Papa Francesco: “preghiamo affinché scienza trovi cura per l’Alzheimer”

Un post su X di Papa Francesco in occasione della Giornata Mondiale dell'Alzheimer: "preghiamo affinché la scienza trovi una soluzione"
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Preghiamo insieme affinché la scienza medica possa offrire presto prospettive di cura per l’Alzheimer, e perché si attivino sempre più interventi a sostegno dei malati e delle loro famiglie“. Lo scrive il Papa su X nel giorno in cui si celebra la Giornata Mondiale dell’Alzheimer.

La malattia di Alzheimer è una patologia neurodegenerativa progressiva che colpisce il cervello, rappresentando la forma più comune di demenza. La demenza è un termine generale che descrive una serie di sintomi che influenzano la memoria, il pensiero e le abilità sociali in modo abbastanza grave da interferire con la vita quotidiana. L’Alzheimer, nello specifico, è caratterizzato dalla progressiva perdita delle funzioni cognitive, a partire dalla memoria, e si manifesta principalmente nelle persone anziane, anche se può insorgere in rari casi prima dei 65 anni (forma precoce).

Sintomi principali

I sintomi dell’Alzheimer si sviluppano gradualmente e peggiorano nel tempo. Tra i principali sintomi troviamo:

  1. Perdita di memoria: Uno dei segni più comuni è la dimenticanza di informazioni apprese di recente, eventi importanti, nomi o date. Inizialmente, questo potrebbe sembrare normale, ma col tempo diventa più frequente e grave.
  2. Difficoltà nel pianificare o risolvere problemi: Le persone affette da Alzheimer possono avere difficoltà a seguire piani o lavorare con numeri, come ad esempio seguire una ricetta o gestire le finanze domestiche.
  3. Confusione con tempi e luoghi: Chi soffre di Alzheimer può perdere il senso del tempo, dimenticare dove si trova o come è arrivato in un determinato posto.
  4. Problemi di linguaggio: Difficoltà a seguire o partecipare a conversazioni, trovare le parole giuste o chiamare oggetti con nomi errati.
  5. Spostamento di oggetti: Gli oggetti vengono spesso posizionati in posti insoliti, e chi è affetto dalla malattia può avere difficoltà a ricostruire i passaggi per ritrovarli.
  6. Cambiamenti nell’umore e nella personalità: Le persone affette possono diventare confuse, sospettose, depresse, paurose o ansiose, soprattutto in situazioni che sono fuori dalla loro zona di comfort.

Cause e fattori di rischio

Le cause esatte dell’Alzheimer non sono completamente comprese, ma la ricerca indica che è il risultato di una combinazione di fattori genetici, ambientali e legati allo stile di vita. Tra i principali fattori di rischio troviamo:

  • Età avanzata: Il rischio aumenta significativamente dopo i 65 anni.
  • Storia familiare e genetica: Avere un parente stretto con l’Alzheimer aumenta il rischio, e alcuni geni sono stati associati a una maggiore probabilità di sviluppare la malattia.
  • Fattori legati allo stile di vita e salute cardiovascolare: Problemi come l’obesità, il diabete, l’ipertensione, il colesterolo alto e la sedentarietà possono aumentare il rischio.

Come agisce l’Alzheimer sul cervello?

L’Alzheimer è caratterizzato dall’accumulo anomalo di proteine nel cervello, principalmente la beta-amiloide e la proteina tau. Queste proteine si aggregano formando placche e grovigli, danneggiando e uccidendo le cellule cerebrali (neuroni) e interferendo con la comunicazione tra di esse. Questa perdita di cellule cerebrali porta a un progressivo restringimento del cervello, con conseguente declino delle funzioni cognitive.

Diagnosi e trattamento

La diagnosi dell’Alzheimer si basa su una combinazione di esami medici, valutazioni cognitive e test di imaging cerebrale come la risonanza magnetica o la tomografia a emissione di positroni (PET). Non esiste un test singolo per diagnosticare l’Alzheimer, e il processo di diagnosi è spesso lungo e complesso.

Al momento, non esiste una cura per l’Alzheimer. Tuttavia, ci sono farmaci che possono aiutare a gestire i sintomi e rallentare la progressione della malattia nelle sue fasi iniziali e intermedie. Questi farmaci agiscono su neurotrasmettitori come l’acetilcolina e il glutammato, aiutando a mantenere la funzione cognitiva. Inoltre, interventi non farmacologici, come la stimolazione cognitiva, la terapia occupazionale e il sostegno psicologico, possono migliorare la qualità della vita dei pazienti e dei loro caregiver.

La prevenzione e la ricerca

Anche se non esiste un modo sicuro per prevenire l’Alzheimer, alcune abitudini possono ridurre il rischio, come mantenere uno stile di vita attivo, una dieta sana (come la dieta mediterranea), evitare il fumo, mantenere il cervello attivo attraverso attività intellettuali e sociali, e gestire le condizioni di salute come l’ipertensione e il diabete.

La ricerca continua a progredire nella comprensione dell’Alzheimer e nello sviluppo di nuove terapie. Recentemente, ci sono stati importanti avanzamenti nella ricerca di farmaci che possono ridurre l’accumulo di placche di beta-amiloide nel cervello, alimentando la speranza di nuove opzioni terapeutiche in futuro.

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