Un nuovo studio pubblicato su Communications Earth & Environment ha rivelato che il numero di giorni all’anno caratterizzati da condizioni climatiche estreme – estremamente calde, secche e con alto rischio di incendi – è quasi triplicato dal 1970 in alcune parti del Sud America. Queste condizioni, definite come “estremi composti“, sono particolarmente preoccupanti in quanto possono amplificare gli impatti su ecosistemi, economia e salute umana.
La siccità in Sud America
Il Sud America sta vivendo un riscaldamento simile alla media globale, ma alcune regioni del subcontinente sono più vulnerabili alla co-occorrenza di estremi climatici. “Questi estremi composti possono avere impatti amplificati su ecosistemi, economia e salute umana“, spiegano gli autori. In particolare, l’area attorno al confine tra Venezuela e Colombia, l’Amazzonia settentrionale e la parte settentrionale del bacino del Río de la Plata hanno visto aumenti significativi di questi eventi climatici estremi.
Raúl Cordero dell’Università di Santiago del Cile e il suo team hanno esaminato i dati climatici di una griglia di circa 30×30 km, sovrapponendola al territorio sudamericano. Gli estremi per ciascuna condizione sono stati calcolati utilizzando le registrazioni giornaliere della temperatura massima, le medie di precipitazioni su un periodo di 30 giorni e l’indice meteorologico degli incendi.
I risultati
I risultati dello studio mostrano che la frequenza di questi eventi estremi simultanei è aumentata in tutto il continente. Alcune aree hanno registrato aumenti particolarmente elevati, con il numero di giorni caratterizzati da condizioni estreme che è passato da meno di 20 a oltre 70 giorni all’anno. “C’è stato un aumento della variabilità di questi eventi di anno in anno negli ultimi cinque decenni“, hanno sottolineato gli autori, aggiungendo che la probabilità di condizioni estreme su base regionale è influenzata dall’oscillazione El Niño-Southern.
In particolare, la fase calda di El Niño ha portato a un aumento del rischio di incendi nella regione amazzonica settentrionale, mentre la fase più fredda di La Niña ha avuto effetti simili sull’America meridionale centrale.
Lo studio rappresenta un importante allarme per il futuro del subcontinente sudamericano, sottolineando l’importanza di azioni immediate per mitigare gli effetti del cambiamento climatico e proteggere le popolazioni vulnerabili dagli impatti degli “estremi composti“.