Nel cuore delle remote terre della Groenlandia, una frana di proporzioni gigantesche ha scatenato un mega-tsunami che ha avuto ripercussioni non solo sulla geografia locale ma anche sul nostro pianeta. Questo straordinario evento, avvenuto nel fiordo di Dickson, è stato recentemente oggetto di uno studio approfondito pubblicato sulla rivista Science. Condotto da un team di scienziati del Geological Survey of Denmark and Greenland (GEUS) e dell’University College di Londra, lo studio svela dettagli inediti su un fenomeno che ha lasciato un’impronta significativa nelle dinamiche della crosta terrestre e nei modelli di previsione dei tsunami.
La frana catastrofica e il mega-tsunami
La frana che ha scatenato il mega-tsunami è avvenuta in una zona di difficile accesso, con un evento iniziale che ha visto il crollo di una cima montuosa alta 1,2 chilometri nel remoto fiordo di Dickson. La massa di roccia e ghiaccio, calcolata in circa 25 milioni di metri cubi, ha generato un’onda iniziale di 110 metri di altezza. Questa onda non si è semplicemente spostata verso il mare aperto, ma ha oscillato avanti e indietro lungo il fiordo per un periodo senza precedenti di nove giorni, creando una serie di onde successive che hanno colpito ripetutamente le pareti del fiordo.
Ripercussioni su tutto il pianeta
Il team di ricerca, guidato da Stephen Hicks e Kristian Svennevig, ha utilizzato un modello matematico avanzato per ricreare l’angolazione della frana, la struttura del fiordo e la dinamica dell’onda d’acqua. Questo modello ha rivelato che la massa d’acqua generata dalla frana si è spostata avanti e indietro ogni 90 secondi. Tale scoperta ha avuto un impatto diretto sulle registrazioni sismiche osservate in tutto il mondo, le quali hanno mostrato vibrazioni a livello della crosta terrestre.
L’analisi delle vibrazioni globali ha confermato che l’onda di tsunami generata dalla frana era di una portata e durata tali da influenzare i sismometri sparsi in tutto il pianeta. Questo fenomeno senza precedenti ha richiesto un approccio multidisciplinare e una combinazione di tecniche analitiche avanzate per essere compreso a fondo.
Il ruolo del ghiaccio
Gli esperti hanno identificato il fattore scatenante della frana nel progressivo assottigliamento del ghiaccio ai piedi della montagna. Questo indebolimento del ghiaccio ha ridotto il supporto strutturale per la parete rocciosa sovrastante, contribuendo al crollo massiccio. Stephen Hicks, uno dei ricercatori principali, ha osservato che “anche se sappiamo che i sismometri possono registrare una varietà di fonti sulla superficie terrestre, questi dati sono senza precedenti. Non era mai stata registrata un’onda sismica così duratura ed estesa.”
Il Coinvolgimento della Comunità Scientifica e l’Analisi Dati
Per affrontare la complessità del fenomeno, è stato necessario un impegno collettivo di 68 scienziati provenienti da 40 istituzioni in 15 paesi. Il team ha combinato dati sismografici, infrasuoni, misurazioni sul campo, immagini satellitari e simulazioni delle onde di tsunami. Inoltre, le immagini catturate dall’esercito danese, che ha ispezionato il fiordo pochi giorni dopo l’evento, hanno fornito ulteriori dettagli cruciali sull’area colpita dal crollo.
Kristian Svennevig ha commentato la difficoltà iniziale nell’identificare la fonte dei segnali sismici, sottolineando che “si trattava della prima frana associata a un’onda anomala in Groenlandia orientale“. Le scoperte hanno portato a una valutazione delle conseguenze del mega-tsunami che include anche danni significativi alla base di ricerca su Ella.
Thomas Forbriger, altro autore dell’articolo, ha sottolineato l’importanza di monitorare le regioni precedentemente considerate stabili a causa dei cambiamenti climatici. La frana e il mega-tsunami hanno messo alla prova i modelli numerici classici, che erano progettati per simulare solo poche ore di propagazione. La necessità di una risoluzione numerica senza precedenti per catturare l’evento di lunga durata ha aperto nuove strade nello sviluppo di metodi numerici per la modellazione delle onde anomale.