Il mito di Atlantide, narrato da Platone nei suoi dialoghi Critias e Timeo nel 300 a.C., ha da sempre catturato l’immaginazione di studiosi, ricercatori e avventurieri. Descritto come un’isola “più grande della Libia e dell’Asia messe insieme,” Atlantide è famosa per la sua presunta scomparsa in seguito a un catastrofico evento naturale che avrebbe sommerso l’isola in un solo giorno e una notte. Recentemente, tuttavia, una scoperta scientifica alle Isole Canarie potrebbe finalmente gettare nuova luce su questo antico mito.
Un gruppo di ricercatori spagnoli, coordinati dai dottori Luis Somoza e Javier González del Consiglio Superiore per la Ricerca Scientifica (CSIC), ha identificato tre vulcani sottomarini a est di Lanzarote, un’isola dell’arcipelago delle Canarie. Questi vulcani, scoperti durante una missione del progetto “Atlantis“, sono stati battezzati Monte de Los Atlantes. Questa denominazione non è solo un tributo al mito, ma anche un tentativo di esplorare se queste strutture geologiche possano rappresentare i resti della leggendaria Atlantide.
La scoperta
La scoperta è avvenuta grazie all’utilizzo della nave oceanografica Sarmiento de Gamboa e del sottomarino ROV 6000 Luso. Quest’ultimo, dotato di telecamere ad alta risoluzione 5K e bracci robotici per il prelievo di campioni, è stato fondamentale per esplorare e mappare i fondali marini. Il ROV 6000 Luso può immergersi fino a 6.000 metri e ha permesso ai ricercatori di raccogliere dati cruciali sui vulcani e sull’ambiente sottomarino circostante. La mappatura dettagliata delle aree esplorate e l’analisi dei campioni prelevati forniscono nuove informazioni sulle condizioni geologiche e biologiche di questa parte dell’oceano.
“Il suo obiettivo è rilevare segni di attività subacquea magmatica e idrotermale nell’arcipelago, che potrebbe rappresentare un rischio futuro per la popolazione – scrivono in una nota i coordinatori –. Si stanno studiando anche i processi ambientali e la formazione di minerali sottomarini in condizioni estreme, dove i microrganismi promuovono la biomineralizzazione di metalli come manganese, cobalto, fosfati o terre rare; tutti così importanti nella transizione energetica”.
Atlantide e i vulcani sottomarini
La scoperta di questi vulcani sottomarini è particolarmente significativa perché, sebbene non si possa confermare con certezza che rappresentino Atlantide, offrono un’interessante correlazione con la descrizione platonica di un’isola un tempo emersa, poi sommersa. La scoperta di Monte de Los Atlantes suggerisce che, sebbene queste formazioni vulcaniche siano attualmente sotto il mare, potrebbero essere i resti di isole antiche. Alcuni di questi vulcani potrebbero essere legati alle eruzioni storiche del Timanfaya, che hanno trasformato radicalmente il paesaggio di Lanzarote dal 1730, quando il vulcano Cuervo eruttò, dando inizio a una serie di eventi vulcanici che hanno cambiato la geografia dell’isola.
Inoltre, alcuni vulcani scoperti potrebbero risalire all’Eocene, un periodo che va da circa 56 a 34 milioni di anni fa, suggerendo che queste strutture hanno avuto una lunga storia geologica e potrebbero essere state parte di un antico sistema insulare. Questo aggiunge ulteriore mistero alla scoperta e alimenta la speculazione sul fatto che potrebbe esserci una connessione tra queste formazioni e il mito di Atlantide.
Il progetto Atlantis ha coinvolto esperti delle università Complutense di Madrid, Las Palmas de Gran Canaria, Évora e Lisbona, insieme a specialisti dell’Istituto Vulcanologico delle Isole Canarie (INVOLCAN) e altri istituti internazionali. I ricercatori hanno iniziato la loro esplorazione il 27 giugno e l’hanno conclusa il 6 agosto, utilizzando avanzate tecnologie per esaminare le caratteristiche dei fondali marini e per monitorare i processi geologici e ambientali in corso.