L’Appennino sta vivendo una nuova emergenza, che si aggiunge ai già gravi danni provocati dalle alluvioni della pianura. Questa volta, l’ondata di maltempo che ha colpito la Romagna ha avuto origine proprio dalla montagna, simile all’alluvione del maggio 2023. Le aree appenniniche delle province di Bologna, Forlì-Cesena, Ravenna, Ancona e Firenze sono state nuovamente devastate, con frane, strade chiuse e case isolate che sono ormai innumerevoli.
La situazione sull’Appennino
Confagricoltura stima che il 10% della superficie agricola regionale dell’Appennino sia stata interessato dalle frane durante gli eventi alluvionali del 2023; ora, queste frane si sono riattivate e si sono aggiunte nuove. Le difficoltà maggiori riguardano i collegamenti: le strade inagibili costringono a percorrere molti chilometri per raggiungere luoghi vicinissimi. Un esempio è Casola Valsenio, a circa trenta chilometri da Faenza, dove le frane degli ultimi due anni hanno cambiato profondamente la geografia e la vita quotidiana della comunità. I rapporti con le aree urbanizzate, dove si trovano molti servizi essenziali, sono diventati molto più complicati.
Il primo campanello d’allarme è suonato a Modigliana, un paese dell’Appennino forlivese, mercoledì sera, quando i torrenti che attraversano il paese sono straripati. Nonostante gli interventi durante il giorno per mettere in salvo le persone isolate dalle frane, la notte ha portato una pioggia eccezionale, con precipitazioni pari a quelle di diversi mesi, che ha causato tracimazioni e rotture degli argini.
La situazione è aggravata dallo spopolamento decennale dei paesi appenninici, un fenomeno che ha portato alla scomparsa di attività cruciali per la cura del territorio. Gli amministratori dei piccoli comuni, con pochi dipendenti e territori vasti, si trovano a dover gestire situazioni complesse e progetti onerosi con risorse molto limitate.