Sahara: addio al deserto? L’inquietante verdetto del cambiamento climatico

Il fenomeno dell'inverdimento del Sahara non è un evento isolato o improvviso
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    Il Sahara il 10 settembre 2024. Credit: NASA Earth Observatory image by Michala Garrison, using MODIS data from NASA EOSDIS LANCE and GIBS/Worldview
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    Il Sahara il 14 agosto 2024. Credit: NASA Earth Observatory image by Michala Garrison, using MODIS data from NASA EOSDIS LANCE and GIBS/Worldview
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Il Sahara, uno dei deserti più vasti e caldi del pianeta, è stato per millenni una regione simbolo di aridità, con piogge scarse e un clima estremo. Tuttavia, nelle ultime decadi, qualcosa di sorprendente sta accadendo: la sua parte meridionale sta diventando più verde. Questo fenomeno, che potrebbe sembrare un segno positivo di rinascita naturale, è in realtà l’effetto collaterale di cambiamenti climatici preoccupanti. Le immagini satellitari scattate dalla NASA rivelano che vaste aree del Sahara, specialmente in Niger e Ciad, stanno vedendo una crescita sempre più intensa di vegetazione. Più a sud, nella Repubblica Centrafricana, le distese verdi sono diventate ancora più rigogliose.

Questa evoluzione, lungi dall’essere positiva, segnala un profondo squilibrio negli ecosistemi della regione. Due cause principali sono identificate: un aumento anomalo delle precipitazioni negli ultimi anni e il cambiamento climatico, che ha alterato profondamente il comportamento atmosferico. I modelli climatici suggeriscono che queste alterazioni non solo continueranno, ma potrebbero intensificarsi nei prossimi decenni. La conseguenza più immediata è lo spostamento della zona di convergenza intertropicale (ZCIT), che sta causando tempeste e inondazioni senza precedenti in alcune delle zone più povere e vulnerabili del pianeta.

Ma perché il Sahara sta diventando verde? E quali sono le implicazioni a lungo termine di questo fenomeno?

La vegetazione cresce nel Sahara

Il fenomeno dell’inverdimento del Sahara non è un evento isolato o improvviso. Secondo le immagini satellitari del Modis della NASA, che monitorano i cambiamenti della superficie terrestre in tempo reale, dal 2020 al 2024 c’è stata una crescita progressiva della vegetazione in varie aree del deserto meridionale. Le zone del Niger e del Ciad, tradizionalmente caratterizzate da scarsità d’acqua e terre bruciate dal sole, stanno ora ospitando arbusti e piccole piante che stanno colonizzando spazi precedentemente aridi. Più a sud, nella Repubblica Centrafricana, l’area verde è diventata ancora più vasta, con foreste che si espandono a una velocità anomala per una regione così prossima al Sahara.

Secondo i dati raccolti, le precipitazioni in queste zone hanno superato in alcuni casi i 50 mm l’anno, un dato significativo se consideriamo che in passato la media annuale non superava i 25 mm. Questo aumento non è solo un’anomalia statistica, ma fa parte di un cambiamento più ampio nel comportamento climatico del pianeta, che sta portando con sé profonde modifiche alla distribuzione delle piogge in tutto il globo.

Le cause dell’aumento della vegetazione

L’aumento delle precipitazioni nel Sahara meridionale è uno degli effetti visibili del riscaldamento globale. Gli scienziati hanno identificato due cause principali:

  • Aumento anomalo delle piogge: L’aridità tipica di questa regione sta progressivamente lasciando spazio a fenomeni meteorologici più intensi. Negli ultimi anni, le piogge hanno superato le previsioni storiche, permettendo la crescita di vegetazione in zone che erano considerate desertiche. Secondo Karsten Haustein, ricercatore presso l’Università di Lipsia, questo aumento è strettamente legato al cambiamento climatico globale.
  • Spostamento della zona di convergenza intertropicale (ZCIT): Uno degli effetti più evidenti del riscaldamento globale è la modifica della posizione della ZCIT, una fascia atmosferica situata in prossimità dell’equatore dove convergono gli alisei provenienti dall’emisfero nord e sud. Tradizionalmente, questa fascia migra verso nord durante i mesi estivi dell’emisfero settentrionale, causando un aumento delle precipitazioni in quelle aree. Tuttavia, negli ultimi anni, la ZCIT si è spostata più a nord del solito, portando con sé un notevole incremento delle tempeste e delle precipitazioni in paesi come il Niger, il Ciad e il Sudan.

Come spiega Haustein, “tale zona migra più a nord man mano che il mondo diventa più caldo. Questo è ciò che suggeriscono la maggior parte dei modelli“. Il riscaldamento globale sta facendo sì che la ZCIT si sposti in modo più accentuato, portando piogge monsoniche in aree che tradizionalmente registravano livelli di precipitazioni minimi.

L’effetto del cambiamento climatico sulla ZCIT

Il cambiamento climatico sta alterando il modo in cui le masse d’aria si spostano attorno al globo. La ZCIT, una delle aree più critiche per la stabilità climatica di molte regioni tropicali e subtropicali, è particolarmente sensibile agli effetti del riscaldamento globale. Normalmente, la ZCIT si sposta leggermente verso nord nei mesi estivi, provocando piogge in aree come il Sahel, una fascia di terra a sud del Sahara.

Tuttavia, il riscaldamento atmosferico sta esacerbando questo movimento. Le temperature più elevate causano una maggiore evaporazione delle acque oceaniche, che a sua volta aumenta la quantità di umidità nell’atmosfera. L’aria più calda è in grado di trattenere più umidità, portando a un incremento delle precipitazioni. Questo fenomeno, noto come effetto amplificato del vapore acqueo, sta alimentando tempeste sempre più potenti nel Sahara meridionale.

Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Nature nel giugno 2024, il comportamento della ZCIT potrebbe diventare ancora più irregolare nei prossimi due decenni. Gli scienziati prevedono che i paesi dell’Africa subsahariana continueranno a sperimentare piogge più intense e, conseguentemente, un aumento delle alluvioni.

Alluvioni e catastrofi naturali

L’aumento delle precipitazioni nel Sahara non sta solo modificando l’ecosistema, ma sta anche provocando disastri naturali di proporzioni sempre maggiori. I paesi del Niger, Ciad e Sudan, già afflitti da gravi problemi economici e sociali, sono ora costretti a fronteggiare tempeste e alluvioni devastanti.

I dati raccolti a luglio 2024 indicano che le precipitazioni in questi paesi sono aumentate del 400% rispetto alla media storica. Questi fenomeni estremi non solo stanno creando condizioni favorevoli per la crescita di vegetazione, ma stanno anche causando disastri umanitari. Le alluvioni hanno devastato vaste aree, sfollando centinaia di migliaia di persone e distruggendo infrastrutture vitali.

Secondo l’UNICEF, le alluvioni in Africa quest’anno hanno colpito circa 4 milioni di persone, con almeno 500.000 persone costrette a lasciare le proprie case. Molti di questi sfollati sono bambini, una delle categorie più vulnerabili in situazioni di crisi. “Le inondazioni stanno peggiorando la crisi umanitaria in paesi già fragili“, ha dichiarato l’UNICEF in un recente rapporto.

Anche il Sudan ha subito gravi perdite: ad agosto 2024, almeno 132 persone sono morte a causa delle alluvioni e oltre 12.000 abitazioni sono state distrutte. Il nord-est della Nigeria è stato particolarmente colpito dalla rottura di una diga, che ha allagato il 40% della città di Maiduguri, lasciando circa 200.000 persone senza casa.

Un Sahara sempre verde?

Sebbene possa sembrare controintuitivo, il Sahara non è sempre stato una regione desolata e priva di vita. Secondo una ricerca pubblicata nel 2019, il Sahara ha attraversato cicli climatici in cui alternava periodi di aridità a fasi in cui si trasformava in una pianura verdeggiante. Questi cambiamenti ciclici avvenivano ogni 20.000 anni e sono legati alle oscillazioni nell’inclinazione dell’asse terrestre.

L’Istituto di Tecnologia del Massachusetts (MIT) ha analizzato i depositi di polvere al largo delle coste dell’Africa occidentale, scoprendo che il Sahara ha oscillato tra un clima umido e uno secco per centinaia di migliaia di anni. Quando l’asse terrestre è inclinato in modo da massimizzare la quantità di luce solare estiva ricevuta dal Sahara, l’attività monsonica aumenta, portando piogge e trasformando il deserto in una regione verde.

Pitture rupestri e resti archeologici ci mostrano che antichi insediamenti umani prosperavano nel Sahara quando era una fertile oasi. Questo suggerisce che, sebbene il Sahara possa sembrare perennemente deserto, in realtà è un ecosistema dinamico, soggetto a cambiamenti ciclici naturali.

In futuro, è probabile che questi fenomeni diventino ancora più intensi, esacerbando le condizioni ambientali nel Sahara e nelle regioni circostanti.

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