Sei persone sono morte a causa delle inondazioni e delle frane che hanno colpito il Giappone centrale negli ultimi due giorni. Durante il weekend, decine di fiumi hanno rotto gli argini, causando danni immensi in aree già danneggiate dal terremoto dell’1 gennaio 2024, che ha ucciso almeno 374 persone. L’Agenzia meteorologica giapponese (JMA) ha riferito di “piogge torrenziali di una portata senza precedenti”. Le precipitazioni hanno superato i 540mm tra sabato 21 e domenica 22 settembre a Wajima, le più forti precipitazioni continue registrate dall’inizio delle registrazioni nel 1976.
Secondo le autorità locali citate dalla NHK, due operai che lavoravano su una strada danneggiata dal terremoto di inizio anno sono stati trovati morti in seguito a una frana, mentre i loro colleghi sono riusciti a rifugiarsi in un tunnel. A Wajima, una città costiera della prefettura di Ishikawa, il corpo di un uomo è stato recuperato da un fiume. A Suzu, un’altra città della regione, una persona è stata trovata sotto le macerie della sua casa, sepolta da una frana. Due persone sono ancora disperse.
Oltre agli edifici allagati, numerose frane hanno bloccato le strade, mentre circa 6.200 abitazioni sono rimaste senza elettricità e almeno 1.700 case sono rimaste senza acqua corrente. “Nel giro di circa trenta minuti, l’acqua si è riversata sulla strada e ha raggiunto rapidamente la metà dell’altezza della mia auto”, ha raccontato all’AFP Akemi Yamashita, 54 anni, residente a Wajima. Le inondazioni hanno colpito molte case, tra cui otto centri abitativi temporanei a Wajima e Suzu, dove vivono ancora le vittime del terremoto di magnitudo 7.5 di quest’anno.
Le autorità locali della prefettura di Ishikawa, sulla costa del Mar del Giappone, hanno invitato circa 110.000 persone a evacuare, mentre la JMA ha emesso un allarme di massima emergenza per la regione. L’esercito è stato chiamato a sostenere l’intera regione rurale lungo il Mar del Giappone.
Piogge torrenziali anche in Corea del Sud: 1.500 persone evacuate
Le piogge torrenziali hanno investito anche la Corea del Sud nel weekend, causando danni diffusi e costringendo oltre 1.500 persone ad abbandonare le loro case. L’ondata di maltempo, che è stata particolarmente intensa tra il pomeriggio del 19 settembre e sabato 21 settembre, ha interessato dapprima l’isola di Jeju, al largo della costa meridionale del Paese, e poi il resto del territorio nazionale.
Le aree costiere delle province di Gyeongsang Settentrionale e Meridionale e le aree montuose di Jeju hanno registrato precipitazioni massime superiori a 500mm. Secondo il Quartier generale per i disastri e le contromisure di sicurezza, almeno 1.500 persone di 1.014 famiglie in sette città e 46 regioni sudcoreane sono state evacuate a causa di inondazioni e frane. Al momento non sono state segnalate vittime, ma i danni ad abitazioni, strade e altre infrastrutture delle reti di trasporto sono ingenti, con il blocco di decine di voli e navi e la chiusura di 22 parchi nazionali, 39 sottopassaggi, 3.061 aree fluviali e 38 strade.