La principale notizia che emerge chiaramente dall’analisi degli scambi di materie prime e metalli preziosi è che dalla fine del 2022 ad oggi i sauditi sono stati un importatore costante di oro il che ha influito al rialzo sul prezzo del metallo prezioso. Altro fattore interessante risulta essere la provenienza di tale flusso di oro ovvero la Svizzera, considerata insieme alla Gran Bretagna un vero e proprio Hub per l’acquisto di grandi quantità di oro.
Formalmente le statistiche sul commercio transfrontaliero di oro si riferiscono a metalli di proprietà privata. L’oro di proprietà delle banche centrali quindi non viene incluso nelle statistiche degli scambi, tuttavia, incrociando le stime del World Gold Council (WGC) sugli acquisti totali da parte delle banche centrali (basate su ricerche sul campo) con ciò che le banche centrali dichiarano di aver acquistato dal Fondo Monetario Internazionale (FMI), è possibile desumere che gli acquisti non dichiarati siano saliti notevolmente.
Perché si acquista oro ?
L’oro viene da sempre considerato il bene rifugio per eccellenza, la sua storia come riserva di valore risale a migliaia di anni fa, quando veniva utilizzato come forma di pagamento e scambio commerciale. Oggi, l’oro continua a rappresentare una forma di protezione dagli eventi economici negativi come l’inflazione, le crisi finanziarie e le incertezze geopolitiche.
Proprio per queste sue caratteristiche il valore dell’oro spesso segue un percorso inverso rispetto agli andamenti dei mercati, garantendo un ruolo di stabilizzazione del portafoglio in situazioni di volatilità.
Da questa elementare analisi è intuibile che l’acquisto massivo di riserve auree a partire dal 2022, anno di scoppio della guerra in Ucraina, ha la chiara funzione di mettere al riparo gli asset nazionali dalle ripetute fluttuazioni e crisi del mercato. Osservando tali andamenti è spesso possibile desumere cosa pensano gli analisti del prossimo futuro, ordini ingenti di oro oltre che investimenti rappresentano quindi veri e propri paracadute dell’economia.
Tensione Geopolitiche e volatilità dei mercati
L’attuale scacchiere geopolitico mondiale è caratterizzato da una grande incertezza determinata dai due grandi conflitti in atto guerra in Ucraina e guerra israelo palestinese che non vanno idealizzati come conflitti regionali bensì ragionati nel sistema di proxy e alleanze che sottendo i due fronti.
Ad aumentare tale clima vi è anche la situazione interna degli Stati Uniti che vede la maggior parte della politica estera messa in stand by fino alle elezione del 5 novembre, tale circostanza è evidente nel conflitto israelo palestinese dove le pressioni degli USA per un cessate il fuoco non hanno al momento trovato sponda nella politica di Netanyahu.
Tale situazione internazionale influisce fortemente sull’andamento dei mercati generando incertezza e inducendo gli investitori a cercare di proteggere il valore del proprio portafoglio legandolo a quello di beni rifugio come l’oro che ha raggiunto oggi uno dei suoi massimi storici segnando un prezzo di 74,5 euro al grammo.
Dedollarizzazione
Dietro queste ingenti movimentazioni di metalli preziosi potrebbe anche nascondersi una strategia dei paesi antagonisti agli Stati Uniti per “slegarsi” dal egemonia monetaria del dollaro e creare una nuova economia di blocco. Questo è per altro obiettivo dichiarato dei paesi facenti parte del BRICS, ovvero il raggruppamento delle economie mondiali emergenti formato dai Paesi del precedente BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) con l’aggiunta di Sudafrica (nel 2010) e di Egitto, Etiopia, Iran ed Emirati Arabi Uniti (nel 2024).