Il dibattito sull’energia nucleare in Italia sta vivendo una nuova stagione di vivacità e incertezze. Dopo decenni di dismissione, a seguito del referendum abrogativo del 1987, il governo italiano sta esplorando la possibilità di reintrodurre il nucleare nel mix energetico nazionale. Secondo le ultime indiscrezioni, il governo starebbe progettando la creazione di una nuova società per la costruzione di impianti nucleari di nuova generazione, con l’obiettivo di rilanciare questa fonte di energia nel paese.
Un progetto ambizioso
Secondo quanto riportato da Bloomberg, il governo italiano è in contatto con diverse aziende per realizzare questo piano. Tra i nomi coinvolti figurano Ansaldo Nucleare, una divisione di Ansaldo Energia, Newcleo, una startup torinese specializzata in piccoli reattori di nuova generazione, e Enel, la principale azienda energetica italiana. Non solo, ma si sta anche cercando un partner internazionale per garantire il successo del progetto.
Il ministro dell’Energia, Gilberto Pichetto Fratin, ha confermato i rumor in un’intervista al Corriere della Sera, dichiarando che il governo è al lavoro su un disegno di legge per la reintroduzione del nucleare in Italia. Durante un incontro al Forum Ambrosetti di Cernobbio, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha specificato ulteriormente il piano, affermando che si prevede la costituzione di una nuova società in partnership con tecnologie straniere, in grado di produrre nucleare di terza generazione avanzata.
Il contesto europeo e globale
In Europa, l’interesse per il nucleare è cresciuto in risposta alla crisi energetica e alla necessità di ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e dal gas russo. Attualmente, 12 dei 27 paesi dell’Unione Europea producono energia nucleare. La Francia è il leader con 56 reattori attivi e sta costruendo un nuovo impianto. Altri paesi come Spagna, Belgio, Bulgaria, Finlandia e Svezia sono anch’essi coinvolti, con impegni a triplicare la capacità di produzione di energia nucleare globale entro il 2050, come stabilito durante la COP28 di Dubai.
Nel 2021, un quarto dell’energia elettrica prodotta nell’Unione Europea derivava da centrali nucleari, sebbene la produzione sia diminuita nel tempo. La costruzione di nuovi impianti nucleari richiede ingenti investimenti e tempi lunghi, con costi che possono raggiungere decine di miliardi di euro e una durata di almeno 10 anni.
Le sfide del nucleare in Italia
Il ritorno del nucleare in Italia non è privo di controversie. La discussione è accesa e polarizzata, con diverse opinioni tra i partiti della maggioranza e dell’opposizione. Tra le questioni non ancora risolte c’è la localizzazione del deposito nazionale permanente per le scorie nucleari. Attualmente, i rifiuti nucleari italiani sono conservati in circa venti depositi sparsi sul territorio, con elevati costi di manutenzione. Questi rifiuti derivano non solo dalle centrali nucleari, ma anche da attività industriali e mediche che utilizzano sostanze radioattive.
Il futuro del nucleare in Italia appare incerto ma carico di potenziale. Con la creazione di una nuova società e la collaborazione con aziende nazionali e internazionali, il governo italiano punta a rilanciare il nucleare come una componente chiave della sua strategia energetica. Tuttavia, il percorso per raggiungere questo obiettivo è lungo e irto di sfide, sia tecniche che politiche. Sarà cruciale monitorare gli sviluppi e le decisioni che verranno prese nei prossimi mesi e anni per comprendere se e come il nucleare riuscirà a riconquistare un posto nel panorama energetico italiano.