Heartland Institute e Negazionismo Climatico: come le aziende sfruttano la disinformazione per proteggere i loro interessi economici

Ci sono diversi interessi economici dietro il negazionismo climatico. Le industrie che producono o dipendono dai combustibili fossili spesso sostengono il negazionismo climatico per proteggere i loro interessi finanziari
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Ci sono diversi interessi economici dietro il negazionismo climatico. Le industrie che producono o dipendono dai combustibili fossili, come il carbone, il petrolio e il gas naturale, spesso sostengono il negazionismo climatico per proteggere i loro interessi finanziari.

Queste aziende possono finanziare campagne di disinformazione per creare dubbi sulla scienza del clima e minimizzare la percezione dei rischi legati al cambiamento climatico. Tra le società che ricevono finanziamenti per esaltare il negazionismo climatico spicca su tutti il Heartland Institute.

Il “The Heartland Institute” è un think tank conservatore statunitense noto per il suo scetticismo riguardo ai cambiamenti climatici e al riscaldamento globale. L’istituto sostiene che l’impatto umano sul cambiamento climatico sia esagerato e mette in discussione il consenso scientifico sulla gravità del riscaldamento globale.

Le posizioni scettiche del The Heartland Institute riguardo ai cambiamenti climatici derivano da una combinazione di motivazioni ideologiche, economiche e metodologiche. Ecco i principali motivi alla base del loro pensiero:

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Ideologia politica ed economica

Il The Heartland Institute è un think tank di orientamento libertario e conservatore. Questo significa che promuove una visione di governo limitato, libero mercato e riduzione dell’intervento statale. Di conseguenza, si oppone a politiche che richiedono una regolamentazione governativa più intensa, come le restrizioni sulle emissioni di gas serra o i programmi per la transizione energetica. Essi ritengono che le politiche per affrontare il cambiamento climatico portino a:
Aumento delle tasse: Le misure contro il cambiamento climatico spesso implicano tasse sul carbonio o incentivi per energie rinnovabili, che il Heartland Institute vede come un ostacolo alla crescita economica.
Regolamentazione eccessiva: L’istituto sostiene che normative più severe per ridurre le emissioni limitino la libertà economica e individuale, interferendo con il mercato libero.
Danno per l’economia: Ritengono che l’attuazione di politiche verdi potrebbe ridurre la competitività delle industrie tradizionali, in particolare quelle legate ai combustibili fossili, danneggiando l’economia e il tenore di vita delle persone.

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Interessi economici

Il Heartland Institute ha ricevuto finanziamenti in passato da aziende legate ai combustibili fossili, come la ExxonMobil e organizzazioni affiliate alle Koch Industries, un conglomerato industriale legato al petrolio. Questi legami hanno portato molti a ritenere che le loro posizioni siano influenzate dalla difesa degli interessi delle industrie che trarrebbero svantaggio da regolamentazioni sul clima, come il settore petrolifero, del gas e del carbone.

Sfiducia nei modelli climatici

L’istituto critica i modelli climatici utilizzati dalla comunità scientifica per prevedere il riscaldamento globale, sostenendo che siano inaffidabili o eccessivamente pessimisti. Essi affermano che:
Le previsioni sono troppo incerte: Il Heartland Institute spesso sottolinea le incertezze nelle previsioni climatiche e l’ampiezza delle possibili variazioni nei modelli.
Fenomeni naturali sottostimati: L’istituto sostiene che una parte significativa del cambiamento climatico possa essere dovuta a cause naturali (come le variazioni solari o l’attività vulcanica) piuttosto che all’attività umana.

Contesto storico di scetticismo scientifico

Il Heartland Institute è stato coinvolto in precedenti campagne di scetticismo scientifico, in particolare negli anni ’90 e 2000, quando minimizzava i rischi del fumo passivo per conto delle compagnie del tabacco. Questo approccio di contestazione del consenso scientifico consolidato si è successivamente esteso al cambiamento climatico.

Strategia di comunicazione e disinformazione

Alcuni critici sostengono che l’Heartland Institute utilizzi una strategia di “disinformazione”, simile a quella usata dalle industrie del tabacco, per creare confusione nel dibattito pubblico. Tra queste tattiche, si trovano:
Minimizzare il consenso scientifico: L’istituto sostiene che non ci sia un consenso reale tra gli scienziati sul cambiamento climatico, nonostante la grande maggioranza degli studi e delle organizzazioni scientifiche lo confermi.
Sostenere scienziati scettici: Promuove scienziati che contestano le conclusioni principali della climatologia contemporanea, dando loro una piattaforma e risorse per esprimere visioni alternative.

Ottimismo tecnologico

Il Heartland Institute è anche noto per promuovere una visione ottimistica secondo cui la tecnologia futura risolverà i problemi legati ai cambiamenti climatici, senza la necessità di politiche immediate e aggressive per ridurre le emissioni. Secondo loro, l’adattamento tecnologico sarà sufficiente per affrontare gli eventuali effetti negativi del riscaldamento globale.

In sintesi, le posizioni del The Heartland Institute sono motivate da un mix di ideologia libertaria, interessi economici legati ai combustibili fossili, scetticismo sui modelli scientifici, e un atteggiamento di sfida verso il consenso scientifico stabilito.

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