I prezzi del Petrolio frenano ancora, gravati dalle prospettive di un aumento della produzione in Arabia Saudita a partire da dicembre, ma anche in Libia, dove è previsto un ritorno alla normalità. A fine mattinata un barile di Brent del Mare del Nord, con consegna a novembre, perde il 2,98% a 71,29 dollari al barile, e un barile di Wti con la stessa scadenza cede il 3% a 67,54 dollari.
L’Arabia Saudita è pronta ad abbandonare il suo obiettivo non ufficiale di 100 dollari al barile di greggio, ha riferito il Financial Times, con un aumento della produzione a partire da dicembre. Aumento dell’offerta che significa “un calo prolungato dei prezzi“, stima Tamas Varga di Pvm. Se l’annuncio sarà confermato dal ministero dell’Energia saudita, segnerà un cambiamento nella politica all’interno dell’Opec+, con l’abbandono dei tagli volontari alla produzione.
All’inizio di settembre, otto paesi membri dell’Opec+, tra cui Arabia Saudita e Russia, hanno rinviato fino a dicembre i loro piani per porre fine ai tagli volontari aggiuntivi alla produzione di 2,2 milioni di barili all’anno. Inizialmente i barili ‘tagliati’ dovevano essere reintrodotti gradualmente a partire da ottobre. Il mercato quindi “già anticipa questo potenziale aumento della produzione“, indica Ole Hvalbye, analista della Seb, ma l’annuncio, confermando le aspettative del mercato, potrebbe provocare “nuove pressioni al ribasso sui prezzi“.
I prezzi sono sotto pressione anche per l’aspettativa di un aumento della produzione di Petrolio in Libia. A Piazza Affari, Saipem perde il 4,1%, Eni il 3,3%, Tenaris l’1,5%, con il settore energetico che in Europa lascia sul terreno il 3% circa.