Le “città di 15 minuti” non esistono: infranto il sogno metropolitano | VIDEO

L'analisi ha mappato circa 10.000 città in tutto il mondo, scoprendo una significativa variazione nella percentuale di popolazione che vive entro 15 minuti di accesso ai servizi essenziali
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Negli ultimi anni, il concetto di “città di 15 minuti” ha guadagnato crescente attenzione nel dibattito sulla pianificazione urbana, rappresentando una visione ambiziosa di una città più sostenibile, accessibile ed equa. Tuttavia, uno studio recente pubblicato su Nature Cities ha sollevato importanti questioni sulla fattibilità di trasformare le attuali metropoli in città di 15 minuti, sottolineando le sfide logistiche e infrastrutturali che accompagnano questo modello. Lo studio, condotto da Matteo Bruno e colleghi, ha sviluppato una piattaforma web per mappare la vicinanza ai servizi essenziali in oltre 10.000 città globali, rivelando che solo una piccola frazione di queste città si avvicina effettivamente al modello ideale.

Cos’è una città di 15 minuti?

Il concetto di città di 15 minuti, proposto dall’urbanista franco-colombiano Carlos Moreno, suggerisce che le città possono funzionare in modo più efficiente e inclusivo se i servizi essenziali – come scuole, negozi, uffici, strutture sanitarie e spazi pubblici – sono accessibili entro 15 minuti di viaggio a piedi, in bicicletta o con i mezzi pubblici. Questo modello punta a ridurre la dipendenza dall’automobile, promuovere uno stile di vita più sano e sostenibile e migliorare la qualità della vita, consentendo ai residenti di accedere facilmente a tutto ciò di cui hanno bisogno senza dover percorrere lunghe distanze.

città di 15 minuti
Credit: Matteo Bruno

La città di 15 minuti mira anche a ridurre le disuguaglianze sociali ed economiche tra i centri urbani e le periferie, rendendo i servizi più distribuiti e accessibili. In teoria, questo ridurrebbe anche l’impatto ambientale, riducendo le emissioni di carbonio derivanti dagli spostamenti e creando comunità più resilienti.

La realtà attuale delle città globali

Nonostante la forte attrazione esercitata da questa idea, lo studio di Bruno e colleghi ha evidenziato che la maggior parte delle città è ancora ben lontana dall’adozione di questo modello. La piattaforma web sviluppata dai ricercatori utilizza dati provenienti da fonti open source come GeoPandas e OpenStreetMap per calcolare la distanza media tra i cittadini e i servizi essenziali nelle varie aree urbane.

L’analisi ha mappato circa 10.000 città in tutto il mondo, scoprendo una significativa variazione nella percentuale di popolazione che vive entro 15 minuti di accesso ai servizi essenziali. Le città sono state analizzate in base a nove categorie principali di servizi: attività all’aperto, apprendimento, forniture, cibo, trasporti, attività culturali, esercizio fisico, servizi e assistenza sanitaria.

Credit: Matteo Bruno

Le città che mostrano la più alta concentrazione di servizi accessibili nelle immediate vicinanze tendono a essere quelle con una forte infrastruttura di trasporto pubblico, una rete di quartieri ben sviluppata e una cultura orientata verso il trasporto non motorizzato. Esempi includono Parigi, che ha recentemente intrapreso politiche ambiziose per promuovere il trasporto su bicicletta e ridurre l’uso delle auto, e Tokyo, famosa per la sua efficienza nei trasporti pubblici e la densità dei servizi in centro.

Centri urbani vs. periferie: Una questione di disuguaglianza

Una delle scoperte più rilevanti dello studio è stata la significativa disparità tra i centri cittadini e le aree periferiche. Nelle grandi metropoli, la vicinanza ai servizi essenziali è generalmente più elevata nei centri urbani, dove l’infrastruttura è più densa e concentrata. Invece, le periferie, spesso caratterizzate da una bassa densità abitativa e una forte dipendenza dalle automobili, risultano molto meno attrezzate per sostenere un modello di città di 15 minuti.


Ad esempio, città come Atlanta, negli Stati Uniti, soffrono di un’elevata frammentazione urbana e di una dipendenza strutturale dall’auto privata, il che rende la realizzazione di una città di 15 minuti quasi impraticabile. Al contrario, città europee come Parigi stanno investendo pesantemente per trasformare i loro spazi urbani, riducendo le aree dedicate alle automobili e migliorando l’accessibilità pedonale e ciclabile.

Le sfide di una transizione verso la città di 15 minuti

Lo studio sottolinea come la trasformazione delle città attuali in città di 15 minuti richieda un massiccio ripensamento della pianificazione urbana. Per molte città, questo significherebbe trasferire una grande quantità di servizi esistenti o, più problematicamente, aggiungerne di nuovi in aree scarsamente servite. La creazione di infrastrutture necessarie per supportare una città di 15 minuti richiede investimenti significativi in termini di trasporti, edilizia, servizi pubblici e spazi verdi.

Un altro ostacolo è la dipendenza culturale dalle automobili, che in alcune città è radicata e difficile da modificare. In molte aree, specialmente negli Stati Uniti e in alcuni paesi emergenti, l’infrastruttura è stata costruita attorno all’uso dell’automobile, e il trasporto pubblico è scarso o inefficiente. Questo rende la realizzazione di una città di 15 minuti una sfida molto più complessa rispetto a città più dense e compatte come quelle europee o giapponesi.

Il ruolo dei dati aperti e le limitazioni

La piattaforma web utilizzata nello studio si basa su dati aperti, il che rappresenta un vantaggio in termini di trasparenza e accessibilità, ma presenta anche alcune limitazioni. Ad esempio, in molte città – specialmente in aree meno sviluppate o remote – la mancanza di dati dettagliati può compromettere l’accuratezza delle analisi. Ciò significa che alcune città potrebbero risultare sottorappresentate o sovrastimate rispetto alla loro reale capacità di fornire servizi essenziali entro 15 minuti.

Inoltre, l’analisi non tiene conto di variabili importanti come le differenze climatiche o le specificità culturali che potrebbero influenzare il comportamento dei cittadini in termini di mobilità e accesso ai servizi. In alcune regioni, ad esempio, le condizioni climatiche estreme potrebbero rendere meno praticabile il camminare o il ciclismo per tutto l’anno, mentre in altre città, fattori culturali come le norme sociali potrebbero influenzare la scelta dei mezzi di trasporto.

Prospettive e ricerche futuure

Lo studio di Bruno e colleghi rappresenta un importante punto di partenza per comprendere quanto le città siano vicine a realizzare il concetto di città di 15 minuti, ma lascia anche aperte numerose domande. Gli autori concludono che è necessaria una ricerca più approfondita per comprendere le sfide e le opportunità specifiche per diverse aree geografiche e culturali.

Una delle aree chiave per ulteriori ricerche è come le variazioni climatiche e ambientali possano influenzare la progettazione delle città di 15 minuti. Inoltre, sarà essenziale esplorare come le politiche pubbliche e gli investimenti possano essere utilizzati per incentivare lo sviluppo di infrastrutture sostenibili e ridurre le disuguaglianze nell’accesso ai servizi tra centri urbani e periferie.

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