Forte calo per le vendite di auto in Europa occidentale. Le immatricolazioni nei Paesi Ue, Efta e Regno Unito nel mese di agosto sono state 755.717, il 16,5% in meno dello stesso mese del 2023. Da inizio anno sono state vendute complessivamente 8.661.401, con una crescita dell’1,7% sull’analogo periodo del 2023. I dati sono dell’Acea, l’associazione dei costruttori europei. Pesa il forte calo delle auto elettriche pari nel mese di agosto al 36%, mentre considerando solo l’Unione Europea la flessione è del 43,9%.
“La continua tendenza alla contrazione della quota di mercato delle auto elettriche a batteria nell’Ue invia un segnale estremamente preoccupante all’industria e ai politici. I produttori automobilistici europei, riuniti in Acea, chiedono quindi alle istituzioni dell’Ue di presentare misure di soccorso urgenti prima che i nuovi obiettivi di CO₂ per auto e furgoni entrino in vigore nel 2025“. Lo afferma l’Acea in una nota. “Inoltre, esortiamo la Commissione Europea ad anticipare le revisioni della regolamentazione sulla CO₂ per veicoli leggeri e pesanti, attualmente previsti rispettivamente per il 2026 e il 2027, al 2025“.
“Ci mancano le condizioni cruciali – spiega l’Acea – per ottenere il necessario impulso alla produzione e all’adozione di veicoli a emissioni zero: infrastrutture di ricarica e rifornimento dell’idrogeno, nonché un ambiente produttivo competitivo, energia verde a prezzi accessibili, incentivi fiscali e di acquisto e un approvvigionamento sicuro di materie prime, idrogeno e batterie. Anche la crescita economica, l’accettazione dei consumatori e la fiducia nelle infrastrutture non si sono sviluppate a sufficienza. Di conseguenza, la transizione a emissioni zero è molto impegnativa, con crescenti preoccupazioni circa il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO₂ del 2025 per auto e furgoni. Le norme attuali non tengono conto del profondo cambiamento avvenuto nel clima geopolitico ed economico negli ultimi anni e l’incapacità intrinseca della legge di adattarsi agli sviluppi del mondo reale erode ulteriormente la competitività del settore. Ciò solleva la scoraggiante prospettiva di multe multimiliardarie, che potrebbero altrimenti essere investite nella transizione a emissioni zero, o di tagli inutili alla produzione, perdite di posti di lavoro e di un indebolimento della catena di fornitura e del valore europea in un momento in cui dobbiamo affrontare una concorrenza spietata. da altre regioni automobilistiche”. L’Acea spiega che “l’industria non può permettersi di aspettare la revisione delle normative sulla CO₂ nel 2026 e nel 2027″, ma ha bisogno “di un’azione urgente e significativa adesso per invertire la tendenza al ribasso, ripristinare la competitività dell’industria europea e ridurre le vulnerabilità strategiche.; Per i veicoli pesanti, una revisione anticipata sarà assolutamente fondamentale garantire che condizioni vitali come le infrastrutture per camion e autobus vengano potenziate in tempo. Siamo pronti a discutere un pacchetto di sgravi a breve termine per gli obiettivi di CO₂ del 2025 per auto e furgoni, nonché una revisione rapida, completa e solida delle normative sulla CO₂ sia per le auto che per i camion, oltre a una legislazione secondaria mirata, per avviare saldamente la transizione a emissioni zero e garantire il futuro industriale dell’Europa”.
Gli esperti: “auto elettriche in crisi, sta affondando il mercato”
Nel mese di agosto i risultati particolarmente negativi sono della Germania, maggior mercato auto dell’area, che su agosto 2023 accusa un calo del 27,8%, seguito da quelli della Francia (-24,3%) e dell’Italia (-13,4%), mentre più contenute sono le contrazioni degli altri due maggior mercati (-1,3% per il Regno Unito e -6,5% per la Spagna). Lo mette in evidenza il Centro Studi Promotor. La causa principale del crollo di agosto è da ricercarsi nella crisi dell’auto elettrica (Bev). In agosto nell’intera Europa Occidentale le immatricolazioni di auto elettriche accusano un calo del 36%, mentre considerando solo l’Unione Europea la contrazione è addirittura del 43,9% con cali del 68,8% in Germania, del 40,9% in Italia, del 33,1% in Francia e del 24,8% in Spagna, mentre il Regno Unito fa registrare una crescita (+10,8%) dovuta a forti sconti praticati dai concessionari per smaltire le giacenze di auto elettriche invendute. “E’ del tutto evidente – sostiene Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor – che, come da più parti viene richiesto, è assolutamente urgente che l’Unione Europea riveda la sua politica per la transizione energetica, causa tutt’altro che secondaria del fatto che, pur in presenza di un pieno recupero del calo del prodotto interno lordo generato dalla pandemia e dalle altre circostanze negative che l’hanno seguita, il mercato dell’auto dell’Europa Occidentale e in particolare quello dell’Unione Europea si è attestato intorno all’80% dei livelli ante-crisi. L’industria dell’auto europea è, tra l’altro, fortemente insidiata dalla concorrenza cinese che tende a conquistare quote sempre più importanti in Europa”.
Giorgia Meloni: “cambieremo il Green Deal”
Orsini alza la palla: “Il Green Deal è impregnato di troppi errori, la decarbonizzazione inseguita al prezzo della deindustrializzazione è una debacle“, dice il nuovo presidente di Confindustria, alla sua prima assemblea. Giorgia Meloni è lì per schiacciarla: “Lo ringrazio per essere stato chiaro sui risultati disastrosi frutto di un approccio ideologico, siamo impegnati per correggere queste scelte“, risponde qualche minuto dopo sul palco dell’Auditorium, in un intervento fiume applauditissimo dalla platea. Confindustria è sempre filogovernativa, ma la sintonia è coreografata ed evidente come mai in tempi recenti. Una consonanza quasi a tutto campo, che ha nell’opposizione alle politiche europee per la transizione il suo centro. Ed è con questa sponda industriale che ora Meloni vuole partire all’attacco del piano verde, simbolo della prima Commissione Von der Leyen”, si legge su La Repubblica. “(…) Lo stesso rapporto Draghi raccomanda di conciliare decarbonizzazione e competitività: che finora non sia successo si vede soprattutto nel settore dell’auto, dove lo stop al motore termico nel 2035 si accompagna a vendite elettriche al palo e all’avanzata dei produttori cinesi, mettendo a rischio l’intera filiera. “La storia e il mercato europeo dell’auto elettrica che stiamo regalando alla Cina parlano da soli“, ha detto Orsini, chiedendo quando verrà annunciato lo slittamento di quella fatidica data 2035. “Non possiamo aspettare il 2026“, ha risposto, dando il rinvio per scontato. Ma avvertendo che capitoleranno anche cemento, metalli e carta se il sistema europeo per prezzare le emissioni non verrà modificato, continua il giornale.