Petrolio, prezzi in picchiata: previsioni in ulteriore calo per fine 2024 e inizio 2025

Petrolio, analisti tagliano ancora le previsioni sul prezzo per il 5° mese consecutivo. E il calo continuerà a lungo
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Nonostante il premio di rischio geopolitico, i prezzi del petrolio sono destinati a rimanere sotto pressione, appesantiti da una domanda più lenta del previsto e dall’incertezza sulla revoca dei tagli alla produzione da parte dell’OPEC+. È questa l’opinione degli analisti del sondaggio mensile Reuters, che hanno tagliato le loro previsioni sui prezzi per il quinto mese consecutivo. Nel sondaggio del mese scorso, la domanda di petrolio cinese più debole e le scorte elevate a livello globale hanno spinto economisti e analisti a tagliare le loro stime sui prezzi del petrolio per quest’anno.

Il sondaggio di questo mese ha mostrato anche ulteriori riduzioni nelle previsioni sui prezzi del petrolio, di oltre 1 dollaro al barile per entrambi i benchmark. I prezzi del Brent ora dovrebbero attestarsi in media a 81,52 dollari al barile quest’anno, in calo rispetto agli 82,86 dollari previsti ad agosto e alla previsione media più bassa per il 2024 che gli analisti del sondaggio hanno avuto da febbraio. Il benchmark statunitense, il greggio West Texas Intermediate, attualmente è previsto ad una media di 77,64 dollari al barile per il 2024, in calo rispetto alla previsione di 78,82 dollari di agosto.

Stamattina il WTI è stato scambiato a circa 68 dollari al barile e i prezzi del greggio Brent erano a 71 d/b, poiché il mercato sembra aver ampiamente tenuto conto del premio geopolitico più elevato proveniente dal Medio Oriente. Secondo gli analisti intervistati da Reuters, il mercato è preoccupato per l’andamento della domanda cinese e per il fatto che le nuove misure di stimolo aumenteranno il consumo di carburante. Inoltre, gli analisti si aspettano anche che l’OPEC+ vada avanti e inizi a ridurre i tagli alla produzione a dicembre, come previsto dal piano attuale, nonostante la domanda globale di petrolio potrebbe non giustificare un’offerta aggiuntiva sul mercato. Secondo alcuni degli analisti intervistati da Reuters, l’offerta sufficiente negli ultimi mesi ha alleviato il premio di rischio geopolitico. Questi rischi potrebbero ripresentarsi, se la guerra dovesse intensificarsi ulteriormente, ma per ora la mancanza di una minaccia diretta all’approvvigionamento di petrolio e la prospettiva di una maggiore offerta sul mercato nei prossimi due mesi stanno mantenendo i prezzi bassi.

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