISS, NASA e Boeing hanno chiarito che la situazione è sotto controllo. Steve Stich, manager del Commercial Crew Program della NASA, ha dichiarato che l’obiettivo è sempre stato quello di riportarli a casa in sicurezza e al momento opportuno. Inoltre, Mark Nappi di Boeing ha sottolineato l’importanza di risolvere i problemi tecnici direttamente sulla ISS, per raccogliere dati e condurre test che altrimenti non sarebbero possibili.
Recenti test sui propulsori, sia in orbita che presso il White Sands Test Facility, hanno rivelato che l’isolamento dei propulsori può restringere il flusso di propulsione, spiegando così i problemi riscontrati durante l’attracco. Le perdite di elio, invece, sono comuni in molti veicoli spaziali e sono costantemente monitorate.
Il 27 luglio NASA e Boeing hanno eseguito un nuovo test dei sistemi di propulsione in orbita, con risultati promettenti. La decisione finale sul rientro sarà presa solo se tutti i criteri di sicurezza saranno soddisfatti. Wilmore e Williams, fiduciosi, sono pronti a rientrare sulla Terra, ma solo quando i dati lo permetteranno.
“Siamo assolutamente pronti,” ha dichiarato Wilmore. “Impareremo da questi test e adotteremo nuove procedure se necessario“.