Un anno dalla morte dell’orsa Amarena: indagini chiuse, OIPA chiede giustizia

"La Procura ha confermato che l’orsa al momento dello sparo era innocua"
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A un anno dalla tragica morte dell’orsa Amarena, le indagini sono finalmente giunte a una conclusione. L’uomo accusato di aver ucciso l’orsa dovrà affrontare gravi accuse: uccisione di animali aggravata da crudeltà ed esplosioni pericolose in luogo abitato. L’Organizzazione Internazionale Protezione Animali (OIPA), che aveva prontamente denunciato il caso alla Procura, commenta l’accaduto con un appello alla giustizia: “La giustizia farà il suo corso, anche se non restituirà Amarena ai suoi figli e a questa vita. Ma chi l’ha uccisa deve pagare“. L’associazione ha annunciato che si costituirà parte civile nel processo.

I fatti

L’orsa Amarena, simbolo del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise (PNALM), è stata assassinata con un fucile nella notte del 31 agosto 2023 alla periferia di San Benedetto dei Marsi (AQ). L’autore del reato fu subito identificato, e il 5 settembre il PNALM comunicò che i due cuccioli di Amarena erano sopravvissuti. Dopo un breve periodo di separazione, i piccoli si erano ricongiunti e apparivano in buona salute. Il 3 novembre, il Parco confermò che i due orfani, di circa 10 mesi, stavano bene.

L’avviso di chiusura indagini è arrivato dopo che il PM Maurizio Maria Cerrato ha esaminato la perizia balistica. Questa ha confermato che il colpo di fucile sparato era destinato a uccidere l’animale e non era stato esploso per errore o per spaventare l’orsa. La perizia ha rivelato che il proiettile, di calibro 12, ha colpito Amarena a un fianco, perforandole il polmone.

La reazione dell’OIPA

La Procura ha confermato che l’orsa al momento dello sparo era innocua“, sottolinea l’OIPA. “Amarena è l’ennesima vittima non solo della pericolosità sociale di individui, cui pure si concede il porto d’armi, ma anche del clima d’odio nei confronti dei grandi carnivori fomentato in Italia da alcuni esponenti politici. Auspichiamo che si arrivi a una condanna esemplare nei confronti dell’inquisito. Noi saremo parte civile nel processo“.

L’auspicio dell’OIPA è che la giustizia possa garantire una condanna adeguata per il responsabile, anche se, come sottolineano, nessuna sentenza potrà restituire Amarena ai suoi cuccioli e alla vita che ha perduto.

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