Il settore dell’automotive, con l’obiettivo di emissioni zero entro il 2035, è stato al centro dell’azione del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, durante il Consiglio Competitività di oggi a Bruxelles. Dopo alcuni incontri con altri ministri UE, tra cui spicca quello con il ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck, tenuto ieri in videoconferenza, Urso ha cercato ulteriori sostegni per la richiesta italiana di anticipare ai primi mesi del 2025 la clausola di revisione del regolamento sulle emissioni di CO₂ delle autovetture e dei veicoli leggeri. “Credo che ci sia una sufficiente maggioranza di Paesi che si prepara a chiedere, con il documento che stiamo predisponendo, un anticipo nell’esercizio della clausola di revisione già prevista per la fine del 2026, affinché si possa decidere prima e in un tempo congruo“, ha dichiarato Urso in un punto stampa al termine del Consiglio di Bruxelles.
Numerosi incontri bilaterali sono stati svolti a margine dei lavori, tra cui quelli con il ministro della Spagna per Industria e Turismo, Jordi Hereu, con il ministro austriaco del Lavoro e dell’Economia, Martin Kocher, con il ministro dei Paesi Bassi per l’Economia, Dirk Beljaarts, con il ministro dell’industria della Romania, Stefan-Radu Oprea, con il ministro dell’industria di Malta, Silvio Schembri, e con il vice ministro polacco per lo Sviluppo Economico e la Tecnologia, Ignacy Nemczycki.
Raggiungere il target di CO₂
“In tutti i bilaterali è stata evidenziata una convergenza sulla necessità di un intervento, raccogliendo anche le indicazioni del report Draghi, e si è registrato un largo consenso sull’opportunità di anticipare l’esercizio della clausola di revisione del regolamento CO₂ ai primi mesi del 2025, passaggio necessario per rivedere e rafforzare per tempo il percorso per il raggiungimento dei target del regolamento. Proposta che sarà uno dei pilastri del ‘non paper’ che l’Italia condividerà con altri Paesi nelle prossime settimane“, ha sottolineato Urso, citando – tra i favorevoli – Romania, Slovacchia, Lettonia, Malta, Cipro, Polonia e Repubblica Ceca. Inoltre, “ho parlato con la Spagna e la Germania“, ha poi aggiunto. “Noi proporremo il primo semestre del 2025” per decidere “quello che è necessario fare, insieme, per raggiungere i target che ci siamo prefissi, intendo quelli del 2035 e quelli del 2050. Se proseguiamo con questo passo, non raggiungeremo l’obiettivo, ma creeremo un deserto industriale nel nostro continente“, ha specificato parlando ai giornalisti.
Tuttavia, non tutti i Paesi sembrano essere d’accordo con il ministro italiano. Germania e Spagna, infatti, hanno espresso la volontà di mantenere la data del 2035 come limite per lo stop all’immatricolazione di veicoli a combustione. “La nostra opinione è mantenere l’ambizione e rinforzare gli strumenti per ottenere questo obiettivo“, ha dichiarato il ministro spagnolo dell’Industria e del Turismo, Jordi Hereu I Boher, al suo arrivo a Bruxelles. “La Germania non vuole indebolire le norme sul clima“, ha invece affermato il sottosegretario al ministero dell’Economia tedesco, Sven Giegold. “Per noi gli obiettivi climatici sono fondamentali. Il nostro obiettivo non è mettere in discussione l’eliminazione graduale del motore a combustione e non chiediamo nuovi biocarburanti, che, se si calcola bene, non sono neutrali dal punto di vista climatico e producono gas serra dal suolo. Ciò di cui abbiamo bisogno è la neutralità tecnologica, ma per soluzioni a zero emissioni di carbonio anche per le automobili“, ha aggiunto. La revisione, ha poi specificato, deve avvenire, “ma necessita prima di dati” per essere effettuata. “Abbiamo avuto un colloquio amichevole con il ministro Urso, ma non siamo dello stesso spirito. Non abbiamo l’obiettivo della revisione del target del 2035“, ha concluso.
“Nessuna incomprensione”
Smentendo ogni incomprensione, Urso ha dichiarato: “Non c’è stata nessuna incomprensione. Abbiamo parlato delle misure” proposte dall’Italia e Habeck “ha ribadito che per loro il target 2035 deve rimanere l’obiettivo, la bandiera“. “Noi stiamo parlando di una via maestra, che prevede eventualmente il mantenimento dell’obiettivo, ma anche di creare le condizioni per raggiungere quell’obiettivo, che vanno create anticipando la clausola di salvaguardia per la revisione“, ha concluso.
Secondo Urso, le condizioni per il raggiungimento di tali obiettivi sono chiaramente indicate nel report sul futuro della competitività europea di Mario Draghi, che rappresenta la base per le linee guida della proposta italiana per una nuova politica industriale europea, in particolare per il settore automotive. Durante il suo intervento, il ministro ha sostenuto l’introduzione di un “European Automotive Act“.
Come ha più volte spiegato, per raggiungere l’obiettivo dello stop ai motori endotermici al 2035, è necessario istituire un fondo di sostegno per l’intera filiera e per i consumatori che acquistano vetture elettriche prodotte in Europa, adottare un approccio che favorisca la neutralità tecnologica, riconoscendo un ruolo importante ai biofuels, agli e-fuels e all’idrogeno, e definire una strategia per garantire l’autonomia europea nella produzione di batterie, utilizzando materie prime critiche estratte e lavorate nel continente.
La proposta di Urso
“Il rischio concreto che corre il settore è la scomparsa di interi segmenti industriali e la distruzione di numerosi posti di lavoro. Se non interveniamo subito, tra qualche mese troveremo in piazza gli operai dell’industria europea, così come avvenuto qualche mese fa con gli agricoltori“, ha ribadito nel suo intervento al Consiglio. “È necessario, come dice Draghi, affrontare la tematica senza paraocchi, senza ideologie, ma con una visione di neutralità tecnologica. Altrimenti l’Europa non reggerà la sfida“, ha concluso parlando ai giornalisti.
La proposta sulla politica industriale di Urso include anche altri settori strategici per la competitività europea, come l’acciaio e la chimica. Riguardo alla siderurgia, la proposta italiana sottolinea come gli obiettivi previsti dal Regolamento Cbam, che entrerà in vigore nel 2026, non debbano compromettere la competitività delle imprese europee, questione sollevata anche da altri Paesi produttori nel corso del Consiglio. Nella proposta italiana, si evidenzia che “è necessario garantire che la decarbonizzazione per le industrie ad alta intensità energetica, particolarmente esposte al commercio internazionale, sia sostenibile dal punto di vista produttivo“. In coerenza con il report Draghi, Urso ha inoltre proposto la creazione di un “Fondo per la Competitività” a supporto di tutti i settori coinvolti nelle transizioni in atto. Tuttavia, il tempo per le decisioni stringe, come ha ribadito il ministro Urso a più riprese nel corso della giornata.
Il rapporto di Draghi
Ad ogni modo, il rapporto Draghi è una base per l’Europa da cui partire per mantenere la competitività necessaria all’ambiente imprenditoriale comunitario, ma per il settore automotive e per l’anticipazione della clausola di revisione, sarà necessario convincere la Commissione europea a procedere con una proposta. Solo due giorni fa, un portavoce della Commissione europea ricordava che gli obiettivi di riduzione delle emissioni cambieranno gradualmente nel corso degli anni. Lo stop ai motori termici al 2035, tuttavia, deve essere preso in considerazione. “Quindi, il 2026 è il momento in cui la clausola di revisione è stata fissata nella legislazione, e per adesso è una data appropriata“, aveva precisato il portavoce UE. Per il cambiamento della norma, o parti di essa, aveva poi chiarito, la Commissione ha diritto di iniziativa legislativa: “In teoria dovremmo presentare una proposta per modificare qualsiasi parte di un atto legislativo, che dovrebbe essere decisa con i co-legislatori“.
Quindi con gli Stati membri e il Parlamento europeo. Sarà necessario attendere per capire se la richiesta italiana e la spinta all’accelerazione dei tempi di revisione richiesta da Urso saranno accettate. In caso contrario, ha avvertito lo stesso ministro, “sarà impossibile mantenere gli impegni previsti nel regolamento“, e per il governo italiano l’alternativa “dovrebbe essere quella di posticipare il passaggio all’elettrico“.