La prima persona uccisa da un robot è morta molto prima di quanto si pensi

Nel corso degli anni, il numero di incidenti mortali legati ai robot è continuato a crescere
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Il 25 gennaio 1979, un tragico evento ha segnato la storia della robotica industriale: Robert Williams, un operaio di 25 anni della Ford Motor Company, è stato ucciso da un robot. Questa morte è stata la prima di una serie di incidenti mortali legati ai sistemi robotici e automatizzati, evidenziando la necessità urgente di norme più rigorose e di una maggiore consapevolezza dei rischi associati all’uso di macchine avanzate nelle fabbriche.

Il tragico incidente di Robert Williams

Robert Williams lavorava presso l’impianto di fusione della Ford a Flat Rock, Michigan, un sito noto per l’integrazione di tecnologie avanzate nelle sue linee di produzione. Quel giorno, il suo compito era di supervisione e intervento su un sistema robotico incaricato di spostare getti di metallo e altri materiali. La macchina, tuttavia, stava lavorando più lentamente del solito, suggerendo un malfunzionamento.

Williams, cercando di risolvere il problema, è salito su una scaffalatura al terzo piano per esaminare il sistema da una prospettiva migliore. Mentre era al lavoro, un braccio robotico ha erroneamente identificato l’uomo come un oggetto da spostare e lo ha schiacciato con una forza letale. I documenti legali indicano che il robot ha continuato a operare per 30 minuti dopo la morte di Williams, finché i suoi colleghi non hanno scoperto l’accaduto. La macchina, infatti, non aveva un meccanismo di rilevamento in grado di identificare la presenza di un corpo umano e interrompere le sue operazioni.

Implicazioni legali

La tragedia di Williams ha avuto ripercussioni legali significative. Nel 1983, la famiglia di Williams ha citato in giudizio la Litton Industries, produttore del robot, sostenendo che il dispositivo mancava di adeguati dispositivi di sicurezza nelle aree in cui operava con grande forza. Questo processo legale ha portato a un risarcimento di 10 milioni di dollari, un’importo senza precedenti per lesioni personali all’epoca. Nel 1984, il risarcimento è stato aumentato a 15 milioni di dollari, a seguito di ulteriori spintoni legali.

L’avvocato della famiglia, Paul Rosen, ha sottolineato l’importanza della giustizia per Williams: “Penso che dobbiamo stare molto attenti a non tornare indietro al tipo di nozioni che avevamo durante la rivoluzione industriale, che le persone sono sacrificabili.” Questa dichiarazione ha messo in luce il problema più ampio della sicurezza sul lavoro in un’era in cui le tecnologie emergenti stavano diventando sempre più predominanti.

Incidenti mortali

La morte di Robert Williams non è stata un evento isolato. Solo due anni dopo, nel 1981, un tragico incidente simile ha avuto luogo in Giappone. Kenji Urada, un operaio di 37 anni presso lo stabilimento Kawasaki Heavy Industries di Akashi, è stato ucciso da un braccio robotico mentre cercava di riparare un robot malfunzionante. Urada aveva accidentalmente bypassato una barriera di sicurezza e, una volta attivato il robot, è stato spinto contro una macchina operatrice dal braccio meccanico, morendo sul colpo.

L’incidente di Urada ha evidenziato ulteriormente le vulnerabilità dei sistemi di sicurezza e la necessità di una protezione adeguata per i lavoratori. Questo caso, come quello di Williams, ha dimostrato che le tecnologie avanzate possono comportare rischi significativi se non sono gestite e monitorate correttamente.

Robotica ed incidenti

Nel corso degli anni, il numero di incidenti mortali legati ai robot è continuato a crescere. Uno studio del 2023 ha identificato almeno 41 incidenti mortali negli Stati Uniti tra il 1992 e il 2017, con una particolare concentrazione nel Midwest, una regione storicamente associata all’industria pesante e alla produzione. Questo aumento degli incidenti riflette non solo la diffusione della robotica nelle linee di produzione, ma anche le sfide persistenti nella progettazione e nella gestione dei sistemi automatizzati.

Le sfide dell’intelligenza artificiale

L’idea di una morte causata da un robot solleva questioni legali e morali complesse. Con l’avvento dell’intelligenza artificiale (AI), queste sfide si sono amplificate. Oggi, la maggior parte degli esperti concorda sul fatto che gli esseri umani sono i veri responsabili per le macchine e i sistemi di AI che creano. Gli sviluppatori e le aziende devono essere considerati i responsabili ultimi delle azioni delle loro creazioni, non i robot stessi.

Tuttavia, l’espansione e la sofisticazione dell’intelligenza artificiale pongono domande sempre più complicate. Con sistemi che diventano autonomi e capaci di prendere decisioni complesse, i confini della responsabilità potrebbero diventare meno chiari. Se un robot o un sistema di AI causa un danno, è responsabilità del progettista, del produttore, o dell’utente? E come possiamo garantire che i sistemi automatizzati operino in modo sicuro e controllato?

Il futuro della sicurezza robotica

Guardando al futuro, è essenziale sviluppare e implementare regolamenti che affrontino le sfide emergenti nel campo della robotica e dell’intelligenza artificiale. È necessario stabilire norme più rigide per garantire che le tecnologie automatizzate siano progettate e gestite in modo da prevenire incidenti e garantire la sicurezza dei lavoratori.

Inoltre, sarà cruciale promuovere una cultura della sicurezza che non solo risponda agli incidenti, ma lavori proattivamente per prevenirli. Questo implica investire in formazione adeguata per i lavoratori, aggiornare le tecnologie di sicurezza e promuovere la responsabilità tra gli sviluppatori e i produttori di sistemi automatizzati.

La morte di Robert Williams, pur avvenuta più di 45 anni fa, continua a servire da monito per l’industria e la società. Essa ci ricorda che, mentre la tecnologia avanza, è nostro compito garantire che le innovazioni non compromettano la sicurezza e il benessere degli individui. Solo con un impegno costante per la sicurezza e la responsabilità possiamo sperare di evitare tragedie simili in futuro e di creare un ambiente di lavoro più sicuro e giusto per tutti.

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