Uno studio innovativo conferma le basi quantistiche della coscienza: è una rivoluzione

La coscienza potrebbe derivare da un tipo di "computazione" quantistica che avviene a livello dei microtubuli, influenzando così l'esperienza conscia
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Nel cuore della ricerca scientifica, alcune scoperte hanno il potere di cambiare radicalmente la nostra comprensione della realtà e della nostra esistenza. Una di queste scoperte proviene dal Wellesley College e ha il potenziale di rivoluzionare il campo delle neuroscienze e della fisica quantistica. Questo studio pionieristico, condotto dal professor Mike Wiest insieme a un team di brillanti studenti, ha suggerito che la coscienza umana potrebbe avere una base quantistica. Se confermata, questa teoria potrebbe trasformare la nostra concezione della mente, del suo funzionamento e del nostro posto nell’universo.

La scoperta

Il punto centrale della ricerca del Wellesley College è l’effetto dell’anestesia sui neuroni, un tema di grande rilevanza e complessità. Gli scienziati hanno esaminato come l’anestesia influenza la perdita di coscienza e hanno scoperto che i farmaci che interagiscono con i microtubuli, strutture essenziali all’interno dei neuroni, possono ritardare significativamente l’insorgenza dell’incoscienza. Questo risultato rappresenta una potenziale svolta nel nostro approccio alla comprensione della coscienza.

Per condurre lo studio, il team di Wiest ha somministrato ai ratti un farmaco progettato per legarsi specificamente ai microtubuli, e successivamente ha esposto gli animali a un gas anestetico. I risultati sono stati chiari e rivelatori: i ratti trattati con il farmaco che lega i microtubuli hanno impiegato molto più tempo per perdere conoscenza rispetto ai controlli. Questo suggerisce che il legame dell’anestetico ai microtubuli è fondamentale per il processo di perdita di coscienza, supportando così l’idea che l’anestesia possa agire sui microtubuli per indurre l’incoscienza.

Dal momento che non ne conosciamo un altro (es., classico) che il legame dell’anestetico ai microtubuli ridurrebbe generalmente l’attività cerebrale e causerebbe l’incoscienza“, ha dichiarato Wiest, “questa scoperta supporta il modello quantistico della coscienza.”

Il confronto tra modelli classici e quantistici

La questione della base della coscienza è stata a lungo oggetto di dibattito nella comunità scientifica. I modelli classici della coscienza si basano su principi della fisica tradizionale e considerano la coscienza come il risultato di interazioni neuronali complesse. Questi modelli vedono la coscienza come un fenomeno emergente, derivante dalla combinazione e dall’attività di milioni di neuroni e dalle loro connessioni sinaptiche.

Al contrario, la teoria quantistica della coscienza propone un paradigma radicalmente diverso. Secondo questa visione, la coscienza potrebbe essere il risultato di processi quantistici che avvengono a livello subcellulare, nei microtubuli all’interno dei neuroni. I microtubuli sono strutture tubolari che fanno parte del citoscheletro cellulare e sono cruciali per la funzione neuronale. La teoria suggerisce che i microtubuli possano agire come “qubit” quantistici, dove le informazioni quantistiche potrebbero influenzare il funzionamento e la percezione della mente.

Questo modello, noto come Orchestrated Objective Reduction (Orch-OR), è stato sviluppato da Roger Penrose, fisico teorico, e Stuart Hameroff, neurobiologo. La teoria Orch-OR postula che la coscienza non è solo un prodotto delle interazioni neuronali, ma anche un fenomeno emergente dalla coerenza quantistica dei microtubuli. In altre parole, la coscienza potrebbe derivare da un tipo di “computazione” quantistica che avviene a livello dei microtubuli, influenzando così l’esperienza conscia.

Implicazioni cliniche e teoriche

L’accettazione della teoria quantistica della coscienza potrebbe avere implicazioni profonde e ampie, non solo per la neuroscienza ma anche per la medicina e la nostra concezione filosofica della mente.

Anestesia e farmaci

Nel campo clinico, la comprensione che i microtubuli giocano un ruolo cruciale nel processo di perdita di coscienza potrebbe rivoluzionare il nostro approccio all’anestesia. Gli anestetici attualmente disponibili agiscono su vari target nel cervello, ma i meccanismi esatti attraverso cui inducono l’incoscienza non sono completamente compresi. Se i microtubuli sono effettivamente coinvolti, ciò potrebbe portare allo sviluppo di anestetici più mirati e efficaci, con meno effetti collaterali e una maggiore precisione nel controllo della coscienza.

Inoltre, una nuova comprensione dei microtubuli potrebbe influenzare la progettazione di farmaci per altre condizioni neurologiche e psichiatriche. I farmaci che modulano la coerenza quantistica nei microtubuli potrebbero offrire nuovi approcci per trattare disturbi come la schizofrenia, l’Alzheimer e altri disordini neurodegenerativi. Ad esempio, il trattamento della schizofrenia potrebbe beneficiare di terapie che influenzano direttamente i processi quantistici associati alla percezione e alla memoria.

Coscienza negli stati di coma e negli animali

Un’altra area di grande interesse è la comprensione della coscienza nei pazienti in coma e negli animali. Se la coscienza è legata a processi quantistici nei microtubuli, questa scoperta potrebbe fornire nuovi criteri per valutare lo stato di coscienza in pazienti che non sono in grado di comunicare. Potrebbe anche offrire nuovi spunti per studiare la coscienza negli animali, permettendo una comprensione più approfondita delle loro esperienze soggettive e della loro capacità di percepire e rispondere a stimoli.

Una rivoluzione

Il professor Wiest e il suo team hanno in programma di continuare la loro ricerca per esplorare ulteriormente la teoria della coscienza quantistica. Wiest ha annunciato che prevede di approfondire questi argomenti in un libro destinato al pubblico generale. Questo libro promette di chiarire e ampliare le scoperte recenti, rendendo la teoria della coscienza quantistica più accessibile e comprensibile per il pubblico non specialista. Attraverso questa pubblicazione, Wiest spera di stimolare ulteriori discussioni e ricerche in questo campo emergente e affascinante.

Il successo di questa ricerca è stato anche il risultato del contributo significativo degli studenti del Wellesley College che hanno collaborato con Wiest. Tra di loro ci sono Sana Khan ’25, Yixiang Huang ’25, Derin Timucin ’27, Shantelle Bailey ’24, Sophia Lee ’23, Jessica Lopes ’26, Emeline Gaunce ’26, Jasmine Mosberger ’25, Michelle Zhan ’24, Bothina Abdelrahman ’26 e Xiran Zeng ’27. Questi studenti hanno svolto un ruolo cruciale nella conduzione degli esperimenti, nell’analisi dei dati e nella redazione dell’articolo. La loro partecipazione dimostra l’impegno dell’istituzione nell’incoraggiare la ricerca innovativa e la formazione di giovani scienziati.

La scoperta del Wellesley College rappresenta un importante passo avanti nella comprensione della coscienza. Se la teoria quantistica della coscienza si dimostrerà valida, potrebbe comportare una revisione radicale dei nostri concetti fondamentali sulla mente e sulla percezione. Le implicazioni di questa ricerca potrebbero estendersi ben oltre il laboratorio, influenzando il trattamento delle malattie mentali, la progettazione di anestetici più efficaci e la nostra concezione di coscienza e realtà.

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