Le malattie psichiatriche continuano a preoccupare, risultando tra le più diffuse tra bambini e adolescenti. Un’indagine lanciata dall’Associazione culturale pediatri (Acp) mette in evidenza un fenomeno allarmante: “dopo pandemia cresciuto del 60% autolesionismo in bambini e adolescenti“. In particolare, il suicidio si attesta come la seconda causa di morte in questa fascia di età.
Tendenze al suicidio
Durante il 36esimo Congresso nazionale dell’Acp, tenutosi a Jesolo, è emersa l’urgenza di inserire “nei bilanci di salute dei pediatri una indagine sulle tendenze al suicidio“. Stefano Vicari, professore ordinario di Neuropsichiatria infantile e direttore dell’Unità operativa complessa di Neuropsichiatria infantile dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, ha evidenziato la gravità della situazione: “Controllate i corpi di bambini e adolescenti, oggi iniziano a ‘tagliarsi’ in quinta elementare“.
L’emergenza sanitaria da Sars-CoV-2 ha amplificato un fenomeno già in crescita, con le consulenze psichiatriche passate da 250 nel 2013 a oltre 1850 negli ultimi anni. Vicari spiega: “il vero punto di svolta è stato il 2013. Durante quell’anno ci fu il crollo dei prezzi degli smartphone. Le nuove dipendenze, le dipendenze comportamentali, vedono il telefonino tra i fattori di rischio principali“. L’uso incontrollato di dispositivi mobili ha sottratto tempo alle attività ricreative e ha generato dipendenza, come documentato dai rapporti di Save the Children.
Le statistiche parlano chiaro: il fenomeno dell’autolesionismo si attestava a un 20-30% prima della pandemia, ora si arriva al 40%. Almeno il 10% dei bambini e il 18% degli adolescenti presenta un disturbo mentale, con le femmine maggiormente a rischio. “Il fenomeno va monitorato perché è il primo fattore di rischio per i tentati suicidi”, sottolinea Vicari, ribadendo l’importanza di indagare su pensieri suicidi e segni di autolesionismo nei bambini.
Vicari invita a una collaborazione forte tra pediatri e genitori, esortando a “promuovere la salute mentale” e a controllare regolarmente i dispositivi e i comportamenti dei propri figli. “Educate, date regole, non abbiate paura di dire di ‘no’ e abbiate voi per primi un uso responsabile dei device“, avverte lo specialista. Raccomanda inoltre di evitare l’uso del telefono durante i pasti e di “sfogliare” i propri figli per identificare segni di disagio.
Infine, Vicari esprime cautela riguardo all’introduzione degli smartphone: “Non darei uno smartphone prima dei 12 anni, e mai l’accesso ai social prima dei 14/16 anni“. Un chiaro appello a una maggiore attenzione verso la salute mentale dei giovani.