Energia, il Regno Unito vuole il carbonio europeo: le prospettive sullo stoccaggio della CO₂

Il Regno Unito vuole ospitare la CO₂ catturata in Europa, ma ci sono tanti ostacoli. Il punto della situazione e gli ultimi aggiornamenti
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Il Regno Unito vuole ospitare la CO₂ catturata dall’Europa nella sua nuova infrastruttura di stoccaggio, ma le sfide normative post-Brexit complicano la collaborazione con l’Unione europea. Martin Currie, responsabile commerciale e negoziale di Eni UK, spiega i piani dell’azienda per trasformare un pozzo di gas esaurito in un sito di stoccaggio di CO₂. “Operiamo qui da quasi 30 anni, è emozionante pensare che presto invertiremo il processo e rimetteremo dentro la CO₂“, ha detto ai giornalisti in visita al sito. Eni UK vuole che questo sito sulla costa occidentale dell’Inghilterra e altri nel Paese immagazzinino la CO₂ catturata nelle fabbriche e nelle centrali elettriche in tutta Europa. Currie ha affermato che “è nell’interesse di tutti“, in quanto “abbasserebbe i costi sia per gli emettitori del Regno Unito che per quelli dell’Unione europea“.

Contattato da Euractiv, Chris Davies, direttore dell’associazione di settore CCS Europe, ha concordato, affermando di non vedere “assolutamente alcuna ragione per cui sull’argomento non dovrebbero esserci discussioni in corso tra l’Ue e il Regno Unito“. Secondo Davies, “più siti sono disponibili, meglio è“, poiché ciò aumenterà la concorrenza e ridurrà i costi. I Paesi industrializzati in Europa stanno adottando la cattura e lo stoccaggio del carbonio (CCS) per decarbonizzare i settori “hard to abate“, come la produzione di calcestruzzo. Tuttavia, per raggiungere questa ambizione servono infrastrutture di stoccaggio di CO₂ significativamente più grandi. Il governo britannico non ha risposto ad una richiesta di commento. Tuttavia, il documento del governo “Vision” del dicembre 2023 afferma che il Paese dovrà immagazzinare la CO₂ catturata all’estero. Ad esempio, il Regno Unito ha firmato accordi bilaterali con Francia e Germania, che si impegnano a cooperare sul trasporto transfrontaliero della CO₂.

Come per molte altre questioni tra Ue e Regno Unito post-Brexit, il progetto è complicato. Il sistema di scambio di quote di emissione di carbonio (ETS) dell’Unione europea riconosce la CO₂ catturata se è immagazzinata in determinati siti, ma l’elenco non include quelli del Regno Unito. Di conseguenza, attualmente non esiste alcun business case per le aziende Ue per stoccare la CO₂ nel Regno Unito. Quando Euractiv ha chiesto se la Commissione sarebbe disposta a modificare l’ETS per riconoscere la CO₂ immagazzinata nel Regno Unito, un portavoce non ha commentato. Tuttavia, ha notato che l’ETS dell’Ue è aperto al collegamento con altri sistemi di scambio di quote di emissione, come è stato recentemente realizzato con la Svizzera. Se il collegamento dei sistemi di scambio offrirebbe la soluzione più completa, “il Regno Unito dovrebbe rinunciare ad un certo grado di controllo“, ha affermato Joël Reland, ricercatore del think tank UK in a Changing Europe. Reland ha aggiunto che “il Regno Unito dovrebbe sottomettersi alle decisioni della Commissione e non avrebbe il controllo su dove vanno le entrate“. Ciò rende difficile il collegamento dei sistemi di scambio, in quanto “si tratta di sfide politiche che potrebbero essere difficili da superare“. Ciononostante, vi sono delle alternative. La strategia di gestione del carbonio industriale dell’Ue per il 2024 considera specificamente lo stoccaggio della CO₂ europea in Paesi terzi senza un ETS collegato.

La strategia chiarisce che la Commissione è aperta a questa possibilità, se la CO₂ può essere immagazzinata in modo sicuro e permanente, purché non venga utilizzata per spingere fuori altro petrolio dal sottosuolo. In pratica, lo stoccaggio della CO₂ al di fuori dei confini Ue è implicito nella strategia di gestione del carbonio industriale dell’Europa. L’industria europea afferma che potrebbe catturare 80 megatoni di CO₂ all’anno entro il 2030, ma la strategia mira ad uno stoccaggio Ue sufficiente per ospitare solo 50 megatoni di CO₂ all’anno. I piani sono già in fase avanzata per catturare la CO₂ nei Paesi del Benelux e immagazzinarla in Norvegia, un Paese non Ue. In definitiva, il trasporto del carbonio Ue nel Regno Unito sarà considerato solo come parte della più ampia relazione Ue-Regno Unito. Per Currie, la questione è semplice: “c’è ancora molto su cui cooperare sul clima, sembra una cosa ovvia“. La Commissione resta più cauta, osservando che “l’Ue è impegnata in un programma positivo con il Regno Unito“, ma collegando fermamente questo fatto “al pieno rispetto e all’attuazione fedele e tempestiva degli accordi Ue-Regno Unito esistenti“.

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