Crescita della sedentarietà nelle città italiane: oltre un terzo delle persone con diabete vive in aree metropolitane

La concentrazione demografica ha un impatto significativo sugli stili di vita e sulla salute pubblica
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In Italia, circa il 70% della popolazione risiede attualmente in aree urbane, che comprendono città di varie dimensioni. Più precisamente, il 36% delle persone affette da diabete vive in una delle 14 città metropolitane del paese. Questo dato è emerso durante un evento dedicato al decimo anniversario del progetto Cities Changing Diabetes, un’iniziativa frutto della collaborazione tra Novo Nordisk, l’University College of London e il Steno Center di Copenaghen.

La crescente urbanizzazione è un fenomeno globale: oltre la metà della popolazione mondiale vive in contesti urbani, e le proiezioni suggeriscono che questa cifra continuerà a crescere. Dati forniti dall’Istat mostrano che, tra il 2001 e il 2021, la popolazione delle città metropolitane italiane è aumentata a un tasso del 3,8%, superiore a quello della media nazionale, che si attesta al 3,6%. Ciò evidenzia l’attrattiva delle aree più urbanizzate.

Questa concentrazione demografica ha un impatto significativo sugli stili di vita e sulla salute pubblica. Andrea Lenzi, Presidente di Health City Institute e del Comitato nazionale per la biosicurezza, le biotecnologie e le scienze per la vita della Presidenza del Consiglio dei ministri, sottolinea: “Se da un lato le città sono motore di crescita economica e innovazione, dall’altra sono alla base di disuguaglianze di salute, influenzando il modo in cui le persone vivono, mangiano, si muovono. Vivere in città spesso comporta lavori sedentari, scarsa attività fisica e alimentazione scorretta, tutti fattori che hanno un impatto sul rischio di sviluppare malattie croniche come diabete e obesità“.

A chiudere il dibattito, Gian Marco Centinaio, Vice Presidente del Senato, ha affermato: “Le città vanno progettate e ideate in modo diverso rispetto al passato, con spazi pubblici, spazi verdi, la possibilità di fare attività sportiva o camminare all’aperto. Devono trasformarsi da luoghi in cui tendono ad aumentare cattivi stili di vita, a luoghi in cui promuovere la salute“.

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