Ha fatto molto discutere nelle scorse ore il rapporto dei magistrati della Corte dei conti francese in cui riaffermano la proprietà transalpina di uno dei monumenti più emblematici della capitale d’Italia, la scalinata di Piazza di Spagna, costruita all’inizio del XVIII secolo con fondi francesi e mantenuta fino alla fine del XX secolo dai Pieux Etablissements, di cui, scrivono “occorre confermare lo stato giuridico“.
Capolavoro di Francesco De Sanctis, inaugurato nel 1726, venne “costruito con fondi francesi e gestito fino alla fine dell’800 dai Pieux Etablissements“, che governano la chiesa di Trinità dei Monti, San Luigi dei Francesi e altri tesori che, secondo gli ispettori, sono gestiti in modo sciatto e negligente come riporta il quotidiano ‘Le Monde’.
E’ vero che la scalinata venne commissionata dal cardinale Pierre Guérin de Tencin e finanziata dal mecenate Etienne Gueffier (una targa a metà scalinata parla del ruolo del cardinale Melchiorre de Polignac nella realizzazione dell’opera), ma dalla fine dell’800 il monumento è stato gestito, restaurato e curato da Roma e dalle casse statali italiane. Per questo motivo il sovrintendente capitolino ai Beni culturali, Claudio Parisi Presicce, in una nota commenta la notizia scrivendo che “la Scalinata è un luogo monumentale e di altissimo valore artistico ma è anche un passaggio pubblico ed è quindi senza discussioni parte integrante di Roma capitale d’Italia“. Poi fa un po’ di chiarezza: “Su questa vicenda mi pare ci sia un po’ di confusione ed è importante innanzitutto separare le valutazioni della Corte dei Conti francese nei confronti dell’amministrazione dei ‘Pieux Etablissements de la France a Rome’ dalla gestione della scalinata di Trinità dei Monti che dal Novecento in poi è sempre stata mantenuta, restaurata e gestita in tutti gli aspetti dalle amministrazioni comunali di Roma. Solo nel periodo più recente – commenta – ricordo i due importanti restauri del 1995 e poi del 2014 e i continui interventi di manutenzione e ripristino effettuati sempre da Roma Capitale su uno dei luoghi più iconici della città, divenuto simbolo indiscusso della Roma moderna, frequentato giornalmente da migliaia di persone“. “Il rapporto tra la Scalinata e la Francia è una storia che ciclicamente si ripropone proprio perché per la sua realizzazione ci fu contributo economico francese, che comunque non coprì tutte le spese – aggiunge – ma anche in questo caso è una polemica senza fondamento perché non c’è nessuna pretesa da parte francese“.
Il chiarimento della Corte dei Conti francese: “nessuna rivendicazione sulla scalinata di piazza di Spagna”
“Sono davvero molto stupito che si possa interpretare e deformare il senso di un rapporto della Corte dei Conti francese che si rivolge ai francesi e in particolare ai ‘Pieux Etablissements’ per la loro gestione dei beni religiosi in Italia“: lo ha detto ieri sera il presidente della Corte dei Conti, Pierre Moscovici, interpellato dall’ANSA sulle polemiche su Trinità dei Monti seguite al rapporto sul patrimonio immobiliare gestito dalla Francia a Roma, tra cui le cinque chiese francofone. “Voglio tranquillizzare i nostri amici italiani – ha continuato Moscovici -: il rapporto chiede solo un chiarimento sulla situazione dei beni, e quando si chiarisce è sempre positivo“.
“A volte, nel corso della mia vita pubblica – ha continuato Moscovici – mi stupisco di quanto Francia e Italia si critichino così tanto a vicenda. E questo pur essendo così vicini da un punto di vista economico, culturale“. “Il rapporto della Corte dei Conti – ha detto ancora – non ha nulla a che vedere con rivendicazioni o altro, i giudici ritengono che i Pieux Etablissements debbano essere meglio gestiti, ma si rivolge ai francesi, che si occupano da secoli di quelle chiese e degli immobili annessi. Mi sembra irragionevole interpretare e deformare queste parole contenute nel rapporto. Poi – ammette – ci possono sempre sempre delle ambiguità ma la Corte chiede un chiarimento della situazione come amministratore. Insomma, non c’è e non ci potrebbe essere in un rapporto della Corte dei Conti alcuna intenzione di fare qualcosa di quei beni gestiti per secoli, nessuna intenzione di privatizzare, o di svuotare del significato che quegli immobili hanno. I giudici chiedono soltanto che quegli antichi accordi tra Francia e Santa Sede siano oggi chiariti. Si tratta di accordi di secoli fa, che devono adattarsi al tempo presente. Insomma, l’obiettivo è mettere d’accordo il diritto con i fatti“.