Nel vasto e misterioso teatro del nostro sistema solare, l’impatto di corpi celesti ha da sempre giocato un ruolo cruciale nella modellazione dei corpi celesti. Recentemente, una scoperta eccezionale ha catturato l’attenzione della comunità scientifica: un impatto di un asteroide ha causato uno spostamento significativo dell’asse di rotazione di Ganimede, la luna più grande del sistema solare. Questo articolo esplora in dettaglio la scoperta fatta da Hirata Naoyuki dell’Università di Kobe, esaminando le implicazioni dell’impatto e le potenziali conseguenze per la nostra comprensione di Ganimede e delle lune di Giove.
La scoperta
Circa 4 miliardi di anni fa, un asteroide colpì Ganimede, una delle lune di Giove. Ganimede è un corpo celeste di enorme interesse per gli scienziati, non solo per le sue dimensioni, superiori a quelle del pianeta Mercurio, ma anche per la presenza di oceani di acqua liquida sotto la sua superficie ghiacciata. La luna, come la nostra Luna, è in rotazione sincrona con Giove, mostrando sempre lo stesso lato al gigante gassoso. Tuttavia, uno studio approfondito ha rivelato che l’impatto dell’asteroide ha avuto conseguenze notevoli sull’orientamento dell’asse di rotazione di Ganimede.
La scoperta è stata fatta dal ricercatore Hirata Naoyuki dell’Università di Kobe, che ha osservato che la posizione dell’impatto dell’asteroide si trova quasi esattamente sul meridiano più lontano da Giove. Questa scoperta è significativa perché implica che l’impatto ha causato un riorientamento dell’asse di rotazione di Ganimede. Hirata ha utilizzato la simulazione di eventi di impatto per determinare la magnitudine dell’asteroide responsabile di tale spostamento. Attraverso l’analisi e la comparazione con eventi simili su altri corpi celesti, come Plutone, Hirata è riuscito a calcolare le dimensioni dell’asteroide coinvolto nell’impatto.
L’impatto e lo sposamento dell’asse di Ganimede
Secondo lo studio pubblicato sulla rivista Scientific Reports, l’asteroide che ha colpito Ganimede aveva un diametro di circa 300 chilometri. Questo è circa 20 volte più grande rispetto all’asteroide che ha causato l’estinzione dei dinosauri sulla Terra 65 milioni di anni fa. L’impatto ha creato un cratere transitorio con un diametro compreso tra i 1.400 e i 1.600 chilometri. I crateri transitori sono cavità prodotte subito dopo l’impatto, prima che il materiale e i detriti si depositino all’interno e intorno al cratere.
Le simulazioni condotte da Hirata dimostrano che solo un impatto di tali dimensioni avrebbe potuto causare un cambiamento significativo nella distribuzione della massa di Ganimede, sufficiente a provocare lo spostamento dell’asse di rotazione della luna. Questo risultato è valido indipendentemente dal punto specifico dell’impatto sulla superficie di Ganimede.
Le lune di Giove
La scoperta di Hirata ha importanti implicazioni per la comprensione dell’evoluzione di Ganimede e delle altre lune di Giove. L’impatto gigante ha probabilmente giocato un ruolo fondamentale nella modellazione iniziale di Ganimede, influenzando la sua struttura interna e il suo comportamento rotazionale. Tuttavia, gli effetti termici e strutturali dell’impatto all’interno della luna non sono stati ancora completamente studiati.
Hirata sottolinea l’importanza di ulteriori ricerche per comprendere meglio come l’impatto abbia influenzato l’evoluzione interna di Ganimede e delle lune di ghiaccio in generale. Questo studio offre una nuova prospettiva su come eventi di impatto di grandi dimensioni possano influenzare l’orientamento e la struttura dei corpi celesti, e suggerisce la necessità di un’analisi più approfondita.
Il ruolo della sonda JUICE
Ganimede è anche di grande interesse per le future esplorazioni spaziali. La sonda spaziale JUICE (JUpiter ICy moons Explorer) dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) è prevista per raggiungere Ganimede nel 2034. La sonda entrerà in orbita attorno alla luna e condurrà osservazioni dettagliate per sei mesi. I dati raccolti dalla sonda potrebbero fornire risposte cruciali alle domande sollevate dallo studio di Hirata, offrendo nuove informazioni sull’evoluzione di Ganimede e sui suoi oceani sotterranei.