Alto Adige: salvati 1.500 caprioli grazie a 7.400 ore di volontariato e droni

L'operazione di salvataggio non è solo un esempio di come la tecnologia e la dedizione possano coniugarsi per un fine nobile
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In un angolo pittoresco dell’Alto Adige, un’iniziativa di salvataggio senza precedenti ha dimostrato quanto possa essere prezioso l’impegno umano nella protezione della fauna selvatica. Quest’anno, grazie alla dedizione e al lavoro instancabile di oltre 730 volontari tra cacciatori, agricoltori e altri collaboratori, sono stati salvati circa 1.500 piccoli caprioli dalle spietate lame delle falciatrici meccaniche, utilizzate per la raccolta del fieno. Questo sforzo collettivo ha visto l’impiego di oltre 7.400 ore di lavoro volontario e l’utilizzo innovativo di droni dotati di termocamere.

Il salvataggio del caprioli

La stagione estiva in Alto Adige si caratterizza per una spettacolare rinascita della fauna selvatica. All’inizio dell’estate, le femmine di capriolo, in un atto di protezione istintiva, partoriscono e nascondono i loro piccoli tra l’erba alta. Questa strategia naturale è pensata per schermare i cuccioli dai predatori naturali, come le volpi. Tuttavia, questo comportamento diventa una trappola mortale quando le falciatrici entrano in scena. I caprioli neonati, immobili e vulnerabili, non hanno la capacità di muoversi rapidamente, e questa immobilità, che è una difesa contro i predatori, si trasforma in un rischio mortale con l’avvicinarsi delle macchine agricole.

La missione di salvaguardare questi giovani esemplari ha avuto successo anche grazie all’adozione di tecnologie avanzate. I droni dotati di termocamere hanno giocato un ruolo cruciale nel rilevare la presenza di caprioli nascosti tra le alte erbe. Questi strumenti tecnologici hanno permesso ai volontari di localizzare i cuccioli in tempo utile, evitando così che le falciatrici causassero danni o la morte degli animali.

Il lavoro dei volontari è stato coordinato con precisione per garantire la massima efficacia. Ogni giorno, uomini e donne, armati di spirito altruista e competenza, hanno pattugliato le aree di raccolta del fieno, cercando i piccoli di capriolo e assicurandosi che venissero messi al sicuro. L’impiego di droni ha ulteriormente ottimizzato il processo, permettendo una sorveglianza estesa e una protezione tempestiva.

La particolare intensità delle piogge primaverili di quest’anno ha contribuito a una tempistica diversa per la raccolta del fieno. Le abbondanti precipitazioni hanno ritardato il momento della fienagione, dando ai caprioli più tempo per crescere e acquisire la capacità di allontanarsi dai pericoli autonomamente. Questo fattore ha avuto un impatto positivo, riducendo il numero di incidenti rispetto agli anni precedenti.

L’operazione di salvataggio non è solo un esempio di come la tecnologia e la dedizione possano coniugarsi per un fine nobile, ma rappresenta anche un forte messaggio di consapevolezza ambientale e rispetto per la fauna selvatica. La risposta positiva della comunità, attraverso la partecipazione attiva di cacciatori, agricoltori e cittadini, dimostra che è possibile armonizzare le attività umane con la protezione dell’ambiente naturale.

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