Nel maggio del 2022, l’attenzione internazionale si focalizzò su una clamorosa esplosione che devastò i gasdotti Nord Stream, una delle principali arterie del gas naturale tra Russia e Europa. Mentre inizialmente l’attacco sembrava un atto di guerra convenzionale, il Wall Street Journal (WSJ) ha recentemente pubblicato una ricostruzione dettagliata che rivela un complotto complesso, un intreccio di ambizioni geopolitiche e decisioni rischiose. L’indagine del WSJ, basata su testimonianze di ufficiali e fonti riservate, dipinge un quadro inquietante: l’operazione, apparentemente orchestrata dall’Ucraina, era il risultato di una serie di eventi provocati da “forti sbronze e ferrea determinazione”.
Il piano
L’operazione contro il Nord Stream, secondo il WSJ, iniziò in un contesto di esuberanza e fervore patriottico. Nel maggio 2022, un gruppo selezionato di alti ufficiali militari ucraini e uomini d’affari si ritrovò per celebrare il successo del loro paese nella resistenza contro l’invasione russa. Durante una di queste celebrazioni, ispirati da un miscuglio di alcol e determinazione, emerse l’idea audace di sabotare il gasdotto Nord Stream. Il piano, elaborato in questa atmosfera di esaltazione, venne approvato da Valeri Zaluzhny, all’epoca capo delle forze armate ucraine, ma anche da figure politiche e militari di spicco.
Secondo fonti del WSJ, Zelensky inizialmente appoggiò il piano. Tuttavia, quando la CIA ebbe notizia dell’operazione tramite l’agenzia di intelligence militare olandese MIVD, il presidente ucraino ricevette un chiaro ordine dagli Stati Uniti: interrompere l’attacco. Il piano, infatti, rappresentava una potenziale minaccia non solo per la stabilità energetica dell’Europa, ma anche per le alleanze internazionali. Nonostante l’ordine ricevuto, Zaluzhny e il suo team decisero di proseguire, adattando e continuando l’operazione in segreto.
La supervisione di Zaluzhny
Il piano fu sviluppato come una sorta di “partenariato pubblico-privato”, con un mix di finanziamenti e risorse provenienti sia da fonti governative che private. Un alto ufficiale militare con esperienza in operazioni speciali fu incaricato di supervisionare la missione, sotto la diretta supervisione di Zaluzhny. I dettagli operativi, secondo quanto riportato dal WSJ, furono lasciati a un gruppo ristretto di partecipanti che trattarono verbalmente tutti gli accordi, evitando documentazione che potesse compromettere l’operazione.
Un elemento cruciale nella pianificazione fu la selezione dell’equipaggio. Il gruppo includeva sia militari attivi, con esperti sommozzatori e un ufficiale di navigazione, sia civili, come una giovane donna di 30 anni con competenze da sommozzatrice private. La sua partecipazione fu strategica per conferire un aspetto di normalità al gruppo, facendo passare l’equipaggio per turisti in vacanza. Un testimone notò che l’Andromeda, la barca utilizzata, era l’unica a sventolare una piccola bandiera ucraina, suggerendo un evidente tentativo di mascherare l’operazione sotto un’apparenza innocente.
Il fallimento
Il sabotaggio, purtroppo per i pianificatori, non passò inosservato. L’esplosione, avvenuta con grande risonanza, scatenò una serie di reazioni a catena. Il governo tedesco, come riportato, si trovò di fronte a una crisi senza precedenti, poiché l’attacco avrebbe potuto giustificare l’attivazione della clausola di difesa collettiva della NATO. I funzionari tedeschi si trovarono a gestire le conseguenze di un atto che non solo comprometteva le infrastrutture critiche, ma metteva in discussione la lealtà di un alleato.
Il WSJ riferisce che il fallimento di questo piano non è stato solo una questione di sicurezza, ma anche di diplomazia internazionale. L’azione, sebbene voluta come una risposta a un’aggressione percepita, si rivelò un atto di sabotaggio che minacciava di destabilizzare ulteriormente le relazioni tra Ucraina, Stati Uniti e Europa.
Le ripercussioni internazionali
L’operazione ha lasciato tracce di confusione e tensioni diplomatiche. Gli Stati Uniti e i loro alleati europei, inizialmente sorpresi dall’attacco, si trovano ora a dover navigare tra le acque torbide di un alleato che, sebbene impegnato nella resistenza contro la Russia, ha scelto metodi rischiosi e unilateralmente aggressivi. La scoperta della connessione ucraina con il sabotaggio ha avuto un impatto considerevole, influenzando le decisioni politiche e militari dei paesi coinvolti.