Microplastiche, eventi estremi e il ruolo della tecnologia nella mitigazione: dialogo con gli esperti

“Abbiamo bisogno di un'infrastruttura, ci sono dei costi, non è solo il costo della tecnologia in sé, ma c'è anche un costo associato al personale, alla formazione e alla raccolta dei dati”
MeteoWeb

Nel contesto attuale, dove le questioni ambientali si pongono come priorità imprescindibili, è necessario affrontare con urgenza e determinazione temi complessi e interconnessi. Tre argomenti emergono con forza: l’inquinamento da microplastiche, l’innovazione tecnologica come strumento di monitoraggio e mitigazione, e l’intensificazione di eventi estremi e fenomeni meteomarini causati dai cambiamenti climatici. Questi temi non solo delineano una crisi ambientale, ma pongono interrogativi fondamentali sulla nostra responsabilità e sulle azioni necessarie per proteggere il nostro pianeta. Rodolfo Coccioni e Silvio Seno, ideatori della Settimana della Terra, hanno guidato una riflessione profonda su queste questioni, offrendo spunti significativi e suggerendo percorsi per affrontare le sfide che ci attendono.

Microplastiche: un’invasione silenziosa e preoccupante

Le microplastiche, particelle di plastica di dimensioni inferiori a cinque millimetri, rappresentano una delle più gravi forme di inquinamento ambientale del nostro tempo. Si sono diffuse a macchia d’olio, invadendo ogni angolo del pianeta, dai mari più profondi alle vette più alte. L’invisibilità di queste particelle ha reso difficile la loro percezione e, di conseguenza, la comprensione del danno che stanno causando.

L’impatto delle microplastiche non si limita solo agli oceani, ma si estende a terraferma, inquinando anche le risorse idriche e il suolo. “Sono in corso numerosi studi e ricerche su questa problematica, che ciconsentiranno di capire e misurare meglio la situazione. Certo, il fatto che ci siano plastiche all’interno dellestalattiti, fa un po’ impressione. È preoccupante, perché in questi luoghi così particolari le plastiche le portiamo noi, e poi le respiriamo anche…” ha affermato Coccioni, evidenziando come la contaminazione stia colpendo anche gli ambienti più remoti e apparentemente incontaminati. Questo solleva interrogativi inquietanti riguardo alla salute umana e alla sostenibilità degli ecosistemi naturali. Le microplastiche non solo influenzano la catena alimentare, ma possono avere effetti tossici sul sistema endocrino degli organismi marini e terrestri, minacciando la biodiversità e, di riflesso, la salute degli esseri umani.

Tecnologia come strumento per salvaguardare il pianeta

In questo contesto di crescente preoccupazione, la tecnologia emerge come un alleato cruciale nella lotta contro l’inquinamento da microplastiche. Seno ha dichiarato: “La tecnologia ci aiuta ad avere più informazioni, ce ne fornirà sempre di più capillari e di qualità sempre migliore.” I progressi nel campo del monitoraggio ambientale, tramite l’uso di droni, satelliti e tecniche di telerilevamento, hanno rivoluzionato la nostra capacità di analizzare e mappare la diffusione delle microplastiche, consentendo una raccolta di dati in tempo reale. Questi strumenti sono fondamentali per identificare le aree più colpite e le fonti di inquinamento, aprendo la strada a interventi mirati e strategie di recupero.

Tuttavia, come ha messo in guardia Coccioni, “Abbiamo bisogno di un’infrastruttura specifica, e tutto ciò comporta costi importanti, non si tratta solo del costo della tecnologia in sé, ma dobbiamo considerare anche il costo associato al lavoro del personale, alla formazione e alla raccolta dei dati” Questo sottolinea che, pur essendo la tecnologia una risorsa preziosa, è imperativo garantire che tutti i soggetti coinvolti abbiano accesso alle risorse necessarie per utilizzarla efficacemente. È cruciale quindi che le istituzioni e i governi investano in infrastrutture adeguate, affinché le tecnologie possano essere sfruttate al massimo delle loro potenzialità.

Accanto a ciò, la formazione e l’educazione si pongono come aspetti fondamentali. La tecnologia da sola non basta; è imperativo educare il personale e sensibilizzare il pubblico sui rischi legati alle microplastiche. “Se ci fosse più consapevolezza, più conoscenza, più divulgazione, probabilmente il pubblico reagirebbe in modo più energico, e sarebbe più vigile,” ha osservato Seno, rimarcando l’importanza di un approccio educativo integrato che coinvolga le scuole, le università e le istituzioni. Solo creando una coscienza collettiva possiamo stimolare l’azione necessaria per affrontare le sfide ambientali.

Eventi estremi e fenomeni meteomarini

Parallelamente al problema delle microplastiche, il cambiamento climatico sta dando origine a eventi estremi e fenomeni meteomarini sempre più frequenti e intensi. Seno ha spiegato: “Questo è un tema rilevante. Noi siamo nel mezzo del Mediterraneo e possiamo ben verificare cosa significa l’innalzamento medio delle temperature a scala planetaria di 1,5°C verso cui stiamo andando. Questo comporta una serie divariazioni climatiche per la nostra Penisola.” – ha continuato – “Il bel tempo estivo, con una temperatura piacevole, è sempre più spesso sostituito al sud da masse di aria africana che provocano calura e siccità. Al tempo stesso il nord è colpito da fenomeni meteorologici estremi, con piogge sempre più intense e frequenti. Un trend che diventa sempre più marcato. Pertanto, è fondamentale conoscere meglio questi fenomeni. La gente deve sapere come reagire, anche a livello di sicurezza e protezione personale.”

Coccioni ha dichiarato: “Molti pesci stanno scomparendo, come le triglie, ad esempio, e ne mangeremo sempre meno varietà. Queste specie stanno scomparendo perché non riescono a sopportare variazioni di temperatura così elevate. Una persona comune può pensare che un incremento di 1,5°C non faccia molta differenza, ma in realtà cambia tutta la chimica del nostro ambiente. Questo ha delle ripercussioni notevoli. Forse non ce ne accorgeremo subito, ma sicuramente, negli anni a venire, i giovani si renderanno conto che diventa difficile anche mangiare pesce, per esempio. È una situazione complessa e molto articolata.”

Le conseguenze di tali variazioni si manifestano in disastri naturali, inondazioni, tempeste e siccità prolungate, che non solo devastano gli ecosistemi, ma mettono anche a rischio la vita e i mezzi di sussistenza delle comunità. Il cambiamento climatico non è più una previsione futura, ma una realtà attuale che colpisce duramente le generazioni presenti.

Inoltre, le ricerche indicano che l’innalzamento del livello del mare e l’aumento della temperatura degli oceani sono interconnessi alla proliferazione delle microplastiche. “Ci sono dei microrganismi, sia in mare che nei laghi, che utilizzano le particelle di microplastica in sostituzione dei granelli di sabbia per costruire le loro case. Questo è, secondo me, un segno che bisogna agire immediatamente. Se non è solo l’uomo a utilizzare la plastica per costruire, ma addirittura anche la natura ne fa già uso, siamo davvero in una situazione critica” ha dichiarato Seno, evidenziando un paradosso inquietante.

Migliorare le comunicazioni scientifiche

Un aspetto critico emerso durante la discussione è la necessità di migliorare la comunicazione scientifica. Coccioni ha affermato: “Abbiamo tantissimi bravi scienziati in Italia. Ma, ancora oggi, il sapere resta chiuso dentro circoli troppo ristretti.” Seno ha concluso: “Se non iniziamo a comunicare in modo più divulgativo ed efficace, rischiamo di rimanere bloccati in questa situazione di inazione.” Eventi come la Settimana della Terra, in cui anche temi difficili vengono non banalizzati ma resi alla portata di tutti, sono fondamentali per combattere ad armi pari. Creano un terreno fertile per sviluppare una democrazia scientifica che possa attivarsi concretamente, promuovendo un’azione collettiva e consapevole

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