Nel mese di giugno 2024, i media locali hanno dato grande risalto a quella che è stata denominata (impropriamente) una “class action”, promossa da 104 cittadini contro la società Stretto di Messina S.p.A innanzi al Tribunale delle imprese di Roma e finalizzata a far ordinare a quest’ultima la cessazione immediata degli atti e comportamenti relativi al riavvio della attività di progettazione del Ponte sullo Stretto.
Nella giornata del 16 settembre u.s., su mandato di 140 cittadini, in prevalenza residenti nei comuni di Messina e Reggio Calabria, gli avv.ti Fernando Rizzo, Andrea Vadalà e Gianni Toscano, hanno depositato, nel giudizio in oggetto, un intervento volontario per contrastare questa iniziativa giudiziaria fondata su argomentazioni e motivi che questo Studio ha ritenuto inammissibili, per svariati profili processuali, oltre che infondati nel merito.
In ordine alla inammissibilità – tra le altre -, è stato rilevato che la società concessionaria, evocata in giudizio quale gestore di pubblico servizio, non gestisce in atto alcun servizio pubblico in assenza della realizzazione dell’opera; oltre al fatto che le procedure di rilascio delle valutazioni e autorizzazioni ambientali sono ancora in itinere e, pertanto, la pendenza delle istruttorie impedirebbe al Tribunale civile di adottare qualunque decisione prima che le commissioni competenti si pronuncino.
Inoltre, manca ancora la valutazione definitiva del CIPESS che dovrà concludere l’iter di approvazione del progetto definitivo esitato da Stretto di Messina S.p.A e dalle Commissioni ministeriali.
Nel merito ed in particolare, si è evidenziato che il ponte sullo Stretto, al contrario di quanto sostenuto dalle controparti, non solo non determinerà, studi alla mano, gli asseriti pregiudizi ai diritti fondamentali dell’ordinamento, ma costituirà piena attuazione dei principi costituzionali sanciti dagli artt. 3, 4, 32, 35 e 119 Cost. ovvero: pari condizioni e dignità dei cittadini meridionali allo sviluppo economico, alla coesione sociale, alla mobilità sostenibile, alla riduzione dei costi di trasporto per merci e passeggeri, alla tutela della salute pubblica pregiudicata dalle emissioni di gas nocivi e climalteranti; nonchè attuazione dei principi eurocomunitari dei trattati della UE e dei Regolamenti in materia di trasporti sostenibili, attraverso corridoi europei tesi ad eliminare gli svantaggi dell’insularità e l’emigrazione di cittadini ed imprese; in conformità a quanto stabilito dall’art. 119 Cost.: “La Repubblica riconosce le peculiarità delle Isole e promuove le misure necessarie a rimuovere gli svantaggi derivanti dall’insularità”.
Si rappresenta che il mandato per l’intervento volontario a sostegno della società Stretto di Messina è stato conferito senza alcun tipo di campagna mediatica di raccolta firme, il che rafforza ancor più il valore dell’iniziativa e l’esigenza degli aderenti di indicare con decisione quale sia il futuro migliore per le città dello Stretto.
Vale la pena anche sottolineare che l’iniziativa giudiziaria ha una connotazione trasversale annoverando tra gli intervenuti rappresentanti dei settori produttivi, sindacali, operai, liberi professionisti, docenti universitari, dirigenti, impiegati etc… a testimonianza della volontà di ricercare prospettive future certe nella loro terra.
A prescindere dalle ragioni di inammissibilità e/o infondatezza del ricorso, l’intervento volontario intende, pertanto, dimostrare l’interesse di siciliani e calabresi alla realizzazione di un’opera strategica che determinerà le condizioni per superare l’attuale emarginazione e il depauperamento del territorio.