Il carburante JP-8 e la geoingegneria sono due argomenti che spesso suscitano interesse sia nel campo scientifico che nell’opinione pubblica, talvolta associati a teorie complottiste come quella delle cosiddette “scie chimiche“. Tuttavia, non esistono evidenze che colleghino l’uso di questo carburante a operazioni segrete volte a manipolare il clima. È vero che la transizione al carburante JP-8, da parte delle forze militari NATO, avvenne tra il 1988 e il 1996. Come accennato in precedenza, il JP-8 è un combustibile per jet militari progettato per migliorare le prestazioni e la sicurezza operativa, rispetto ad altri carburanti precedenti. Tuttavia, è importante notare che il JP-8 è stato adottato per ragioni logistiche e prestazionali, senza alcun legame con progetti segreti di irrorazione atmosferica.
Anche il 22º Seminario internazionale sulle emergenze planetarie, tenutosi nel 1997 a Erice (Sicilia), fu un evento reale, organizzato dai fisici Antonino Zichichi e Paul Crutzen. Uno dei temi trattati nel 1997 fu la geoingegneria, cioè l’idea di manipolare intenzionalmente il clima terrestre per ridurre gli effetti del riscaldamento globale. Il fisico Edward Teller (uno dei padri della bomba atomica) partecipò al dibattito, proponendo teorie su come particelle riflettenti, come zolfo o alluminio, potessero essere disperse nell’atmosfera per riflettere parte della radiazione solare e ridurre così il riscaldamento globale. Questo concetto è noto come geoingegneria solare.
Cominciano le ‘balle’…
La proposta di utilizzare particelle di zolfo, alluminio o carbonato di calcio nell’ambito della geoingegneria per riflettere la radiazione solare è stata discussa in ambito scientifico, ma si tratta ancora di teorie speculative, con molti dubbi e preoccupazioni sugli effetti collaterali che potrebbero avere sull’ambiente e la salute umana. Non esistono prove che questi esperimenti siano stati attuati su larga scala.
Elementi come alluminio e bario nel JP-8
Non ci sono evidenze che il JP-8 contenga alluminio o bario come parte della sua composizione. Il JP-8 è principalmente un derivato del petrolio, con alcuni additivi che migliorano la sua stabilità, ma nessuno di questi additivi include alluminio, bario o zolfo in quantità significative che possano essere correlate alla geoingegneria o alle “scie chimiche”. Gli additivi sono piuttosto utilizzati per prevenire fenomeni come la corrosione o il congelamento del carburante a temperature elevate o molto basse.
Conclusioni
Sebbene il carburante JP-8 e la geoingegneria siano argomenti di interesse scientifico e tecnico, non esiste alcun legame dimostrato tra l’uso di questo carburante e presunte operazioni di “scie chimiche”. La geoingegneria rimane un campo di studio esplorato a livello teorico, ma non vi sono prove che suggeriscano che tali pratiche siano state applicate in segreto attraverso i carburanti utilizzati dall’aviazione militare o civile. Le teorie delle “scie chimiche” continuano a essere considerate infondate dalla comunità scientifica.