I Neanderthal erano più “umani” di noi?

I primi resti di Neanderthal vennero scoperti nel XIX secolo, inizialmente confusi con quelli di esseri umani moderni
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Sin dalla loro scoperta nel XIX secolo, i Neanderthal hanno sfidato le nostre percezioni dell’evoluzione umana, spesso etichettati come cugini brutali e pesantemente corporati degli Homo sapiens. Tuttavia, un numero crescente di ricerche suggerisce che, lontano dai nostri stereotipi, i Neanderthal erano esseri complessi, intelligenti e culturalmente ricchi. Ma cosa significa realmente questa affermazione? Erano forse più “umani” di noi?

La scoperta e la reinterpretazione dei Neanderthal

I primi resti di Neanderthal vennero scoperti nel XIX secolo, inizialmente confusi con quelli di esseri umani moderni. Fu solo nel 1856, grazie all’insegnante tedesco Johann Carl Fuhlrott, che le ossa vennero riconosciute come appartenenti a una specie umana estinta, situata in una grotta della Valle di Neander. Da allora, l’immagine dei Neanderthal è stata soggetta a una continua evoluzione.

All’inizio del XX secolo, la reputazione dei Neanderthal fu ulteriormente danneggiata dal paleontologo Marcellin Boule, che, analizzando lo scheletro di un individuo anziano noto come “La Chapelle-aux-Saints 1“, lo descrisse come un bruto curvo e idiota. Questo errore interpretativo contribuì a consolidare un’immagine distorta della specie, rendendola una sorta di simbolo della “primitività“. Paige Madison, scrittrice scientifica e storica della paleoantropologia, evidenzia come questa caratterizzazione spietata abbia influenzato la percezione dei Neanderthal fino ai giorni nostri.

Una nuova visione: empatia e comunità

Tuttavia, ricerche più recenti hanno riscritto la narrazione. Quando i ricercatori riesaminarono il fossile di Boule nel 1956, giunsero a conclusioni diverse: la curvatura della sua schiena era probabilmente dovuta all’osteoartrite, non a una conformazione “scimmiesca. Inoltre, la perdita di molti denti potrebbe suggerire che i Neanderthal si prendevano cura dei loro membri malati o disabili, evidenziando una capacità di altruismo e una vita comunitaria complessa.

Ricerche archeologiche hanno rivelato che i Neanderthal vivevano con disabilità e malattie degenerative, il che implica che dovevano ricevere supporto da altri per sopravvivere fino a un’età avanzata. Questa interazione sociale dimostra non solo un alto grado di intelligenza cognitiva, ma anche un’intelligenza emotiva superiore.

Inoltre, i Neanderthal seppellivano i loro morti, una pratica che risale a circa 120.000-100.000 anni fa, un periodo simile a quello degli Homo sapiens. Le sepolture potrebbero aver avuto un significato rituale, indicando una comprensione della morte e della mortalità. Alcuni archeologi hanno persino trovato resti di Neanderthal sepolti con polline, suggerendo la possibilità di un rituale funerario, anche se questa interpretazione rimane oggetto di dibattito.

Creatività e capacità artistiche

Un altro aspetto affascinante della vita dei Neanderthal è la loro capacità artistica. Nella Cueva de Ardales, in Spagna, sono state rinvenute pitture risalenti a circa 65.000 anni fa, realizzate con ocra, un pigmento di terra ricco di ferro. Altri esempi includono impronte di mani lasciate sulle pareti delle caverne, una forma di espressione che dimostra pensiero astratto e comunicazione simbolica.

Nasser Malit, professore associato di antropologia biologica, nel suo capitolo “I Neanderthal stanno finalmente diventando umani?” discute come le percezioni dei Neanderthal siano evolute nel tempo, evidenziando la loro capacità di empatia, creatività e coscienza.

La questione dell’umanità

Malit si interroga su cosa significhi realmente “umanità“. Se consideriamo che i Neanderthal, tecnicamente, appartengono al genere Homo, la domanda diventa se la loro capacità di compassione e creatività li renda più “umani” degli Homo sapiens. In effetti, gli studi suggeriscono che i Neanderthal possedevano una sensibilità e una complessità culturale che sfidano le nostre concezioni tradizionali.

Alcuni sostengono che le tendenze espansionistiche e violente degli Homo sapiens potrebbero aver avuto un ruolo nella scomparsa dei Neanderthal. In tal senso, si potrebbe argomentare che i Neanderthal fossero i “bravi ragazzi” e noi i “cattivi“.

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