Studio su microplastiche nel cervello: trovate nel bulbo olfattivo umano

In 8 campioni su 15, lo studio ha rivelato particelle e fibre di diverso tipo e dimensione
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Non solo fegato, polmoni, intestino, placenta, sperma: un nuovo studio ha rilevato la presenza di microplastiche anche nel cervello. Attraverso una speciale analisi, un team di scienziati le ha trovate in 8 bulbi olfattivi su 15 analizzati, più della metà. Le forme predominanti erano particelle e fibre e il polipropilene il polimero più comune, spiegano gli autori del lavoro, ricercatori di diversi centri e atenei, Freie Universität di Berlino in Germania, University of São Paulo e Brazilian Center for Research in Energy and Materials (Cnpem) di San Paolo in Brasile. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista ‘Jama Network Open’.

La presenza di microplastiche nel bulbo olfattivo umano – spiegano gli autori dello studio – suggerisce che “la via olfattiva sia una potenziale via di ingresso per le microplastiche nel cervello“, ipotesi che evidenzia la “necessità di ulteriori ricerche sui loro effetti neurotossici e sulle implicazioni per la salute umana”. Anche perché l’inquinamento da microplastiche “e la sua ubiquità” è un problema emergente sia per l’ambiente che per la salute e sta diventando “una preoccupazione diffusa”.

Queste particelle sono state rilevate in vari tessuti umani e in vari organi come appunto polmoni, intestino crasso e tenue, fegato, placenta, testicoli, sperma e flusso sanguigno, elencano gli scienziati. “Ma a nostra conoscenza, non sono stati pubblicati studi che ne segnalino la presenza nel cervello umano”, elemento che solleverebbe “importanti interrogativi sui potenziali effetti neurotossici e sui meccanismi con cui le microplastiche riuscirebbero a raggiungere i tessuti cerebrali”.

I risultati dello studio

Gli autori hanno analizzato i bulbi olfattivi di 15 persone decedute, utilizzando il metodo della cosiddetta ‘spettroscopia ad infrarossi a trasformata di Fourier’ durante le autopsie di routine del medico legale. Le procedure di campionamento sono state eseguite al São Paulo City Death Verification Service, con analisi di laboratorio effettuate nel Brazilian Synchrotron Light Laboratory (Lnls). Le persone esaminate erano adulti residenti a San Paolo da più di 5 anni, che non avevano mai subito interventi neurochirurgici. In totale 15 persone, 12 maschi e 3 femmine, con età dai 33 ai 100 anni (media 69,5 anni). L’analisi dei dati è stata eseguita nell’aprile 2024.

Nei bulbi olfattivi in cui sono state rilevate le microplastiche – 8 in totale – sono state identificate 16 tipologie di polimeri sintetici, il 75% erano in formato particella e il 25% fibre. Il polimero più comunemente rilevato era il polipropilene (43,8%). Le dimensioni delle microplastiche variavano da 5,5 a 26,4 micrometri per le particelle e la lunghezza media delle fibre era di 21,4 micrometri.

Le potenziali via di ingresso

Colpisce la presenza di questi materiali a livello di tessuti cerebrali. La barriera ematoencefalica ​​- osservano gli esperti – è probabilmente un importante fattore limitante per l’accesso delle microplastiche al cervello umano tramite la via ematogena. “Nonostante ciò, alcuni studi sugli animali hanno dimostrato che le microplastiche possono compromettere” questa barriera “e raggiungere il cervello tramite ingestione orale, con conseguenti effetti neurotossici”.

Un altro potenziale sito di ingresso per le micro e nanoplastiche nel cervello umano è il percorso olfattivo, come sembra suggerire anche questo studio. Una via che coinvolge i neuroni olfattivi nel naso, deputati a trasmettere informazioni sugli odori al sistema olfattivo centrale del cervello. “Gli assoni olfattivi attraversano la lamina cribrosa”, una porzione dell’osso etmoide, “e raggiungono i bulbi olfattivi”, che sono collegati al sistema limbico del cervello. “Ed esistono diversi livelli di evidenza che suggeriscono che il percorso olfattivo potrebbe consentire la traslocazione di particelle esogene al cervello”, fanno presente gli esperti.

Necessarie ulteriori ricerche

La serie di casi esaminati dagli autori dello studio fornisce dunque prove della presenza delle microplastiche nel bulbo olfattivo umano. E per gli esperti questo dato evidenzia la necessità di approfondire e indagare su questo fenomeno. Servono “ulteriori ricerche sulle implicazioni per la salute dell’esposizione alle microplastiche, in particolare per quanto riguarda la neurotossicità e la loro potenziale capacità di bypassare la barriera emato-encefalica“, concludono gli autori dello studio.

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